settembre 2024 | redazione |
repressione | |
NO ALLE MISURE DRASTICHE E ALLA MILITARIZZAZIONE,
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aprile 2024 | redazione |
solidarietà con Mumia | |
I 70 ANNI DI Mumia
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26 novembre 2023 | redazione |
Genocidio | |
“Annientare
tutti a Gaza”
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17 novembre 2023 | redazione |
fascismo | |
Con i soldi della Regione e la gioia di Crosetto i veterani combattenti nelle scuole del Piemonte
La regione Piemonte finanzia un progetto delle
Associazioni d'Arma che porta militari nelle scuole a parlare di istituzioni,
democrazia, patria, attraverso la storia della Forze Armate. Il progetto si
chiama Patres, storia e memoria.
Testimonianze “La guerra prevede due eserciti, qui ce n’è uno e pagano i civili”
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10 ottobre 2023 | redazione |
Con la Palestina | |
Cade il mito dello stato sionista invincibile Con la Resistenza palestinese contro l'oppressore sionista che ora si trova nella situazione di
dover fronteggiare
la Resistenza
palestinese
all’interno
di quelli che
considera
essere i “suoi”
confini.
In appoggio
alla lotta di
Liberazione in
Palestina
continuiamo
la nostra
battaglia contro
l'imperialismo
Usa e UE,
i suoi governi, i
politici falsi
e ipocriti, la
stampa, tutti
asserviti ai
sionisti.
Ora inventano
brutali
aggressioni
da parte dei
combattenti
palestinesi
ma non si sono
mai scandalizzati
per l'oppressione,
la repressione,
la costruzione
di muri, il furto
di terra, acqua
sanità, della
stessa vita,
subiti da tutto
il popolo
palestinese –
prigioniero in
casa propria -
per mano dei
governanti di
Israele
Libertà per la Palestina |
28 agosto 2023 | redazione |
difendere il diritto alla salute | |
MOBILITIAMOCI LA SANITÀ È NEL MIRINO ANCHE DI QUESTO GOVERNO! |
10 giugno 2023 | redazione |
condividiamo e pubblichiamo | |
(IN)GIUSTIZIA DI CLASSE
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7 giugno 2023 | redazione |
repressione | |
Respingiamo il
green pass mondiale! |
21 aprile 2023 | redazione |
per Michele | |
Un anno
senza Michele Silenzio
stampa sulle stragi
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8 marzo | redazione |
Giornata Internazionale | |
8 marzo 1910 Nasce la Giornata internazionale
della donna
8 marzo 1910 Nasce la giornata internazionale
della donna. Storicamente la prima Giornata della Donna venne organizzata dal
Partito socialista d’America negli Stati Uniti, il 28 febbraio 1909, a New York.
Ma la spinta decisiva per l’istituzione di una Giornata internazionale di lotta
delle donne venne dalla comunista tedesca Clara Zetkin, che insieme con Luise
Sietz, durante la seconda la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste,
tenutasi a Copenaghen nell’agosto del 1910, legando il discorso sul socialismo a
quello delle rivendicazioni delle donne, proposero l’istituzione di un giorno
ufficiale nel quale
celebrare le battaglie femminili del passato e
protestare per i diritti ancora da conquistare, in particolare per ricordare la
morte di 129 operaie tessili nel
tragico rogo di Chicago, chiuse in fabbrica durante uno sciopero per rivendicare
migliori condizioni di lavoro, igiene e sicurezza. |
febbraio 2023 | redazione |
Libertà per Mumia Abu-Jamal | |
Crediamo fermamente che sia giunto il momento in cui la giustizia debba
prevalere e Mumia Abu-Jamal liberato Dal 16
febbraio al 16 marzo, i sindacati e i movimenti popolari di tutto il mondo
saranno impegnati in una campagna per chiedere la liberazione del prigioniero
politico, militante e giornalista statunitense Mumia Abu-Jamal, in carcere da
oltre 41 anni. da resistenze.org n. 857 |
14 novembre 2022 | redazione |
2 dicembre sciopero | |
In Europa fiumi di protesta. E in Italia?
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13 ottobre 2022 | redazione |
dal CIP Tagarelli | |
Terremoto dell’Aquila: per il
tribunale civile è “colpa anche dei morti… hanno continuato a dormire nei loro
letti”
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16 settembre 2022 | redazione |
NO alla scuola-lavoro | |
SCUOLA-LAVORO: IL VANTAGGIO È SOLO PER I PADRONI |
15 settembre 2022 | redazione |
comuncato ULPC | |
Elezioni
del 25 settembre: estorcere |
3 settembre 2022 | redazione |
elezioni 25 | |
LOTTA, NON ILLUSIONI ELETTORALI |
3 settembre 2022 | redazione |
vittime non fatali | |
Durante la stagione estiva, mentre i mass media erano impegnati a propagandare
quanti italiani fossero felici (e liberi dalla mascherina) in ferie a riempire
le autostrade e le spiagge, sui luoghi di lavoro si continuava a morire.
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21 aprile 2022 | redazione |
A Michele Michelino | |
Ciao Michele |
11 marzo 2022 | redazione |
arte della guerra | |
Pubblichiamo l’articolo
di Manlio Dinucci, censurato da “Il Manifesto”, ragione per cui Dinucci ha rotto
la collaborazione con la testata. È
la dimostrazione che anche questo quotidiano – che si definisce di sinistra – si
allinea (e non è la prima volta) al pensiero unico della borghesia e
dell’imperialismo
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3 marzo 2022 | redazione |
no all'imperialismo | |
Politicanti e loro servi guerrafondai
e mistificatori Stampa e TV hanno scoperto
i bambini ucraini e ci propinano storie lacrimevoli mai sentite riguardo i
bambini jugoslavi, libici, siriani, yemeniti, per i giovanissimi palestinesi che
ogni giorno muoiono per mano israeliana, che nel mondo muoiono di fame o sono
costretti a lavorare fin dalla più tenera età. Per i bambini costretti al gelo e
respinti da polizia e muri di filo di ferro alla frontiera con la Polonia che
oggi sembra tanto generosa nell’ospitare gli ucraini. Per il capitalismo la guerra è sempre dietro l’angolo e anche questa non è stata improvvisata. Da sempre i paesi imperialisti agiscono all’interno di una politica di guerra non solo militarizzando la terra, ma pure il cielo è diventato zona di scontro. I 1.900
satelliti Elon Musk (che garantisce la comunicazione internet all’Ucraina)
diventeranno 42.000! E l’Unione europea? Di
sicuro non agisce in favore della “pace in Europa”, già legata a doppio filo con
la NATO, annuncia il grande riarmo in aiuto all’Ucraina, che vorrebbe inglobare,
e accelera sulla realizzazione della costruzione di un esercito europeo. Al suo
interno la Germania stanzia 100 miliardi di euro e anche l’Italia pensa ad un
ulteriore aumento di spese militari, tanto basta per far volare in un solo
giorno le azioni di Leonardo del 15,1% e di Fincantieri del 20,8%. Con sacrifici e ancora
sacrifici, con aumenti incontrollati di tariffe, carburanti e dei generi
alimentari, con ulteriori condizioni di sfruttamento, disoccupazione,
precarizzazione del lavoro, smantellamento dello stato sociale, privatizzazioni
a partire dalla sanità, con più povertà e più sofferenze, soprattutto per gli
strati popolari. La situazione lavorativa ed
economica alla base dell’incertezza sociale dei lavoratori non migliorerà finché
capitalisti, monopoli, multinazionali si divideranno il mondo ricorrendo anche a
guerre distruttive. |
15 febbraio 2022 | redazione |
solidarietà | |
Pubblichiamo
la risposta di Michele Michelino all’infamante e menzognero attacco dello slai
cobas per il sindacato di classe. C’è da chiedersi da che parte sta questo
sindacato sedicente di classe!
Riportiamo, per correttezza affinché tutti possano giudicare, lo scritto
originale dello ‘Slaicobas per il sindacato di classe’: leninista.. ma purtroppo ultimamente la sua posizione sbagliata sui no vax/no green pass - cosa che ci poteva stare anche se radicalmente opposta a una posizione classista, proletaria e comunista, e purtroppo non si è trattato del solo
compagno o
gruppo su questo stiamo facendo dal primo momento una battaglia e di trincea che
pensiamo importante sul piano ideologico, politico e in parte sindacale che non
è certo finita come certo non è finita la pandemia..ma c'è un limite a tutto.
Se a Michelino non fa specie manifestare con i fascisti e in una certa misura
rivendicarlo - allora fa specie a noi considerarlo un compagno e quindi è del
tutto legittimo escluderlo dalle assemblee proletarie di lotta perchè questo
serva a fare chiarezza cosi pretendere un 'vaccino antifascista obbligatorio'
che speriamo sia parte della battaglia per 'curare la malattia per salvare il
malato'. |
17 dicembre 2021 | redazione |
editoriale 7/2021 | |
SONO
SOLO RINUNCE, ALTRO CHE RIPRESA! ci sono un
po’ in tutta Italia. Innanzitutto la irriducibile lotta contro il gigante
multinazionale FedEx dei facchini della logistica, degli operai della Texprint
organizzati con il SI Cobas, la forte resistenza ai licenziamenti degli operai
della Gkn, della SaGa Coffee, dei dipendenti dell'Alitalia etc., lo sciopero
unitario del sindacalismo di base dell'11 ottobre, i numerosi presidi davanti
alle fabbriche che, in seguito allo sblocco dei licenziamenti, fanno strage
dell’occupazione.
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4 novembre 2021 | redazione |
editoriale n. 6 | |
MIGLIORI
SÌ NEL RAPPRESENTARE BORGHESIA E CAPITALISMO |
8 settembre 2021 | redazione |
editoriale n. 5 | |
LA
LOTTA NON È ANDATA IN VACANZA |
20 luglio 2021 | redazione |
editoriale nr. 4 | |
Intrighi
internazionali |
19 luglio 2021 | redazione |
da nu nr. 4 | |
Genova 2001: ricordare per continuare la lotta |
25 maggio 2021 | redazione |
editoriale 3/2021 | |
IL NEMICO È IN CASA NOSTRA |
23 aprile 2021 | redazione |
25 Aprile | |
25 APRILE DI
LOTTA ANTICAPITALISTA |
28 marzo 2021 | redazione |
editoriale 2/2021 | |
UN
IMPEGNO ARDUO MA INDISPENSABILE |
10 febbraio 2021 | redazione |
editoriale | |
ANCORA PIÙ MARCATA LA
DITTATURA DEL GRANDE CAPITALE |
14 dicembre | redazione |
editoriale n. 7 | |
No
all'offensiva capitalista |
14 dicembre | redazione |
editoriale n. 7 | |
No
all'offensiva capitalista |
9 novembre 2020 | redazione |
nu. 6/2020 | |
Intensificare la lotta e l'unità
del proletariato contro il capitale |
9 settembre 2020 | redazione |
editoriale n. 5 | |
CONTRO LA PROPAGANDA BORGHESE. SEMPRE |
11 giugno 2020 | redazione |
editoriale n. 4 | |
Fermiamo i progetti della borghesia |
15 maggio 2020 | redazione |
editoriale nu. 3 | |
CAPITALISMO
INFETTO Da decenni manca l'investimento nella
ricerca sulla prevenzione delle malattie infettive, perché gli investimenti
nella sanità pubblica e nella prevenzione non fanno business, anzi sono
controproducenti e la scienza
è al servizio del capitalismo e subordinata al profitto. Come lo sono le case
farmaceutiche che oggi investono per un vaccino più conveniente di una cura
terapeutica. |
8 aprile 2020 | redazione |
25 APRILE | |
IL 25 APRILE HA IL COLORE ROSSO DEI COMUNISTI |
13 marzo 2020 | redazione |
coronavirus | |
Covid-19.
Chi pagherà i costi di questa “crisi”? |
8 febbraio 2020 | redazione |
editoriale n. 1 | |
Colpire alla radice |
17 dicembre 2019 | redazione |
editoriale n. 7/2019 | |
C'è
odio e odio di classe |
9 novembre 2019 | redazione |
Muro a 30 anni dalla caduta | |
LA “NUOVA EPOCA” DELLA CADUTA DEL MURO
DI BERLINO |
4 novembre 2019 | redazione |
editoriale n. 6 | |
IL CAPITALISMO È LA SOCIETÀ DEL CRIMINE |
10 ottobre 2019 | redazione |
editoriale n. 5 | |
IL COMUNISMO CONTINUA A FARE PAURA |
19 agosto 2019 | redazione |
editoriale bis | |
Il
governo che garantiva un'intera legislatura è caduto dopo 14 mesi
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6 agosto 2019 | redazione |
editoriale n. 4 | |
Rovesciare
la borghesia e la sua politica reazionaria |
29 maggio 2019 | redazione |
editoriale n. 3 | |
Sempre
più imperante sviluppare la lotta e l'organizzazione della classe |
24 marzo 2019 | redazione |
editoriale n. 2 | |
Moltiplicare
gli sforzi
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13 gennaio 2019 | redazione |
nu. 1/2019 | |
Borghesia e imperialismo sempre all'attacco
Non è il
momento di stare a guardare, ma di parteggiare
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5 gennaio 2019 | redazione |
editoriale n. 7/2018 | |
Rompere con lo sfruttamento |
5 novembre 2018 | redazione |
editoriale n. 6 | |
CAMBIARE IL SISTEMA |
11 settembre 2018 | redazione |
editoriale n. 5 | |
LA
FASCISTIZZAZIONE È SEMPRE PIÙ EVIDENTE
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24 giugno 2018 | redazione |
editoriale n. 4 | |
Ma quale
cambiamento? |
14 maggio 2018 | redazione |
editoriale n. 3 | |
Di male
in peggio
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23 marzo 2018 | redazione |
editoriale n. 2 | |
Ci
aspetta un nuovo governo della borghesia
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10 febbraio 2018 | redazione |
editoriale 1/2018 | |
LINTERESSE
DEL PROLETARIATO |
26 dicembre 2017 | redazione |
editoriale n. 7 | |
No
alle trappole illusorie |
25 novembre 2017 | redazione |
editoriale n. 6 | |
Il socialismo è possibile |
30 ottobre 2017 | redazione |
Rivoluzione d'Ottobre | |
1917-2017: l'orologio dell'Ermitage
Lo scorso 26 ottobre all'Ermitage
di Piter è
stato riavviato un orologio, l'unico
in tutto il museo che fosse fermo dalle 2,10 del 26 ottobre 1917. La targa a
fianco dell'orologio recita che “In questa stanza, nella notte tra il 25 e il 26
ottobre (7-8 novembre) 1917 le guardie rosse, soldati e marinai, preso d'assalto
il Palazzo d'Inverno” (l'odierno quinto corpo dell'Ermitage) “arrestarono il
governo provvisorio borghese controrivoluzionario”. Le Izvestija
commentano che, a ricordo degli avvenimenti rivoluzionari, l'orologio non era
stato più riavviato da 100 anni. Il fatto può essere interpretato in due modi: o
nel senso del riconoscimento del valore della Rivoluzione d'Ottobre, oppure nel
senso che la storia russa, fermatasi 100 anni fa, oggi riparte. |
10 ottobre 2017 | redazione |
editoriale | |
RIVOLUZIONE
D’OTTOBRE: 100 ANNI FA IL NOSTRO FUTURO |
10 ottobre 2017 | redazione |
articolo n. 5/2017 | |
Il
nostro futuro non è il capitalismo |
31 luglio 2017 | redazione |
editoriale n. 4 | |
L'unica soluzione è cambiare il sistema |
5 giugno 2017 | redazione |
editoriale n 3 | |
Invertire la rotta |
2 aprile 2017 | redazione |
editoriale 2/2017 | |
Basta
con le spese militari |
17 febbraio 2017 | redazione |
editoriale n. 1/2017 | |
Non
si "umanizza" il capitalismo Nei
primi giorni di gennaio è gunta la notizia che nel mondo 8 uomini, da soli,
posseggono 426 miliardi di dollari,
la stessa ricchezza della metà più
povera del pianeta, ossia 3,6 miliardi di persone. È dal 2015 che l’1%
più ricco dell’umanità possiede più del restante 99% e l'Italia non fa
ecccezione. Stando ai dati del 2016 l'1% della popolazione possiede il 25% della
ricchezza nazionale netta. Di fronte a queste cifre non c'è bisogno di grandi
analisi per capire che l'attuale sistema capitalista accumula le risorse nelle
mani di una oligarchia finanziaria e industriale ai danni della popolazione - in
maggioranza donne - ma non ci viene comunicato che questa ricchezza è prodotta
dal plusvalore del lavoro salariato ed è la fonte della disuguaglianza.
All'interno di questo sistema, quindi, non c'è spazio per i lavoratori e le
masse popolari e la borghesia, per mantenere il suo status, non può fare altro
che usare lo sfruttamento e l'oppressione. |
17 dicembre 2016 | redazione |
editoriale n. 7 | |
Rompere con l’opportunismo Unire la lotta economica a quella politica lottando contro qualsiasi governo borghese per una vera democrazia che è il potere politico in mano al proletariato
Questo numero chiude un
altro anno di "nuova unità", il 25° da quando alcuni compagni dell'ex PCd'I
(m-l) decisero, dopo lo scioglimento del partito, di mantenere viva una testata
storica, nata nel 1964 per unire i comunisti usciti dal PCI sulla via del
revisionismo, per continuare ad unire i comunisti che si sono trovati - anche in
seguito al fallimento del PRC - senza il proprio partito. Venticinque anni sono
tanti, per poter mantenere questa voce di analisi marxista abbiamo fatto molti
sacrifici e li abbiamo affrontati in redazione, grazie a compagni che,
provenienti da esperienze diverse hanno capito l’importanza di unirsi, e grazie
agli abbonati, ai nostri lettori e ai nostri diffusori che ci sostengono. È
stata una sfida vinta nel tempo, ciononostante non possiamo ritenerci
soddisfatti. |
11 novembre 2016 | redazione |
editoriale n. 6 | |
TOGLIERE IL POTERE AI NOSTRI OPPRESSORI: È POSSIBILE! |
14 settembre 2016 | redazione |
editoriale n. 5 | |
Ma dov'è la modernizzazione?
È sempre più impellente unirsi e organizzarsi per affermare un sistema di li-beri e uguali dimostrandone la superiorità rispetto al fallimento del capitali-smo e dell'imperialismo, capaci solo di generare miseria, sfruttamento, op-pressione e guerre
Qualche mese fa il presidente del consiglio Renzi ha lanciato il referendum sulla "riforma" costituzionale, chiamando i cittadini a votare sì, minacciando che se i Sì non vincessero se ne sarebbe tornato a casa e avrebbe lasciato la politica. Per mesi il mondo politico, della disinformazione e dei talk show hanno cavalcato la personalizzazione di questo referendum. Sono passati solo pochi mesi e il 9 agosto arriva il retro marcia pubblico di Renzi (non è il primo) che ammette di aver sbagliato a personalizzare la campagna referendaria. "Questa riforma ha un nome e un cognome - dice - Giorgio Napolitano, ma soprattutto è la riforma degli italiani". Ma non è tutto. Renzi precisa che in caso di vittoria dei NO non si dimette e annuncia le elezioni per 2018, posticipandole di un anno rispetto ad altri suoi annunci.
Evidentemente Renzi si basa sulla memoria corta degli italiani e per avere più tempo a disposizione per la sua propaganda demagogica rinvia la data del referendum preannunciata per ottobre.
Sul NO alla "riforma" - che stravolgerebbe la Costituzione legittimando un regime presidenzialista, repressivo e guerrafondaio e di attacco ulteriore ai diritti e alle condizioni dei lavoratori a favore del padronato - si sono pronunciati tutti i partiti della destra pur coscienti che in caso di loro vittoria elettorale se ne avvantaggerebbero, ma si conoscono bene l'ipocrisia e la demagogia di cui sono intrisi. Schierato per il No è pure D'Alema che a suo tempo progettava una controriforma ancora peggiore.
Ma si sono costituiti anche tanti comitati di varie associazioni tra le quali l'Anpi. Non entriamo qui nel merito del Si o del No (lo abbiamo trattato sul nr. 4), ci ritorneremo nei prossimi numeri. Ci interessano i voltafaccia dei governanti e di come riescano a strumentalizzare il consenso anche attraverso l'illusione della partecipazione votando i referendum.
L'esempio più eclatante è il referendum del 2011 sull'acqua pubblica che, peraltro, ha visto una notevole partecipazione di massa. L'ultimo a raggiungere il quorum, appoggiato senza troppa convinzione, dal Pd e sul quale Renzi (allora sindaco di Firenze) scrisse in un post "vado a votare sì all'acqua pubblica...". Ebbene, non solo il risultato di questo referendum è stato dimenticato - anche a causa della mobilitazione che si è fermata crogiolandosi sulla "vittoria" -, ma è stato cancellato dalla ministra Madia e sostituito con un ddl che, tra l'altro, apre la gestione dell'acqua pubblica al mercato.
Il leit motive della ragione del referendum costituzionale è la modernizzazione del Paese, eppure tutto l'operato del governo ci porta indietro nel tempo, di anni e anni. Dalla condizione sui luoghi di lavoro alla perdita del potere d'acquisto, dai tagli ai servizi - uno per tutti, la sanità - ai trasporti. Per non parlare della scuola e della cultura.
E nell'arretramento della cultura si inserisce il "Fertility day", stabilito per il 22 settembre, che doveva sfociare in una manifestazione di piazza annullata in seguito all'intervento del comune di Bologna. Altro inglesismo in un'Italia di regressione verso i livelli assai bassi di alfabetizzazione nella quale la popolazione si allontana sempre più dalla lettura e dalla comprensione di cifre, tabelle, percentuali e dove la cognizione dei discorsi politici o del funzionamento della politica è inferiore al 30%. Viene da dire che l'uso di termini inglesi - jobs act, austerity, family day, fiscal compact ecc. siano strumentali e funzionali al potere. Ebbene del "Fertility day" - voluto dalla ministra della salute Lorenzin - il governo ne ha fatto una campagna di comunicazione costata ben 113 mila euro per sensibilizzare le donne sulla base che il tasso di fertilità (cioè il numero medio di figli partoriti) in Italia è il più basso in Europa, cioè l'1,37% con un manifesto ispirato alla Madonna del parto di Piero della Francesca (un tocco di cultura?) e sollecitarle a fare figli presto. La giornata avrà cadenza annuale per scoprire il "Prestigio della maternità" e saranno coinvolti scuole, teatri, territorio sulle parole d'ordine "difendi la tua fertiità, prepara una culla nel tuo futuro". Una presa in giro? Un abissale distacco della politica dalle donne? Una smisurata ignoranza sulla condizione delle donne? Un servizio al Vaticano? Una gara con lo Stato francese che si occupa dei costumi da mare (leggi a pag. 4)? Un po' di tutto ciò più l'aspetto atroce della visione del mondo fascista che ci riporta al richiamo alle donne di Mussolini a sfornare figli da mandare a combattere le guerre di regime mentre le escludeva dalla società, le riduceva in uno stato di schiavitù e relegava unicamente all'ambito domestico.
Di carne da macello da mandare nelle guerre c'è sicuramente bisogno vista la politica guerrafondaia anche di questo governo, ma questa iniziativa è un vero e proprio insulto non solo alla libertà di scelta della maternità, ma a tutte le lavoratrici obbligate a rinunciare ai figli, pena la perdita del posto di lavoro o perché disoccupate o precarie senza prospettive, e comunque tutte (tranne le borghesi, ovviamente) senza servizi sociali di supporto. Un inno alla fertilità quando si distruggono le famiglie per il traferimento, ad esempio, delle insegnanti in zone lontane dalla loro residenza o si fanno lavorare commesse e cassiere nei giorni festivi impedendo loro di gioire della famiglia quando marito e figli sono a casa.
Tutti questi borghesucoli il cui scopo principale è garantire il capitalismo e difendere le libertà individuali si intromettono nelle vite private per poterne prendere il possesso completo e portare a termine il loro disegno reazionario. Dov'è la modernità del Paese di cui ciarla la Boschi? La loro modernità e velocità si riscontrano nel caso dell'ennesimo terremoto. Il "subito" delle martellanti dichiarazioni del governo diventano 7 mesi solo per sistemare la popolazione in moduli abitativi e per ricostruire? Finirà come per L'Aquila.
Non basterà la vittoria dei no a mandare a casa Renzi senza una forte e coordinata mobilitazione di massa. Farebbe piacere colpire la sua immensa arroganza, ma come si dice, morto un papa se ne fa un altro. Lo dimostrano i vari governi della nostra storia che sono sempre stati e sono solo il comitato d'affari della borghesia e non certo a favore degli interessi della classe lavoratrice.
Borghesia che non è in grado di dare una prospettiva per i lavoratori e le masse popolari, ma solo illusioni. Per questo è sempre più impellente unirsi e organizzarsi per affermare un sistema di liberi e uguali dimostrandone la superiorità rispetto al fallimento del capitalismo e dell'imperialismo, capaci solo di generare miseria, sfruttamento, oppressione e guerre.
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23 luglio 2016 | redazione |
editoriale n. 4 | |
L'Alleanza atlantica potenzia le sue forze
Da Varsavia pericolosi piani di guerra e un nuovo piano strategico di partership tra Nato e UE
A chi giova? È una domanda che ci poniamo spesso e ce la siamo posta anche in occasione degli ultimi due avvenimenti: la strage di Nizza e il rapido golpe in Turchia. Due eventi alquanto sospetti in due Paesi che hanno bisogno di una cosa comune: aumentare la repressione.
Nonostante tutto il bombardamento dei soloni della "politica" con-tro i terroristi di matrice islamica nutriamo seri dubbi che l'autista del camion che ha causato il macello sulla promenade des Anglais (degli inglesi e non degli angeli come traducono i giornalisti Rai) sia legato all'Is. Anzi la dinamica risponde più ad un mezzo rimasto senza controllo dopo che l'autista - un balordo che maltrattava pure la famiglia - è stato ucciso al volante, ma i poliziotti francesi non lo ammetteranno mai e non lo sapremo da giornalisti interessati a scoprire la verità solerti solo a trasmettere le veline del potere.
Fatto sta che in Francia doveva essere sospeso lo stato di emergenza e invece viene prolungato per altri sei mesi, ma soprattutto è usato per colpire le lotte del movimento operaio. I mass media tacciono, ma le proteste continuano. Il 5 luglio, per la dodicesima volta, decine di migliaia di manifestanti hanno sfilato chiedendo il ritiro della Loi travail nonostante le provocazioni, la violenza verbale di politicanti e padronato, gli attacchi repressivi e gli arresti. Un attacco su larga scala in particolare contro tutta la CGT che, insieme alla continua mobilitazione, si appella per la libertà di espressione. Ma questo non fa notizia.
Altri dubbi sul tentativo di colpo di Stato in Turchia, fallito o finto? Il pseudo colpo di Stato in Turchia - che non voleva certamente rappresentare gli interessi della popolazione - ha scatenato un nuovo giro di vite repressivo, già visto nel 2013. Erdogan, rappresentante del capitale e ambizioso partner dell'imperialismo statunitense e israeliano, prezioso alleato della Nato, ha tra-sformato la Turchia in una base per il terrorismo, compreso l'IS. Corteggiato dall'UE - tanto che gli ha concesso 3 miliardi per tenere i rifugiati in campi di concentramento e trasformarli in forza lavoro a basso costo nonostante li consideri potenziali terroristi - non gli basta la costrizione dei comunisti, il bombardamento dei kurdi, la censura dell'informazione di opposizione, con questa occasione servita sul piatto d'argento impone il fermo di polizia e minaccia l'applicazione della pena di morte. Vero che non sempre c'è bisogno di militari per sostenere una dittatura, ma si possono usare per rafforzarla e aprire la strada verso il presidenzialismo, superare gli scogli che impediscono il cambiamento della Costituzione, alzare il tiro della sua presenza nella Nato che in Turchia ha importanti basi sotto comando Usa dotate di apparati di intelligence (il che ci rende difficile pensare che non fossero a conoscenza del "golpe") e allargare il suo dominio in Siria dove al confine, proprio da pochi giorni fa sono schierati i militari dell'esercito italiano, notizia poco pubblicizzata!
Intanto la Nato potenzia le sue forze. Il nostro giornale da tempo insiste sulla denuncia del ruolo della Nato come braccio armato dell'imperialismo, perché il suo allargamento è un vero e proprio pericolo e perché ci costa. L'Italia paga 70 milioni al giorno per appartenere a questa alleanza militare, aumenta le spese in armamenti e invia soldati nelle zone calde del mondo. Nel 2015 la spesa militare, escluse le missioni internazionali, ha raggiunto la cifra di circa 18 miliardi di euro e per il 2016 sono previsti circa 20 miliardi. Tutti soldi sottratti alle spese sociali.
Nei primi giorni di luglio la Nato ha tenuto il suo vertice a Varsavia dove il Partito comunista è oggetto di persecuzioni anticomuniste e le sue attività sono messe al bando dal governo polacco.
Che cosa è emerso da questo vertice che ha visto anche la presenza del presidente ucraino che ha incontrato i leader di Germania, Francia, Inghilterra, Usa e, ovviamente Italia? Sempre e solo pericolosi piani di guerra. Tra i 139 punti è stato concordato il dispiegamento di 4 battaglioni in Lituania, Estonia, Lettonia e Polonia (1000 soldati in funzione antirussa), una presenza multinazionale nella regione del mar Nero, il lancio del sistema europeo di difesa missilistica. È stato firmato l'accordo con l'UE per la sicurezza marittima e l'immigrazione e per lo sviluppo dell'industria europea della difesa. Un nuovo piano strategico di partership tra Nato e UE che moltiplica lo scambio di informazioni - anche informatiche - tra i propri servizi di intelligence. Al fine di rafforzare l'alleanza sono stati, inoltre, avviati colloqui con i governi di Finlandia e Svezia che non fanno parte della Nato.
Il presidente della delegazione italiana Nato il PD Andrea Manciulli ha lodato Stoltenberg per la sua posizione su una precisa strategia di guerra al terrorismo e definito importante l'accordo su tutto ciò che riguarda la modernizzazione e l'evoluzione della minaccia terroristica, dai problemi della sicurezza cibernetica alla guerra al jihadismo. La sua idiozia va avanti e appoggia la decisione di Stoltenberg di mantenere 8400 soldati in Afghanistan anche nel 2017, assicurando che l'Italia non ridurrà il suo contingente perché - sostiene - sguarnire quel fronte e lasciarlo in mano ai taliban sarebbe un gravissimo errore, un problema per tutti". Il vero pro-blema per tutti è l'imperialismo, le sue guerre di aggressione e saccheggio per le quali si serve di gruppi di mercenari e li sostiene. La giustificazione che la Nato - che, ricordiamo, è sotto il comando statunitense combatta il terrorismo è falso.
Il dispiegamento di truppe Nato a Est - l'Italia invierà 150 uomini - è una mossa per fare pressione sulla Russia per la soluzione della situazione Ucraina, sia sull'Europa ritenuta più debole dopo brexit, anche se la Gran Bretagna ha assicurato il rafforzamento dell'alle-anza.
A Varsavia si è mobilitato il Consiglio mondiale della pace per dare una risposta diretta (e ancora una volta si registra il silenzio stam-pa) e immediata contro i piani criminali e i progetti imperialisti della Nato in tutto il mondo nei confronti delle popolazioni allargando le guerre, distruggendo paesi, rapinando risorse e generando continui flussi di profughi. Rifugiati funzionali però alla creazione di un "esercito industriale di riserva" che cancelli i diritti conquistati dal movimento operaio in tutti i paesi europei.
Se il proletariato e le masse popolari turchi non si organizzeranno per sconfiggere l'AKP la repressione e i massacri aumenteranno e lo stesso vale per tutti. È fondamentale capire che, mentre i monopoli e il grande capitale accrescono i profitti, l'aumento della presenza militare Nato è la preparazione alle guerre e alle aggressioni che colpiranno soprattutto il movimento operaio e le masse popolari. Una condizione che accomuna e richiederebbe una lotta unitaria internazionale, ma come comunisti siamo coscienti che il migliore apporto alla lotta internazionale contro l'imperialismo e i suoi strumenti di morte sia quello di lottare nel proprio paese contro il proprio imperialismo e le sue alleanze.
Il nemico è in casa nostra. Non sono gli immigrati, sono i governi della guerra, della disoccupazione, della copertura di fascisti, fac-cendieri, speculatori, corrotti, sfruttatori. Il nemico è il sistema che va distrutto dalle fondamenta per la libertà, per affermare una giustizia sociale, per la fine di ogni guerra imperialista. Ciò comporta l'avanzamento del movimento comunista. Il compito di chi si batte per la costruzione del partito comunista è quello di radicarsi nel proletariato e nella classe operaia per dare un contributo al superamento dell'attuale situazione di frammentazione nel quale versa il movimento comunista in Italia e nel mondo.
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15 giugno 2016 | redazione |
editoriale 3/2016 | |
CONTRO LA STRATEGIA DEL CAPITALE
Il compito della classe operaia non è salvare il capitalismo dalla sua crisi e dalle sue armi di distrazione di massa, ma salvare la classe lavoratrice e le masse popolari dal capitalismo
I salari e i diritti dei lavoratori sono sempre più sotto attacco, la di-soccupazione cresce, nonostante i numeri della propaganda gover-nativa, sono poche le industrie rimaste in seguito alla delocalizza-zione. Renzi si gongola della sua politica antipopolare di tagli, de-curtazione dei salari e precariato perché attrae investimenti esteri, ma i capitalisti stranieri si appropriano delle imprese italiane per chiuderle o ristrutturarle per renderle più competitive con conse-guente riduzione del personale.
Privatizzazioni dei servizi pubblici, compresa la sanità (con tutte le conseguenze che ricadono sugli operatori e sui pazienti), Jobs act e accordo sulla rappresentanza, firmato con la complicità dei sindacati confederali, eliminazione delle tutele sindacali, repressione sui luo-ghi di lavoro dove aumentano i ritmi e si tagliano le pause, lavoro precario, libertà di licenziamento e più sfruttamento sono misure che eliminano gli ostacoli ai capitalisti e ne aumentano i profitti.
Per portare a compimento il disegno capitalista il governo Renzi - del quale è degno rappresentante - deve ricorrere alle riforme isti-tuzionali e costituzionali. Per cambiare l'Italia è vero, nel senso di renderla sempre più barbara come gli Stati Uniti. Ma mano libera ai capitalisti non è prerogativa italiana. Le riforme delle riforme fanno parte della politica europea. Dopo aver affamato i portoghesi, gli spagnoli, i greci - dove continuano massicce lotte e scioperi oscurati dai mass-media a sostegno di Tsipras - tocca alla Francia. Paesi ret-ti da governi che si definiscono di sinistra ma agiscono come la de-stra, sono governi reazionari quindi basta col considerarli di sinistra e stupirsi delle loro scellerate scelte antipopolari, questa paternità gli va tolta.
Solo che la Loi travail vede, a differenza dell'Italia, scioperare tutte le categorie e scendere milioni di lavoratori, giovani e studenti nelle piazze in difesa dei propri diritti e per salvare lo stato sociale. Mobi-litazioni che si scontrano con la repressione, aumentata considere-volmente dopo gli attacchi terroristi, ma rivolta solo contro le prote-ste. Evidentemente i sindacati francesi sono meno condizionati dai partiti di governo che invece sono molto presenti nel nostro paese dove l'offensiva del capitale è favorita dalla concertazione tra go-verni, Confindustria e sindacati che, invece di mettere in moto la classe per la difesa delle conquiste storiche, cercano di frenare le poche lotte isolate causando passività, sottomissione e rassegna-zione.
La strategia del capitale e dell'imperialismo è chiara. Il capitalismo è in una fase sempre più profonda della sua crisi, deve crescere la sua aggressività militare e, con l'alibi della lotta al terrorismo, ogni tipo di violenza, la deriva fascista, il ricorso alla repressione e all'of-fensiva antipopolare. Viminale e Palazzo Chigi stanno lavorando ad un decreto legge sulla "sicurezza urbana" per dare più poteri ai sin-daci di intervenire su un settore finora affidato a prefetto e questo-re. Ulteriore tassello, insieme alla legge sulla rappresentanza che dovrebbe sancire l'accordo vergognoso tra Confindustria e sindacati e la nuova legge sugli scioperi, per tentare di chiudere la bocca a chi si oppone.
In questo contesto si inseriscono la promozione e le campagne an-ticomuniste. Persecuzioni, condanne, divieti contro i partiti comuni-sti ricorrono in tutti i paesi. Solo qualche esempio: in Polonia, dove si sta realizzando una "Aegis Ashore", l'installazione terrestre del si-stema missilistico Usa già costruito in Romania, militanti del Partito comunista sono stati condannati a 9 mesi di carcere, molti al lavoro sociale obbligatorio e a multe per la diffusione delle loro idee sul giornale Brzack. In Ukraina il Partito comunista è al bando e la giun-ta golpista e nazista con il pretesto del rafforzamento della sicurez-za nel mar Nero si allea con il governo fascista turco, e privatizza le terre, una manna per le multinazionali dell'agricoltura.
La politica anticomunista è adottata ufficialmente dalla UE che e-quipara nazifascimo e comunismo nascondendo persino il ruolo del-l'Urss nella vittoria sul nazismo (l'87% dei giovani tedeschi, inglesi e francesi lo ignorano) per mantenere questa società marcia e mori-bonda in una presunta libertà e democrazia occidentale, a tutto vantaggio degli Stati Uniti che accrescono la loro influenza sugli al-leati europei. Influenza che spazia dal campo culturale a quello mili-tare (si intensificano le esercitazioni NATO), a quello economico e che trova, pur con qualche contraddizione, terreno fertile. Membri della UE come Svezia, Finlandia, Danimarca (in prima fila contro gli immigrati) - lodati da Washington per il loro mantenimento delle sanzioni contro la Russia - sono forti sostenitori del Ttip. La candi-data Clinton, infatti, definisce la collaborazione USA-UE il "maggiore scopo strategico dell'alleanza transatlantica". Ovvero non un'allean-za con la UE, ma un blocco politico, militare ed economico sotto comando statunitense che, con Israele e le petromonarchie si af-fermi sulla cooperazione Russia, Cina, Iran e qualsiasi paese si con-trapponga ai diktat di Washington.
La crisi del capitalismo è evidente dalla crescente aggressività mili-tare (e relative spese sottratte dal sociale) delle forze imperialiste che non pongono limiti al controllo delle materie prime e dei merca-ti. Aumentano gli scenari di guerra, risorsa del capitale per superare la crisi e ciò comporterà maggiore sfruttamento e peggioramento delle condizioni di vita.
La classe operaia sempre più oppressa, ricattata, minacciata se or-ganizza scioperi, da anni non è capace di organizzarsi per intensifi-care la sua guerra di classe e rispondere a quella che gli ha dichia-rato la borghesia. Dimostrando la sua debolezza sarà condannata alla schiavitù. Il suo compito non è quello di salvare il capitalismo dalla sua crisi e dalle sue armi di distrazione di massa, ma salvare la classe lavoratrice e le masse popolari dal capitalismo con l'unità di classe - fuori dalla logica del proprio orticello - e con lotte decise e incisive. Cambiare profondamente e radicalmente il sistema sociale che rende i poveri sempre più poveri mentre l'1% diventa sempre più disgustosamente ricco è la sola soluzione. Ma per portare a compimento questo progetto è necessario che la stessa classe di-venti protagonista del suo futuro sia sul piano sindacale che su quello politico attraverso la ricostruzione del proprio partito. L'au-tentico Partito Comunista basato sulle teorie di Marx, Engels, Lenin, il solo in grado di organizzare la rivoluzione proletaria e di costruire una società socialista senza padroni né sfruttamento.
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10 aprile 2016 | redazione |
editoriale/2 | |
INTENSIFICHIAMO LA LOTTA!
GUERRA IMPERIALISTA, GUERRA TRA POVERI, GUERRA DI RESI-STENZA
Ci troviamo a celebrare questo 25 Aprile, anniversario della Liberazione dal nazi-fascismo, in un momento particolare dove i venti di guerra soffiano in maniera impetuosa nel mondo. Lo scontro tra i vari paesi imperialisti - incal-zati dalla crisi di sovraproduzione che investe i vari paesi capitalistici -
porta ad una nuova spartizione del mondo. Gli Stati borghesi sono gli stru-menti per la difesa, lo sviluppo e la penetrazione dei capitali e dell'accappar-ramento delle materie prime per contrastare lo sviluppo di altri grandi capita-li, sempre alla ricerca del massimo profitto. Da queste condizioni nascono sia le alleanze che gli scontri tra i vari paesi capitalistici.
La concorrenza spietata, la competizione e lo sviluppo ineguale dei paesi ca-pitalistici determinano le condizioni della guerra aperta nella quale, alla lotta dei capitali, si sommano ed entrano in gioco anche altri fattori come la poten-za militare e lo sviluppo del complesso militare-industriale sostenuto e finan-ziato dagli Stati e fonte di enormi profitti provenienti dalla vendita delle armi.
Fin dal 1952 in "Problemi economici del Socialismo nell'URSS" G.Stalin mette-va in guardia i comunisti dal cadere su posizioni e idee errate sulla pace e la guerra scrivendo: (...) " la cosa più probabile è che l'attuale movimento per la pace, inteso come movimento per mantenere la pace, in caso di successo porterà a scongiurare una guerra determinata, a rinviarla per un certo tempo, a mantenere per un certo tempo una pace determinata, a costringere alle dimissioni un governo guerrafondaio sostituendolo con un altro governo, di-sposto a salvaguardare per un certo tempo la pace. Questa naturalmente è una cosa buona anzi ottima. Tuttavia questo non basta per eliminare l'inevi-tabilità delle guerre tra paesi capitalistici. Non basta perchè nonostante tutti questi successi del movimento per la difesa della pace, l'imperialismo conti-nua a sussistere, conserva le sue forze e per conseguenza continua a sussi-stere l'inevitabilità delle guerre. Per eliminare l'inevitabilità delle guerre, è ne-cessario distruggere l'imperialismo".
Nel nostro paese queste indicazioni sono state nascoste o deformate da chi, come Togliatti, iniziò il "nuovo corso" del PCI che portò prima al disarmo delle formazioni partigiane, poi all'amnistia dei fascisti che poterono diventare l'os-satura dello Stato e delle forze di polizia in prima fila nella caccia e nella per-secuzione dei comunisti che avevano animato e combattuto nella guerra di Liberazione. Nuovo corso che aprì le porte al potere democristiano - autenti-co interprete del grande capitale - della Chiesa, del potere mafioso e alleato fedele degli USA e dei dollari del piano Marshall e installando le loro basi mili-tari e della Nato, a partire dal '49.
Oggi possiamo vedere l'epilogo di quella politica: il PCI non c'è più e, dopo aver propugnato l'ombrello della NATO per difendere la democrazia con Ber-linguer, è stato trasformato nell'attuale PD di Renzi. Le basi sono diventate oltre 140 e il nostro paese paga alla NATO ben 70 milioni di euro al giorno! Un vero e proprio oltraggio a chi ha dato la vita per la Lotta partigiana e per una nuova società basata sul lavoro, senza sfruttamento capitalistico.
In questi ultimi anni il proletariato si trova sotto un feroce attacco da parte del capitalismo che mette in discussione tutte le conquiste ottenute con le lot-te attraverso i vari governi che si sono succeduti fino all'ultimo governo Renzi - vero e proprio comitato d'affari di capitalisti e banche - con il suo famigera-to Jobs act, le privatizzazioni selvagge e le riforme istituzionali e costituziona-li. Con colpi di mano, come quelli della Fornero, vengono allungati i tempi per andare in pensione, viene revisionato il meccanismo e il calcolo dell'ISEE che trasforma tutti in benestanti costringendo migliaia di studenti a lasciare le città universitarie o rinunciare agli studi. I disoccupati - che aumentano a rit-mo continuo - vengono cancellati dai nuovi conteggi ISTAT o anche loro di-ventano benestanti con la nuova ISEE. Diminuiscono o sono eliminati gli "ammortizzatori sociali" sostituiti dalla NASPI mentre i padroni sono finanziati per assumere con i nuovi contratti a "tutele crescenti" che cancellano l'art. 18, hanno libertà di licenziamento e possono attuare una pesante repressione sui luoghi di lavoro per colpire tutte le avanguardie sindacali e di lotta operaia che non si allineano. Nello stesso tempo avanza il restrigimento del diritto di sciopero anche attraverso l'applicazione dell'accordo sulla rappresentanza sindacale sottoscritto da CGIL, CISL, UIL, UGL e Confindustria che, come primo risultato, ha già portato a divisioni anche nel cosiddetto sindacalismo di base.
Un attacco nel quale la borghesia di ogni paese tenta di coinvolgere, nella lot-ta contro i vari concorrenti, il proprio proletariato e più in generale l'opinione pubblica per il "bene della Nazione". Con la retorica del "siamo tutti sulla stessa barca" vogliono far credere che lo sviluppo del capitalismo, la sua ca-pacità di esportare capitali, di essere competitivi nel mercato internazionale sia il sistema per stare tutti meglio, di avere lavoro e prosperità. Un tentativo di mobilitazione reazionaria di massa, attraverso tutti i mezzi, dai poderosi si-stemi d'informazione ai sindacati concertativi complici.
Demolire la coscienza e l'organizzazione di classe sia sul piano politico che sindacale per poter dominare meglio. A questo servono anche le varie orga-nizzazioni fasciste e razziste che alimentano la guerra tra poveri, sviando l'at-tenzione dai veri colpevoli: capitalisti, preti, poliziotti, magistrati, governanti, faccendieri, corrotti e corruttori, pronti a tutto per salvaguardare i propri pro-fitti sulla pelle sia dei lavoratori italiani che stranieri.
Questa campagna è favorita dall'apparizione sulla scena mondiale di un nuo-vo e particolare nemico, l'IS che, con le sue farneticazioni religiose ultra-reazionarie, con i suoi atti di crudeltà plateale contro i nemici, contro le opere d'arte, in una distruzione nichilista di città e paesi, con la sua capacità di se-minare il terrore quando e dove vuole in nome di un Califfato imperialista che rivendica anche uno Stato (come hanno già fatto i sionisti con Israele su basi di fanatismo religioso). Un nemico che serve a mobilitare un'opinione pubbli-ca in una guerra tra civiltà e di religione, mettendo tra i barbari i neri e gli a-rabi e in genere gli stranieri, permettendo ai vari governi di entrare in guerra e di prendere misure di emergenza che limitino le libertà individuali e aumen-tino gli strumenti repressivi e di controllo. Un processo di fascistizzazione de-gli Stati democratici borghesi. Creare un nemico e fare la guerra per difende-re gli interessi della democrazia occidentale, creare un grande caos dove tut-to è messo in gioco: le frontiere, le alleanze, le zone d'influenza dove ogni Stato aggressore possa guadagnarsi la spartizione del bottino. Un sistema sperimentato in Iraq, in Afghanistan, in Jugoslavia, in Libia, e in Siria, con l'abbattimento e lo smembramento degli Stati per consentire la formazione di nuovi assetti geopolitici adatti alla nuova situazione.
Questo 25 Aprile deve essere l'occasione per i comunisti di denunciare la poli-tica guerrafondaia del governo Renzi, per intensificare la lotta contro il nostro capitalismo in prima fila nello schieramento imperialista. Da tempo il governo italiano si è candidato a guidare la guerra in Libia in accordo con gli Usa e con Stati europei singoli: Francia, Gran Bretagna, Germania, gli stessi che l’hanno demolita e che ora intervengono con il pretesto di colpire i terroristi e portare la “pace”.
Il governo, attraverso il ministro della difesa Pinotti già dal novembre scorso ha autorizzato l'armamento dei droni killer con funzione strategica di first stri-ke (primo colpo) che partono da Sigonella per la Libia come già nel 2011. So-no gli stessi droni che, in seguito ad un accordo tra Italia e Stati Uniti, sono utilizzati anche per interventi in Niger, Mali e Somalia. E se non bastasse al Presidente del Consiglio sono stati affidati poteri speciali per la direzione di operazioni militari eseguite da servizi segreti e corpi speciali.
L'Italia, quindi, è in guerra in barba al mai applicato art. 11 della Costituzione (a dimostrazione di quanto sia formale il suo richiamo).
Un "prezzo" da pagare - che ricade sul proletariato e le masse popolari - per rimanere nei vertici che "contano", dei paesi dell'UE - nata come polo impe-rialista - che, a fianco degli Usa, si candida a dominare il mondo. Un "prezzo" da pagare per riprendersi i 40 miliardi di affari stipulati con Gheddafi, che le aziende italiane non hanno riscosso a causa della guerra del 2011, scatenata dalle potenze di Francia e Inghilterra. E per rifarsi con gli interessi, esercitano il diritto di supremazia in quella zona, con una certa nostalgia del vecchio co-lonialismo - quando in Libia, il governo liberale guidato da Giolitti, scatenò una repressione sanguinosa contro la popolazione civile e costruì campi di concentramento e di sterminio.
Pensare che una Europa più democratica e unita, una fantomatica Europa dei popoli - difficile da immaginare in una attuale UE imperialista - dotata di eser-cito, di polizia e di servizi segreti possa diventare un fattore positivo, demo-cratico, di stabiltà e di sviluppo utili a mantenere un equilibrio di pace, signifi-ca legare le sorti del proletariato all'imperialismo, significa essere per la guer-ra e tradire il proletariato.
V. I. Lenin riguardo a questo problema ha sottolineato quanto segue: «Non c'è idea più errata e nociva che quella di separare la politica estera dalla poli-tica interna. E proprio in tempo di guerra tale estremo errore appare ancor più grave». Lenin in molti dei suoi lavori ha precisato «che la classe operaia, se è cosciente, non può parteggiare per nessuno dei gruppi rapaci imperiali-sti».
La chiarezza sulla differenza tra paesi aggrediti e paesi aggressori è stata un faro per il movimento proletario, sinceramente antimperialista e comunista. Ciò ha permesso di non cadere nelle trappole tese dagli imperialisti in Iraq, come in Jugoslavia, in Libia come Ucraina e in Siria oggi e portare avanti con coerenza la battaglia contro la guerra contro USA, NATO, UE.
Come comunisti pensiamo che il migliore apporto alla lotta internazionale contro l'imperialismo sia la lotta nel proprio paese contro il proprio imperiali-smo e le sue alleanze. Per questo sosteniamo la parola d'ordine che il nemico è in casa nostra. Anche se non escludiamo, in determinate condizioni, l'inter-vento diretto nella Resistenza armata di popoli aggrediti, come è avvenuto in Spagna nel '36 con l'organizzazione e l'intervento delle Brigate Internazionali, senza dimenticare l'apporto internazionalista dei tanti partigiani provenienti da vari paesi e soprattutto dall'URSS, alla Resistenza in Italia.
Lenin ha scritto che «La guerra imperialistica è la vigilia della rivoluzione so-cialista», ma questo non significa che noi, come comunisti, dobbiamo dare il benvenuto alla guerra imperialista né tantomeno parteciparvi a fianco della classe borghese del nostro paese.
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redazione | 8 marzo 2016 |
editoriale n. 1 | |
IL CAPITALISMO È VORACE
È necessario organizzarsi e coordinarsi per rompere l'egemonia delle illusioni riformiste. Rafforzare le lotte e rispondere alla dittatura del capitale fino alla sua distruzione
Abbiamo finito l’anno parlando di guerra e ne abbiamo iniziato un altro con la guerra anco-ra al centro. La guerra domina la scena internazionale e si ripercuote sulle condizioni di tutte le popolazioni, in particolare di quelle direttamente interessate, costrette a fuggire e quindi causa principale degli spostamenti migratori.
Il capitalismo per superare le crisi di sovrapproduzione ha bisogno distruggere forze pro-duttive infrastrutture e forza lavoro e la guerra è lo strumento della soluzione capitalista alle crisi economiche e finanziarie. Già con le guerre mondiali gli Stati Uniti, quando inter-venivano in ritardo in Europa cercando di prendersi anche il merito della vittoria, si arric-chivano con la vendita delle armi prima e la ricostruzione dopo.
Modifica lo scenario mondiale ma gli Usa continuano ad esercitare il loro dominio, basato principalmente sulla supremazia militare per mantenere la propria influenza in ogni parte del mondo riattivando una nuova guerra fredda.
Una guerra economica, alla Russia e alla Cina, guerre militari in Ukraina, in Siria, e una nuova guerra in Libia per occupare, con il pretesto dell’Is, zone strategicamente ed eco-nomicamente importanti e, al tempo stesso, rafforzare la presenza della NATO. Principale strumento di controllo e di comando anche per l'Unione Europea, la NATO opera a favore della Turchia fornendo la copertura internazionale alle sue mire egemoniche nella regione di occupare parte del territorio siriano. La Turchia di Erdogan - mentre commercia petrolio di contrabbando che gli fornisce l'IS - alla quale arriveranno per ora 3 miliardi dalla UE per i profughi è utilizzata per il passaggio di armi che Qatar e Arabia Saudita acquistano in Croazia e in Israele per l'addestramento CIA dei "ribelli", come si legge in una inchiesta sul New York Times, combatte chiunque ostacoli i piani di dominio dell'imperialismo, reprime comunisti e oppositori, usa le provocazioni fasciste, massacra i combattenti kurdi del PKK.
Le alleanze dei paesi imperialisti si compongono e scompongono e le contraddizioni che ne scaturiscono tra loro derivano dallo scontro in atto per la supremazia, ma nella sporca guerra di Siria si consuma l'alleanza Usa, UE, Turchia, Israele, petromonarchie del Golfo. Ad altri Stati la gestione dell'intervento in Libia. La corsa delle potenze imperialiste per la conquista e il controllo dei mercati non ha limiti e porta i relativi governi a forme di politica interna sempre più autoritarie.
Dietro la situazione di crescente aggressività c'è l'aggravamento della crisi del capitalismo, una crisi che abbiamo definito sistemica, di sovraproduzione, causa del rallentamento del-l'economia, le Borse che affossano, il prezzo del petrolio in caduta libera.
Ciò che forse non è ben chiaro è che il rischio di guerra coinvolge direttamente l'Italia.
I droni killer - l'autorizzazione ad armarli è arrivata alla ministra Pinotti a novembre - con funzione strategica di first strike (primo colpo) partono da Sigonella per la Libia come già nel 2011 e colpiscono non solo gli obiettivi militari ma anche civili. Droni dislocati in segui-to ad un accordo tra Italia e Stati Uniti e utilizzati anche per interventi in Niger, Mali, So-malia.
Da tempo il governo italiano si è candidato per guidare la guerra in Libia in accordo con gli Usa e con Stati europei singoli Francia, Gran Bretagna, Germania, gli stessi che l’hanno demolita e che ora intervengono con il pretesto di colpire i terroristi e portare la “pace”.
L'intensificazione dei voli dall'hub di Pisa dimostra che l’operazione a guida italiana è già iniziata con il trasporto delle armi; paracadutisti e carabinieri sono già presenti, e si preve-dono truppe di terra (dai mille ai tremila soldati), coinvolgendo l’Italia in una nuova guerra e non in missioni umanitarie o interventi di normalizzazione (come quella dei Balcani?). Sono bugie le motivazioni ufficiali di Pinotti e Gentiloni che la scelta di usare i droni la de-cidono volta per volta.
L'Italia, quindi, è in guerra per le sue scelte disastrose e la nostalgia del vecchio coloniali-smo - quando in Libia scatenò una repressione sanguinosa contro la popolazione civile e costruì campi di concentramento - e lo è by passando lo stesso Parlamento e calpestando, come gia in passato, l'art. 11 della Costituzione a dimostrazione di quanto sia formale il suo richiamo. Non ci stupirebbe se anche la morte dei tecnici italiani rapiti venisse utilizza-ta come copertura della scelta dell'avventura bellica.
Il governo Renzi, vero e proprio comitato d'affari di capitalisti e banche, con la complicità dei mezzi di informazione snocciola dati contradditori e lancia campagne di pura propa-ganda mentre spende centinaia di milioni per i lavori delle basi aeree statunitensi di Fog-gia, Taranto, Ghedi, 13 miliardi per dotarsi degli F35, paga 70 milioni al giorno per appar-tenere alla Nato, aumenta la spesa corrente mentre taglia su servizi, in particolare sulla sanità pubblica, pensioni, scuola ecc. Per mandare contingenti a difesa della diga in Iraq i cui lavori sono stati assegnati ad una ditta italiana.
Ogni giorno ne inventa una nuova per cancellare ogni conquista dei lavoratori: Jobs act, riforme istituzionali, privatizzazioni selvagge. Con colpi di mano come la revisione infernale del meccanismo ISEE fa diventare tutti benestanti e costringe migliaia di studenti a lascia-re le città universitarie e rinunciare agli studi; i disoccupati - che aumentano a ritmo conti-nuo - vengono cancellati dai nuovi conteggi ISTAT, anche loro diventano benestanti con la nuova ISEE e non riescono ad ottenere esenzioni neppure per importanti e indispensabili medicine.
Quello che non fanno lo annunciano, per mettere una prima ipoteca, e poi poter interveni-re pesantemente come è accaduto per le pensioni di reversibilità. Il diritto acquisito dai versamenti che devono passare al coniuge diventa un'ulteriore penalizzazione per le donne rimaste vedove dopo una vita da casalinga, magari rinunciando al lavoro per dedicarsi alla cura della famiglia e dei vecchi sostituendosi alle carenze dello Stato.
Ultimo in ordine di tempo (almeno al momento in cui scriviamo) è l'esproprio della casa ai morosi con mutuo, ovviamente a favore delle banche!
Da parte loro i padroni a partire da Marchionne della Fca (ex Fiat) possono cambiare stra-tegia: posticipare il lancio di nuovi modelli, cancellare l'obiettivo di produrre 7 milioni di au-to nel 2018 ecc. così lavoratori di Mirafiori, Grugliasco, Cassino, Pomigliano, Modena - illusi dalle promesse Renzi-Marchionne e dall'approvazione di Fiom Cgil - continueranno a rima-nere senza occupazione mentre diminuiscono gli ammortizzatori sociali con la nuova NA-SPI. E si sentono sicuri dall'introduzione dei nuovi contratti a "tutele crescenti" che cancel-lano l'art. 18 per poter lanciare una pesante repressione sui luoghi di lavoro per cancellare tutte le avanguardie sindacali e di lotta operaia che non si allineano.
Il capitalismo è vorace ma non ha soluzione, aumenterà la sua violenza contro la classe operaia e le masse popolari, può trascinarci in guerra per ottenere il massimo profitto se non riusciremo a sviluppare le capacità e l'organizzazione per affermare i nostri interessi di classe. Per questo è necessario organizzarsi e coordinarsi per rompere l'egemonia delle il-lusioni riformiste sulla possibilità di migliorare o trasformare il capitalismo e per rafforzare le lotte e rispondere alla dittatura del capitale fino alla sua distruzione.
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29 febbraio 2016 | redazione |
ABBONAMENTI | |
il braccio di ferro con PT non è ancora finito, ma intanto abbiamo un nuovo conto:
nuova unità firenze 001031575507
grazie per il vostro sostegno
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20 dicembre 2015 | redazione |
editoriale n. 6 | |
ALL’OSCURO DEI PERICOLI DI GUERRA
Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale... (Antonio Gramsci)
Ci sono notizie che non sono ritenute tali dai massmedia come le aggressioni fasciste a Torino, Roma, Napoli verso gli studenti e di natura sessista nei confronti di studentesse e le gravi aggressioni contro delegati Rsu a Brescia. O come le morti sul lavoro soprattutto se si tratta di operai impiegati nelle ditte d’appalto all’Ilva di Taranto o nelle cave delle Apuane avvenute in novembre.
I massmedia sono il megafono dei padroni, del potere, dei partiti borghesi. Ci martellano solo con le “informazioni” - l'expo di Milano è un esempio clamoroso - che fanno l’interesse del governo e che ingannano l’opinione pubblica per condizionarne le scelte. Come potrebbero il Presidente del Consiglio e i ministri far passare le loro porcate contro i lavoratori se non avessero un ampio spazio mediatico? Ad esempio l’ultima trovata del ministro del Lavoro Poletti che si chiede se l’orario di lavoro sia ancora utile ha avuto bisogno di una “verifica” pubblica sul lancio della trasformazione dei contratti di lavoro nazionali che vincolino la retribuzione ai risultati e non al tempo. Niente di nuovo, esisteva già quando si chiamava cottimo. Forte della collaborazione dei sindacati confederali che riassumono il compito di far digerire ogni “riforma”: jobs act, accordo sulla rappresentanza, taglio di stipendi, aumento produttività ecc. il Pd, con tutti i suoi discorsi sul futuro, riporta il lavoro indietro di un secolo.
Renzi occupa tutto lo spazio televisivo possibile per far apparire un Paese che non c’è e poi si lamenta che la sua Leopolda n. 6 è stata annebbiata dai risparmiatori truffati mentre ad essere oscurati sono stati i sindacati di base, i movimenti sociali, i comunisti che a Firenze hanno manifestato contro la sua politica e le scelte del suo governo, così come i familiari delle vittime di Viareggio che stanno lottando per impedire che il processo nel quale è coinvolto l’uomo del Pd, Moretti - promosso a capo di Finmeccanica dopo la strage - vada in prescrizione.
Quanto l'informazione sia superficiale, strumentale e al servizio del potere la verifichiamo anche in determinati momenti come l’arrivo degli immigrati o la strage in Francia.
Per l‘attacco a Parigi quotidiani e reti nazionali hanno fatto un battage diretto al cuore dell’opinione pubblica, lo stesso non è successo per altri attentati, ad Ankara, a Beirut, a Suruc, all’aereo russo in Egitto ecc. La Francia era alla vigilia delle elezioni, l’avvenimento doveva essere sfruttato politicamente. Al Governo francese non era sufficiente il pugno contro l’entrata degli immigrati, doveva mostrare i muscoli sia nella sporca guerra in Siria, sia sul piano interno. Sul piano interno ha prodotto un clima di stato d’assedio, scatenato la caccia all’islamico e un notevole consenso elettorale alla Le Pen. Ma Hollande doveva bombardare la Siria oltre gli attacchi sporadici. Evidentemente non ha funzionato la strategia messa in piedi dal 2011 mandando agenti speciali del Dsge, il controspionaggio dei servizi segreti francesi, nel nord Libano e in Turchia per istruire e organizzare contingenti armati dell’al Gays as Suri al Hur, cioè l’esercito siriano libero (Esl) per scatenare una vera e propria guerra civile.
Se prima il nemico era Al Qaeda ora è l’IS, tutte creature alimentate e sostenute dalle potenze imperialiste. La strategia non è nuova: puntando sull’emotività creata ad arte per la caduta delle torri gemelle la Cia, che aveva reclutato 4mila mujahiddin per ottenere la caduta dell’Urss in Afghanistan, ha iniziato la caccia a Bin Laden scatenando una guerra (oviamente con la partecipazione dell’Italia). Lo ha confessato recentemente persino Hillary Clinton.
La guerra è la soluzione alle crisi economiche dell’imperialismo e il complesso militare-industriale è sempre più produttivo. Si spendono miliardi per aumentare gli armamenti – compresi quelli nucleare - per colpire intere popolazioni – creando masse di disperati - e cambiare i governi non graditi all’imperialismo Usa e Ue e poter disporre delle ricchezze dei loro paesi.
E la guerra deve essere accettata da chi non la subisce direttamente, con i pretesti umanitari, con la paura dell’immigrato, con misure repressive, con la revisione delle Costituzioni (non solo in Italia) in nome della sicurezza.
Francia e Gran Bretagna sono la punta di diamante dell’interventismo Nato verso Siria-Iran in aiuto alle petromonarchie del Golfo, all’Italia sono stati assegnati i bombardamenti sull’Iraq (a 25 anni dai primi) e un eventuale intervento in Libia.
L’Italia, inoltre prosegue la sua difesa dei mercanti privati mettendo a disposizione il proprio esercito. Si pagano i militari per difendere le petroliere - come nel caso dei marò fatti passare per vittime – e ora si inviano 450 militari in Iraq per proteggere la riparazione di una megadiga da parte di un’impresa privata.
Quando non serve più mantenere viva la tensione utile alla creazione del consenso popolare calano assordanti silenzi. Ucraina, Palestina, Grecia, Kurdistan. Oblio sullo Yemen, bombardato da mesi, proprio da bombe e armi francesi, inglesi, tedesche e, naturalmente, italiane. L’Arabia Saudita, col suo regime medievale, alleato principale della Nato nella regione e amica del governo Renzi (grande amico anche dei governanti sionisti di Israele), così ha deciso.
Chi non ricorre alla controinformazione sulla situazione internazionale che cosa ne sa di tutte le guerre scatenate in ogni parte del mondo e delle vere cause? Cosa ne sa del ruolo della Nato, che l’Italia paga 70 milioni di euro al giorno per l'appartenenza? La massiccia (40mila soldati) e dispendiosa esercitazione NATO di un mese fa (ne abbiamo scritto sul numero scorso), una prova generale di guerra, che ha coinvolto i territori italiani, è stata ignorata dalle reti nazionali.
Viviamo, quindi, su una polveriera, in un periodo pericoloso saturo di guerre che i governanti - con la complicità della “grande informazione” - ci tengono nascosto, manipolano o deformano. E tutto in chiave anticomunista.
È sempre più urgente denunciare il ruolo delle forze socialdemocratiche e del PD schierate con l’imperialismo. È sempre valida la denuncia di Lenin quando invitava il proletariato a decidere da che parte stare. Essere partigiani e non abulici, non indifferenti, evitare di farsi confondere, non abboccare alle fandonie raccontate da chi sta al potere e studiare (anche se è molto faticoso) ed essere curiosi su tutto perché la conoscenza permette di capire il mondo di cui siamo parte, la vita, i rapporti con gli altri, di essere liberi. E organizzarsi per affermare la propria ideologia di classe dimostrando che può esistere un sistema sociale che rappresenta effettivamente gli interessi dei lavoratori.
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6 novembre 2015 | redazione |
editoriale n.5 | |
RAFFORZIAMO LA LOTTA
Il governo stravolge la Costituzione per affermare un sistema autoritario che garantisca la "stabilità" necessaria al capitalismo e all'imperialismo
La borghesia, pur di raggiungere i suoi scopi, calpesta le stesse regole che si è data, compresa la sua concezione di democrazia. Vediamo la situazione di Roma. Il sindaco Marino è stato scacciato da un complotto del "rottamatore", dopo aver vinto le primarie del Pd ed essere stato eletto dai cittadini. Con il rischio che la città torni nelle mani della destra che, con la giunta del manganellatore Alemanno, più che amministrare Roma ha sistemato amici e amici degli amici e parenti, come dimostra la stessa inchiesta su Roma capitale.
Chi ha sostituito Marino? Un Prefetto e un Commissario che hanno guadagnato il posto garantendo la realizzazione del fierone di Milano chiamato Expo. Il commissario Francesco Paolo Tronca aveva già le valigie pronte, è partito subito dopo la chiusura di Expo e ha indossato subito la fascia tricolore per correre all'altare della Patria, alle fosse Ardeatine, al Tempio maggiore della Comunità ebraica (par condicio!), a Porta San Paolo, al Verano dove ha incontrato il Papa. "Sono veramente orgoglioso di poter prestare il mio servizio e la mia responsabilità per la capitale della Nazione", ha dichiarato, pensando al primo, fondamentale impegno: il giubileo! Nel giro di un mese, infatti, dovrà gestire i 300milioni che il governo mette a disposizione per l'iniziativa del Vaticano.
E' vero che i rappresentanti dei partiti sono sempre più incapaci di governare persino una bocciofila, ma incaricare uomini "tecnici" che si comportano da podestà (figura introdotta dal fascismo quando furono soppresse tutte le funzioni svolte da sindaco, giunta e consiglio comunale), scavalcando la stessa democrazia borghese, vuol dire inculcare nell'opinione pubblica il concetto dell'uomo forte e risolutore, significa far passare la concezione autoritaria. E a farlo è un partito che ancora si definisce di sinistra e democratico, ma che si trova sulla stessa lunghezza d'onda di Forza Italia, Lega nord, Fratelli d'Italia.
La trasformazione in senso autoritario dello Stato non si limita a Roma. La riscrittura di 49 articoli della Costituzione è un progetto eversivo che viene da lontano, dal "Piano di rinascita democratica" della loggia P2 - alla quale apparteneva anche Berlusconi - che vuole eliminare i principi costituzionali, quelli della Resistenza: lavoro, uguaglianza sociale, pace. Il governo Renzi (sotto la regia di Napolitano) è riuscito ad imporre la cancellazione del Senato. Per conquistarsi il consenso deve trovare una giustificazione che stia nelle corde della popolazione, cioè la diminuzione dei parlamentari. In realtà il Senato - che non sarà più eletto - viene composto da 100 sindaci e consiglieri regionali - che, nel caso avessero bisogno - potranno godere dell'immunità parlamentare. Questa "riforma", chiaramente liberticida, apprezzata da Confindustria e dai poteri economici del paese sottrae il governo dal controllo parlamentare che il bicameralismo avrebbe dovuto garantire. E, sempre sotto le mentite spoglie della democrazia, la tendenza è verso la Repubblica presidenziale per un governo e uno Stato forti, cioè reazionaria. La sostituzione dell'art. 67 della Costituzione da "Ogni membro del parlamento rappresenta la nazione" a "I membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato" e l'art. 12 del disegno di legge Boschi che trasforma l'art. 72 introducono il potere del governo sul Parlamento ed è chiaro il riferimento al 1925 che ha determinato la nascita del fascismo quando era stato stabilito che l'odg della Camera fosse stabilito dal capo del governo, ovvero tutto il potere era in mano del capo di governo, l'allora duce.
Qualcuno potrebbe obiettare: La Costituzione era nata da un compromesso post Resistenza, non siamo elettoralisti, siamo convinti che il sistema capitalista si abbatte e non si cambia, che ci importa? Ci importa perché tutti i cambiamenti in atto sono un attacco al proletariato e alle masse popolari. Capitalismo e imperialismo non gradiscono le idee antifasciste e socialiste dell'Italia del dopoguerra (e che ci sono costate le stragi di Stato) che ancora vivono nonostante la frantumazione e la disorganizzazione dei comunisti. Sono idee che, se diventassero lotta di classe, costituirebbero un pericolo, un ostacolo ai programmi di supersfruttamento utile al raggiungimento del massimo profitto, ai piani di riarmo, di guerra. Oggi Renzi, come qualsiasi altro governo borghese, garantisce l'affermazione del capitale. Jobs act, accordo sulla rappresentanza, attacco al diritto di sciopero, tagli sulla salute, necessitano di "riforme" costituzionali e istituzionali, autoritarismo e repressione per impedire al movimento operaio di ribellarsi allo sfruttamento e alle condizioni di schiavitù in cui si trova. Ma non basta. Il capitalismo per uscire dalla crisi ha un'altra opzione, quella della guerra. Le recenti e massicce esercitazioni che hanno coinvolto anche l'Italia sotto la direzione Nato, un'alleanza militare e sempre più aggressiva per la quale l'Italia paga 70 milioni al giorno, dimostrano le mire dell'imperialismo con a capo quello Usa verso sempre nuove guerre. Che per ora sembrano non toccarci, ma che non sono così lontane!
L'art. 11 della Costituzione è ampiamente tradito con le missioni all'estero che non sono umanitarie e con il continuo riarmo. Sul nostro territorio sono collocate 120 basi Usa e Nato sempre pronte per essere utilizzate contro altri popoli, com'è già successo nel recente passato. Diventano di fondamentale importanza le lotte contro il nemico interno come contro quello mondiale. Organizziamoci per affrontarle.
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9 settembre 2015 | redazione |
editoriale n. 4 | |
SANITÀ, SI GRATTA ANCORA DAL FONDO DEL BARILE
Diritto alla salute addio! Come dire: morite prima così risparmiamo anche sulle pensioni, e possiamo potenziare le spese militari per la guerra
Nella calura estiva una vera e propria mazzata si è abbattuta sulla sanità pubblica. Il Governo deve far quadrare i conti come richiede l'UE e le spese sanitarie sono tra i primi tagli della spending review. Non tagli agli sprechi o razionalizzazione delle ri-sorse, ma tagli lineari che colpiscono la salute. Il capolavoro del deputato Pd Gu-tgeld, fedele renziano, è una voragine di 10 miliardi che si aggiunge a quella degli ul-timi anni e che attacca la prescrizione degli esami.
Basta con analisi, tac e risonanze magnetiche, visite specialistiche, stop a quasi 200 prestazioni specialistiche e a oltre cento tipologie di ricoveri ritenuti uno spreco mi-liardario. Strutture sanitarie e medici avranno un limite di prescrizione oltre al quale non potranno andare, vale a dire che i pazienti saranno privati di diagnosi accurate se non a proprie spese, come se già non bastasse il pagamento dei ticket. Introdotti con la giustificazione del ripiano del deficit della spesa sanitaria accumulato in segui-to a gestioni clientelari, di corruzione, di tangenti, ruberie varie ecc. Un balzello per la spesa sanitaria che si paga già attraverso il prelievo fiscale generale, l'Irpef e le as-sicurazioni auto.
Il Sistema sanitario nazionale, nato nel 1978 forte di una mobilitazione che si richia-mava all'art. 31 della Costituzione, è un vago ricordo. Dal 1992 con De Lorenzo, allo-ra ministro della sanità, ad oggi una serie di controriforme, la riforma del titolo V, le politiche della Commissione europea, hanno cambiato completamente i principi i-spiratori e la sanità è diventata un'azienda che deve produrre profitto. Anche con il governo Prodi e Rosi Bindi ministro, nel 1999, si è confermata l'aziendalizzazione e la regionalizzazione, inoltre sono stati introdotti i LEA, i livelli essenziali di assistenza.
L'attuale attacco durissimo alla sanità, con differenze tra Regione e Regione per via del Patto Stato-Regioni, mette a serio rischio il diritto alla salute. La riduzione di per-sonale – sottoposto a turni e orari massacranti per contratti firmati da quei sindacati che dovrebbero difendere i lavoratori - mette in pericolo la salute stessa dei dipen-denti e abbassa il livello di qualità del servizio. E a sopperire vuoti e posti vacanti so-no chiamati a lavorare, gratis, i volontari (speranzosi in una futura assunzione), per-ché l’Italia per numero di infermieri è sotto la media OCSE: 6,4 per mille abitanti contro media Ocse a 8,8 mancano quindi 60 mila infermieri.
Cosa sta accadendo nella sanità pubblica? Depotenziamento, ridimensionamento e declassamento di interi ospedali obbligano pazienti e parenti a scomodi e costosi spostamenti. Per evitare lunghe liste d'attesa si dirigono i pazienti verso il cosiddetto volontariato, cioè verso il terzo settore che alle Regioni costa più del servizio interno, si riducono i posti letto (la media Ocse è 4,8 per mille abitanti mentre in Italia è a 3,4 mille e 12 anni fa era a 4,7), si limitano i giorni di degenza, si è introdotta l'intra-moenia - il sistema che permette agli specialisti l'uso privato della struttura pubblica a pagamento -. Si chiudono i reparti maternità là dove si registrano meno di 1000 parti all’anno costringendo le donne - stressate dal travaglio - a lunghi percorsi su strade spesso dissestate, impervie, piene di curve e l'uso dell'elicottero dalle isole, tempo permettendo. Con l'imposizione del DRG (diagnostic related group), una sor-ta di prezzario delle prestazioni in uso negli Stati Uniti ai pazienti non è garantita la necessaria assistenza e vengono dismessi non completamente guariti.
E mentre si eliminano i presidi di quartiere e gli ospedali, se ne costruiscono altri con il sistema economico del project financing per assicurare ulteriori profitti e specula-zioni finanziarie ai privati e per loro la sanità diventa un vero e proprio affare.
Lo scopo del Governo nazionale e regionale tra chiacchiere e slogan smentite dalla realtà è chiaro: smantellare il servizio pubblico sanitario - che è un diritto costituzio-nale - per orientarlo verso la totale liberalizzazione e privatizzazione, con grande vantaggio dei pazienti ricchi, delle cliniche private, delle compagnie assicurative (U-nipol sta spopolando), del terzo settore cosiddetto volontariato. In piena sintonia con quanto richiesto dall'imperialismo Usa attraverso il TTIP, il trattato che l'UE sta firmando, e con il Tisa, “Trade in services agreement", altro accordo che l'Italia sta negoziando su pressione di grandi lobby e multinazionali attraverso la Commissione europea e che riguarda la privatizzazione di tutti i servizi fondamentali ancora oggi pubblici (istruzione, trasporti) compresa la sanità.
Sebbene in Italia ci siano 10 milioni di cittadini che rinunciano alle cure mediche per le loro cattive condizioni economiche e altri milioni si sacrificano per pagare i ticket, si ha la percezione che l'antipopolare attacco al diritto alla salute e il futuro "ameri-canizzato" che ci aspetta, non sia recepito dai cittadini. Forse la comunicazione del Governo, seppure parziale e non veritiera è così convincente?
La salute non è un tema che interessa parlamentari e politicanti che sanno bene come stanno le cose, ma hanno l'interesse di procedere verso una società sempre più elitaria eliminando il welfare. Liberalizzazione e privatizzazione sono termini cari anche alle forze di destra che difendono i servizi pubblici, ma solo a parole e stru-mentalmente.
Tutti sanno che la spesa militare continua ad aumentare, sanno che l'Italia spende 70 milioni al giorno per la "difesa", che il governo Renzi (scavalcando il Parlamento) si è impegnato a mantenere forze militari in Afghanistan e fornire a Kabul un aiuto economico di 4 miliardi di dollari annui. Si è impegnato a sostenere lo speciale fondo al governo di Kiev, candidato a entrare nella Nato ed allargare ulteriormente l’Alleanza atlantica ad est. Sanno quanto costa mantenere lo staff dei quartieri gene-rali attraverso i ministeri degli esteri per coprire i costi operativi e di mantenimento della strut¬tura mili¬tare inter¬na¬zio¬nale (circa il 9% per "ope¬ra¬zioni e mis¬sioni a guida Nato"). E quanto si spende per le Basi Usa e Nato sul nostro territorio? E per le eser-citazioni militari?
È di questi mesi una delle più grandi esercitazioni Nato la TJ15 che vede impegnate soprattutto in Italia, Spagna e Portogallo oltre 230 unità terrestri, aeree e navali e forze per le operazioni speciali di oltre 30 paesi alleati (36 mila uomini, oltre 60 navi e 140 aerei da guerra).
Tutti impegni che non solo inquinano, non solo trascinano l’Italia in nuove guerre, ma sottraggono enormi risorse alla spesa sanitaria, alle pensioni, all'occupazione e alla solidarietà verso gli immigrati.
Tutti tacciono sullo spreco di denaro e sulle grandi spese (comprese quelle per go-verno e parlamentari) e accettano i tagli della sanità.
Quindi per tornare all'argomento iniziale non ci sono scorciatoie. La lotta e l'organiz-zazione, anche su argomenti parziali come il rifiuto della speculazione sulla salute, su quel diritto che è la condizione di benessere psico fisico come il diritto a rimanere sani con la garanzia della prevenzione, oltre che dal non essere avvelenati dall'inqui-namento generale, compreso quello delle manovre militari e della guerra, sono fon-damentali. Senza dimenticare che il problema di tutti i nostri mali si chiama capitali-smo, il sistema basato sulla ricerca del massimo profitto, che calpesta pure la salute. Ed è questo sistema che va abbattuto per costruirne uno che abbia al centro i lavo-ratori, le masse popolari e le loro esigenze.
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30 luglio 2015 | redazione |
Con la Resistenza palestinese | |
PFLP: "Dichiarazione di guerra" agli insediamenti in seguito all'assassinio del bambino palestinese bruciato vivo
Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ha denunciato l'orribile crimine commesso dai coloni, che hanno bruciato case palestinesi a Duma, vicino a Nablus e hanno ucciso il piccolo Ali Saad Dawabsheh, 1 1/2 anni, e ferito gravemente la madre, il padre e il fratello. Il governo Netanyahu, composto da terroristi e assassini ha la responsabilità di questo crimine di crudeltà indicibile, che richiede a tutti noi di intensificare la resistenza e dichiarare guerra ai coloni e alle loro colonie.
Tali crimini efferati contro i bambini sono parte integrante del continuo terrore sionista contro il nostro popolo, che non ferma da più di 67 anni, e i massacri sono parte della strategia dei coloni sionisti nella loro guerra contro il popolo palestinese e riflettono la natura dello Stato sionista in Palestina.
Il Fronte ha esortato le masse palestinesi ad esprimere la loro rabbia e rispondere a questo crimine a tutti i livelli, intensificando la resistenza nell'affrontare l'occupazione e i coloni, attraverso lo scontro e l'organizzazione collettivi, e la formazione di comitati popolari nei villaggi, campi profughi e città in la Cisgiordania per affrontare i coloni ed i loro crimini, sottolineando che è chiaro che l'apparato di sicurezza dell'Autorità palestinese ha completamente fallito nel proteggere il nostro popolo dai coloni e dalla loro violenza costante.
Il Fronte ha anche chiesto che i funzionari palestinesi dichiarino lo stato di emergenza e adottino misure urgenti per rispondere a questo brutale omicidio e ai crescenti crimini contro il nostro popolo e ha ribadito la sua richiesta che l'Autorità palestinese termini il coordinamento di sicurezza con l'occupazione, in particolare ora, dopo che sono stati presi di mira e bruciati dei bambini e vada alla comunità internazionale per delegittimare lo stato di occupazione e perseguire i capi militari, politici e dei coloni sionisti presso tribunali internazionali per i loro crimini contro il nostro popolo.
Il Fronte ha sottolineato che l'escalation di crimini sionisti contro il nostro popolo richiede reale unità di azione palestinese a tutti i livelli che consideri l'interesse collettivo palestinese la massima priorità. Il PFLP ha inoltre invitato tutte le forze progressiste nel mondo, i movimenti sociali e gli Stati a sostenere il popolo palestinese, denunciando i crimini dell'occupante contro il popolo palestinese, e promuovendo ed espandendo il boicottaggio globale e l'isolamento degli occupanti a tutti i livelli e in tutti i forum.
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13 luglio 2015 | redazione |
Grecia e refendum | |
A che cosa servono i referendum?
I greci che hanno votato OXI al referendum, per rigettare le misure antioperaie e antipopolari di UE, FMI , BCE si ritrovano a pochi giorni con un accordo capestro, il peggiore, che impone alla Grecia un piano di privatizzazioni, garantito dal pignoramento dei beni , svendite, aumento dell’Iva e aggravamento delle condizioni di lavoro e dei pensionati, sacrifici, in sostanza, peggiori dei precedenti. Una resa incondizionata, da parte dello stesso Tsipras che aveva indetto il referendum. La ricetta della UE, in cambio di 80 miliardi che non andranno certo ai lavoratori, ai pensionati e ai disoccupati greci, ma alle banche e ai capitalisti greci ed europei.
Syriza capeggiata da Tsipras dopo aver consegnato il ministero della difesa all’estrema destra (Anel) e confermata la fedeltà alla Nato, ha basato la sua campagna elettorale contro L'Europa della Merkel per un'altra Europa ed ha scaricato la responsabilità della scelta del No sull’elettorato accettando poi il peggio del peggio, probabilmente per arrivare ad un rimpasto di governo verso uno di “unità nazionale” più sicuro e affidabile per gli interessi dell’imperialismo europeo e di riequilibrio nei confronti dell'amministrazione USA.
Questa è l'unica europa possibile nel quadro di un sistema capitalista e imperialista. Come dimostra il ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier - che solo qualche mese fa ha regalato milioni di euro al governo ucraino, cioè ai filonazisti di Pravi Sektor per sostenere la sua "lotta per la libertà e per la democrazia” - è fra i più accesi detrattori del governo greco e non ha esitato a insultarlo pubblicamente accusando i greci di parassitismo ai danni dei contribuenti tedeschi e europei, come fanno i nostri governanti e no, usando solo linguaggi più ecumenici e ipocriti.
Come Renzi, che si presenta come sinistra, ma con una politica di destra. Pronto ad andare a scodinzolare dalla Merkel per fare vedere come sia bravo a far passare le controriforme dettate dalla UE prima che questa prendesse provvedimenti. Per tentare di ottenere briciole e dilazioni in cambio di controriforme utili ai padroni italiani e stranieri e al suo stare al potere, senza elezioni, come garante insieme a Padoan dei dettami di un’Europa capitalista e imperialista.
Tutti coloro (Carc, Rossa, Rete dei comunisti, Piattaforma comunista, fino al M5S) che hanno parteggiato per il NO e per il referendum come la più alta espressione di democrazia, dimenticando gli esiti infausti di questi istituto nel nostro paese o la totale inconsistenza di vittorie come quella sui beni comuni (acqua ecc.) non supportati da un costante e progressivo movimento organizzato di lotta anticapitalista, dopo aver partecipato anche con la presenza di delegazioni ad Atene, come se la campagna fosse la loro e inneggiato alla vittoria ottenuta, si stanno arrampicando sugli specchi per nascondere la loro partecipazione alla capitolazione di Tsipras. Hanno dato credito a posizioni social-democratiche e di conciliazione tra le classi pur di non condividere o nascondendo la posizione dei comunisti greci organizzati nel KKE e nel suo sindacato il PAME. Non una seria autocritica, che dovrebbe vedere in organizzazioni con una base e non piccoli gruppi auto referenziali dove si può dire tutto e il contrario tutto, almeno sostituire i responsabili per aver preso un abbaglio così grande. Non basta il repentino cambio di posizione, prendendo ora le distanze, tipica di chi non ha coerenza di analisi di classe e comunista.
Noi comunisti non ci facciamo trascinare dalle sensazioni né dalle tifoserie. Abbiamo, da subito, concordato e appoggiato la posizione del KKE e del Pame e messo al centro della nostra analisi la conoscenza dei fatti e, soprattutto, il senso di classe degli avvenimenti. Non c’è una Europa cattiva e una buona, non si può riformare questa Europa.
Il referendum non è una forma di democrazia, non è l’inizio di una rottura che porta al cambiamento. Democrazia è il potere nelle mani della classe operaia e dei lavoratori che abbattono lo Stato borghese.
Ai comunisti greci – con i quali solidarizziamo per l’oggettiva difficoltà in cui si trovano – non resta che continuare a lottare con i propri obiettivi: contro la proposta del Governo, l’Ue, il FMI, la BCE, la Nato, nella prospettiva rivoluzionaria dell’abbattimento del sistema capitalista e la sua sostituzione con il socialismo.
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1 luglio 2015 | redazione |
GRECIA: né austerità né referendum | |
La "crisi" della Grecia sta dimostrando ulteriormente il falimento del capitalismo. Con la costruzione di questa Europa imperialista degli Stati borghesi, delle banche, dei monopoli è stata imposta sulla classe lavoratrice e le masse popolari europee una politica di austerità strangolante. Infatti tutto gira intorno ai soldi. Gli Stati hanno costituito e approvato trattati, da quello di Maastricht in poi mentre tutti i partiti si sono lanciati nella corsa di un europarlamento, un carrozzone, che costa miliardi ogni mese e che si mantiene sul sacrificio delle popolazioni europee.
Syriza in campagna elettorale ha promesso mari e monti e il giorno dopo ha accettato le condizioni del potere europeo con la sola variante dei rinvii. Ora indice un referendum per non prendere posizione e scaricare la responsabilità sulla popolazione già stremata dai sacrifici. Referendum appoggiato dalla stupidità dei politici italiani, Grillo in testa, preso come esempio di democrazia mentre in realtà si tratta di chiamare il popolo greco a decidere se morire tramite impiccagione o tramite fucilazione. Una bella democrazia!
La Germania continua a fare la parte del padrone e Renzi corre a Berlino a scodinzolare di fronte alla Merkel che vuole eliminare Tsipras per avere un governo più allineato, come quello italiano. Anche gli Usa sono interessati al salvataggio della Grecia, ma solo per difendere i propri interessi strategici e militari delle basi USA e Nato e in funzione anti Russia.
Tutte le giustificazioni adottate per convincere l'opinione pubblica sulla necessità dell'Europa e la richiesta agli Stati di accellerare le riforme per la crescita sono un inganno per garantire i poteri forti.
redazione di “nuova unità”
Pubblichiamo il comunicato del Pame e la posizione del KKE
NO AL MEMORANDUM DELLA TROIKA NO AL MEMORANDUM DI SYRIZA
Il Governo di coalizione del partito socialdemocratico Syriza e dell’estrema destra ANEL ha approvato la scorsa notte in Parlamento il ricorso al referendum per il 5 di Luglio. Tale risoluzione è stata votata in Parlamento con 178 voti favorevoli da tre partiti, Syriza, ANEL e il partito neofascista Alba Dorata.
Con questo referendum la coalizione Syriza – Anel intende trasferire le sue grandi responsabilità al popolo Greco. Allo stesso tempo cerca di ingannare i lavoratori con molte bugie, per questo la domanda posta nel referendum è falsa.
Il Governo Greco ha rifiutato di inserire nel referendum la domanda sul Memorandum proposto dal Governo stesso che include un programma antipopolare da 8 miliardi di euro sottoscritto dallo stesso primo ministro Tsipras e presentato alla Troika. Pertanto la domanda del referendum chiederà ai Greci soltanto se approvino o meno il Memorandum proposto dalla Troika che in realtà ha poche differenze dalla proposta del Governo.
Oggi il Presidente della Repubblica, Prokopis Paulopulos darà il suo consenso alla legge che indice il Referendum. E’ importante ricordare che il Presidente della Repubblica, che è eletto dal Parlamento, fu scelto da Syriza e votato da Syriza, ANEL e i neo conservatori di NUOVA DEMOCRAZIA. L’attuale Presidente della Repubblica è stato membro in passato del Parlamento per 16 anni e per 7 anni come Ministro nel governo di Nuova Democrazia. Nel periodo 2004 – 2009 è stato Ministro degli Interni e Capo dei Servizi Segreti Greci.
La classe operaia del nostro Paese deve denunciare con il voto del 5 luglio sia il Memorandum della Troika sia quello del Governo. Denunciare l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea ed esigere la rottura con questi meccanismi imperialisti. Il movimento sindacale di classe deve utilizzare questi cinque giorni per informare tutti gli strati popolari. Il Governo ha chiamato al Referendum in così pochi giorni proprio per impedire una discussione sostanziale.
Allo stesso tempo noi chiamiamo i lavoratori a denunciare tutte le forze politiche che accettano l’Unione Europea come unica opzione e che hanno gravi responsabilità per la situazione attuale del nostro popolo.
Atene, 28 giugno 2015 (COMUNICATO DEL PAME – sindacato di area comunista)
La posizione del Partito Comunista di Grecia (KKE)
29/07/2015
Com'è ben noto, il governo del partito di "sinistra" e fondamentalmente socialdemocratico SYRIZA e del partito nazionalista di destra ANEL, nel tentativo di gestire il totale fallimento dei propri impegni pre-elettorali, ha annunciato un referendum per il 5 luglio 2015 il cui unico quesito sarà se i cittadini sono favorevoli o meno all'accordo proposto, che è stato preparato da UE, FMI e BCE e riguarda la continuazione delle misure antipopolari per l'uscita dalla crisi capitalistica, con la permanenza della Grecia all'interno dell'euro.
Gli esponenti del governo di coalizione invitano il popolo a dire "no" e chiariscono che questo "no" nel referendum verrà interpretato dal governo greco come un'approvazione nei confronti della sua proposta di accordo con UE, FMI e BCE, anch'essa contenente, in 47+8 pagine, barbare misure antioperaie e antipopolari finalizzate ad aumentare la redditività del capitale, la "crescita" capitalistica e la permanenza del paese nell'euro. Come lo stesso Governo SYRIZA-ANEL ammette, continuando a glorificare l'UE come "la nostra comune casa europea", il "successo europeo", questa proposta è per il 90% identica a quella di UE, FMI e BCE e ha davvero poco a che fare con ciò che SYRIZA aveva promesso prima delle elezioni.
I fascisti di Alba Dorata, insieme ai partiti della coalizione di governo (SYRIZA-ANEL), si sono espressi a favore del "no" e hanno anche apertamente appoggiato il ritorno alla moneta nazionale.
Dall'altro lato, il partito d'opposizione di destra ND, il partito socialdemocratico PASOK che ha governato fino a gennaio 2015, e POTAMI (formalmente un partito di centro, ma sostanzialmente un partito reazionario) hanno preso posizione in favore del "si", alle barbare misure della Troika che, secondo quanto affermano, verrà interpretato come un consenso a "restare nell'UE a tutti i costi".
In realtà, entrambe le risposte portano a un "si" all'UE e alla barbarie capitalista.
Durante la seduta parlamentare del 27 giugno, la maggioranza governativa di SYRIZA-ANEL ha rifiutato la proposta del KKE che le seguenti questioni fossero poste al giudizio del popolo greco nel referendum:
- No alle proposte di accordo di UE-BCE-FMI e del governo greco
- Uscita dall'UE, abolizione dei memorandum e di tutte le leggi applicative.
Con questa presa di posizione, il governo ha dimostrato di voler ricattare il popolo affinché approvi la sua proposta alla troika, che è l'altra faccia della stessa moneta. Ossia, sta chiedendo al popolo greco di acconsentire ai suoi piani antipopolari e all'imposizione delle sue nuove scelte antipopolari, o tramite un nuovo presunto accordo "migliorato" con le organizzazioni imperialiste, o attraverso l'uscita dall'euro e il ritorno alla valuta nazionale, per la quale il popolo verrà chiamato a pagare di nuovo.
In queste condizioni, il KKE chiama il popolo a utilizzare il referendum come un'opportunità per rafforzare l'opposizione all'UE, per rafforzare la lotta per l'unica via realistica fuori dall'attuale barbarie capitalista. Il contenuto di questa via d'uscita è: la rottura-svincolamento dall'UE, la cancellazione unilaterale del debito, la socializzazione dei monopoli, il potere operaio e popolare.
Il popolo, attraverso la propria attività e la propria scelta nel referendum, deve rispondere all'inganno del falso quesito posto dal governo e rigettare la proposta di UE-FMI-BCE e anche la proposta del governo SYRIZA-ANEL. Entrambe contengono barbare misure antipopolari, che verranno aggiunte ai memorandum e alle leggi applicative del precedente governo ND-PASOK. Entrambe servono gli interessi del capitale e dei profitti capitalistici.
Il KKE sottolinea che il popolo non deve scegliere tra Scilla e Cariddi, ma deve esprimere, con ogni mezzo disponibile e in ogni modo, la propria contrarietà all'UE e ai suoi permanenti memorandum nel referendum. Deve "cancellare" questo dilemma inserendo, come proprio voto, la proposta del KKE nell'urna.
NO ALLA PROPOSTA DI UE-FMI-BCE
NO ALLA PROPOSTA DEL GOVERNO
DISIMPEGNO DALL'UE E POTERE POPOLARE
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
La "crisi" della Grecia sta dimostrando ulteriormente il falimento del capitalismo. Con la costruzione di questa Europa imperialista degli Stati borghesi, delle banche, dei monopoli è stata imposta sulla classe lavoratrice e le masse popolari europee una politica di austerità strangolante. Infatti tutto gira intorno ai soldi. Gli Stati hanno costituito e approvato trattati, da quello di Maastricht in poi mentre tutti i partiti si sono lanciati nella corsa di un europarlamento, un carrozzone, che costa miliardi ogni mese e che si mantiene sul sacrificio delle popolazioni europee.
Syriza in campagna elettorale ha promesso mari e monti e il giorno dopo ha accettato le condizioni del potere europeo con la sola variante dei rinvii. Ora indice un referendum per non prendere posizione e scaricare la responsabilità sulla popolazione già stremata dai sacrifici. Referendum appoggiato dalla stupidità dei politici italiani, Grillo in testa, preso come esempio di democrazia mentre in realtà si tratta di chiamare il popolo greco a decidere se morire tramite impiccagione o tramite fucilazione . Una bella democrazia!
La Germania continua a fare la parte del padrone e Renzi corre a Berlino a scodinzolare di fronte alla Merkel che vuole eliminare Tsipras per avere un governo più allineato, come quello italiano. Anche gli Usa sono interessati al salvataggio della Grecia, ma solo per difendere i propri interessi strategici e militari delle basi USA e Nato e in funzione anti Russia.
Tutte le giustificazioni adottate per convincere l'opinione pubblica sulla necessità dell'Europa e la richiesta agli Stati di accellerare le riforme per la crescita sono un inganno per garantire i poteri forti.
redazione di “nuova unità”
Pubblichiamo il comunicato del Pame e la posizione del KKE
NO AL MEMORANDUM DELLA TROIKA NO AL MEMORANDUM DI SYRIZA
Il Governo di coalizione del partito socialdemocratico Syriza e dell’estrema destra ANEL ha approvato la scorsa notte in Parlamento il ricorso al referendum per il 5 di Luglio. Tale risoluzione è stata votata in Parlamento con 178 voti favorevoli da tre partiti, Syriza, ANEL e il partito neofascista Alba Dorata.
Con questo referendum la coalizione Syriza – Anel intende trasferire le sue grandi responsabilità al popolo Greco. Allo stesso tempo cerca di ingannare i lavoratori con molte bugie, per questo la domanda posta nel referendum è falsa.
Il Governo Greco ha rifiutato di inserire nel referendum la domanda sul Memorandum proposto dal Governo stesso che include un programma antipopolare da 8 miliardi di euro sottoscritto dallo stesso primo ministro Tsipras e presentato alla Troika. Pertanto la domanda del referendum chiederà ai Greci soltanto se approvino o meno il Memorandum proposto dalla Troika che in realtà ha poche differenze dalla proposta del Governo.
Oggi il Presidente della Repubblica, Prokopis Paulopulos darà il suo consenso alla legge che indice il Referendum. E’ importante ricordare che il Presidente della Repubblica, che è eletto dal Parlamento, fu scelto da Syriza e votato da Syriza, ANEL e i neo conservatori di NUOVA DEMOCRAZIA. L’attuale Presidente della Repubblica è stato membro in passato del Parlamento per 16 anni e per 7 anni come Ministro nel governo di Nuova Democrazia. Nel periodo 2004 – 2009 è stato Ministro degli Interni e Capo dei Servizi Segreti Greci.
La classe operaia del nostro Paese deve denunciare con il voto del 5 luglio sia il Memorandum della Troika sia quello del Governo. Denunciare l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale Europea ed esigere la rottura con questi meccanismi imperialisti. Il movimento sindacale di classe deve utilizzare questi cinque giorni per informare tutti gli strati popolari. Il Governo ha chiamato al Referendum in così pochi giorni proprio per impedire una discussione sostanziale.
Allo stesso tempo noi chiamiamo i lavoratori a denunciare tutte le forze politiche che accettano l’Unione Europea come unica opzione e che hanno gravi responsabilità per la situazione attuale del nostro popolo.
Atene, 28 giugno 2015 (COMUNICATO DEL PAME – sindacato di area comunista)
La posizione del Partito Comunista di Grecia (KKE)
29/07/2015
Com'è ben noto, il governo del partito di "sinistra" e fondamentalmente socialdemocratico SYRIZA e del partito nazionalista di destra ANEL, nel tentativo di gestire il totale fallimento dei propri impegni pre-elettorali, ha annunciato un referendum per il 5 luglio 2015 il cui unico quesito sarà se i cittadini sono favorevoli o meno all'accordo proposto, che è stato preparato da UE, FMI e BCE e riguarda la continuazione delle misure antipopolari per l'uscita dalla crisi capitalistica, con la permanenza della Grecia all'interno dell'euro.
Gli esponenti del governo di coalizione invitano il popolo a dire "no" e chiariscono che questo "no" nel referendum verrà interpretato dal governo greco come un'approvazione nei confronti della sua proposta di accordo con UE, FMI e BCE, anch'essa contenente, in 47+8 pagine, barbare misure antioperaie e antipopolari finalizzate ad aumentare la redditività del capitale, la "crescita" capitalistica e la permanenza del paese nell'euro. Come lo stesso Governo SYRIZA-ANEL ammette, continuando a glorificare l'UE come "la nostra comune casa europea", il "successo europeo", questa proposta è per il 90% identica a quella di UE, FMI e BCE e ha davvero poco a che fare con ciò che SYRIZA aveva promesso prima delle elezioni.
I fascisti di Alba Dorata, insieme ai partiti della coalizione di governo (SYRIZA-ANEL), si sono espressi a favore del "no" e hanno anche apertamente appoggiato il ritorno alla moneta nazionale.
Dall'altro lato, il partito d'opposizione di destra ND, il partito socialdemocratico PASOK che ha governato fino a gennaio 2015, e POTAMI (formalmente un partito di centro, ma sostanzialmente un partito reazionario) hanno preso posizione in favore del "si", alle barbare misure della Troika che, secondo quanto affermano, verrà interpretato come un consenso a "restare nell'UE a tutti i costi".
In realtà, entrambe le risposte portano a un "si" all'UE e alla barbarie capitalista.
Durante la seduta parlamentare del 27 giugno, la maggioranza governativa di SYRIZA-ANEL ha rifiutato la proposta del KKE che le seguenti questioni fossero poste al giudizio del popolo greco nel referendum:
- No alle proposte di accordo di UE-BCE-FMI e del governo greco
- Uscita dall'UE, abolizione dei memorandum e di tutte le leggi applicative.
Con questa presa di posizione, il governo ha dimostrato di voler ricattare il popolo affinché approvi la sua proposta alla troika, che è l'altra faccia della stessa moneta. Ossia, sta chiedendo al popolo greco di acconsentire ai suoi piani antipopolari e all'imposizione delle sue nuove scelte antipopolari, o tramite un nuovo presunto accordo "migliorato" con le organizzazioni imperialiste, o attraverso l'uscita dall'euro e il ritorno alla valuta nazionale, per la quale il popolo verrà chiamato a pagare di nuovo.
In queste condizioni, il KKE chiama il popolo a utilizzare il referendum come un'opportunità per rafforzare l'opposizione all'UE, per rafforzare la lotta per l'unica via realistica fuori dall'attuale barbarie capitalista. Il contenuto di questa via d'uscita è: la rottura-svincolamento dall'UE, la cancellazione unilaterale del debito, la socializzazione dei monopoli, il potere operaio e popolare.
Il popolo, attraverso la propria attività e la propria scelta nel referendum, deve rispondere all'inganno del falso quesito posto dal governo e rigettare la proposta di UE-FMI-BCE e anche la proposta del governo SYRIZA-ANEL. Entrambe contengono barbare misure antipopolari, che verranno aggiunte ai memorandum e alle leggi applicative del precedente governo ND-PASOK. Entrambe servono gli interessi del capitale e dei profitti capitalistici.
Il KKE sottolinea che il popolo non deve scegliere tra Scilla e Cariddi, ma deve esprimere, con ogni mezzo disponibile e in ogni modo, la propria contrarietà all'UE e ai suoi permanenti memorandum nel referendum. Deve "cancellare" questo dilemma inserendo, come proprio voto, la proposta del KKE nell'urna.
NO ALLA PROPOSTA DI UE-FMI-BCE
NO ALLA PROPOSTA DEL GOVERNO
DISIMPEGNO DALL'UE E POTERE POPOLARE
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
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21 giugno | redazione |
editoriale nu n. 3 | |
Il nemico è in casa nostra!
Organizziamoci per cambiare il sistema di sfruttamento e sostituirlo con il socialismo
Se qualcuno si era dimenticato di Roma capitale la recente cronaca ce l'ha riportato in primo piano con il secondo atto dell'inchiesta. Non c'è da stupirsi è la dimostrazione che, mentre si parla di continui tagli sulla pelle dei lavoratori, i soldi ci sono e ci sarebbero se non andassero a finire nelle tasche degli amministratori corrotti, degli speculatori, dei faccendieri con i quali i costi degli appalti lievitano del 40%. Intrecci tra PD e destra, a partire da Carminati, sdoganato da Salvini e suo alleato.
E si capisce come il soffiare sul fuoco con tutta Casa Pound, Fratelli d'Italia&C. per i campi rom, gli immigrati, gli occupanti di case, terreno di guadagno di questi criminali, servisse anche per gettare fumo negli occhi delle malefatte e alimentare razzismo e nazionalismo ad uso elettorale di cui ha beneficiato la Lega nord.
I governanti sfruttano la crisi economica per accelerare i piani di austerità sotto il controllo dell'Unione europea, i capitalisti la utilizzano per delocalizzare o chiudere gli impianti e i disoccupati aumentano. Per restare nei parametri dei Trattati europei il governo spinge sulla realizzazione delle riforme, dal lavoro alle istituzioni, dichiara di rendere l'Italia più efficiente per agevolare gli investimenti dall'estero. Ma i pochi impianti produttivi rimasti sono in gran parte nelle mani di multinazionali che comprano per chiudere e usare il know out in altre parti del mondo.
I lavoratori scendono in piazza e resistono finché possono, poi intervengono i dirigenti dei sindacati confederali in un gioco al ribasso con padronato e governo. Accettano l'accordo sulla rappresentanza, il jobs act e tutto quello che ne consegue, la riduzione della Cig, la durata della Naspi ecc. I lavoratori dopo essere stati ben spremuti sono buttati via e i disoccupati continuano ad aumentare.
Le disastrose condizioni di vita di chi con il lavoro perde la casa, la salute - sono già 10milioni gli italiani che non riescono a pagare il ticket su cure e medicine - e, spesso, la famiglia, alimentano la guerra tra poveri e gli immigrati sono visti come "concorrenti" e nemici.
Per far accettare la sua politica scellerata e antipopolare ed avere il consenso il potere nazionale ed europeo deve mantenere l'assenza del senso critico, la manipolazione delle coscienze e alto il livello di ignoranza, razzismo e paura sono palpabili proprio là dove regna l'ignoranza! Da qui l'attacco alla scuola, la mistificazione storica e ideologica - la retorica parata del 2 giugno è solo un esempio - e la disinformazione della comunicazione. Il tutto marcia di pari passo con la repressione sui luoghi di lavoro e nella società e la militarizzazione del territorio. Dicono per far fronte alla criminalità, ma è solo la violenza dello sfruttamento e dell'eliminazione dei diritti sociali da parte della borghesia per impedire che la classe lavoratrice attui finalmente la sua violenza proletaria, la sua lotta di classe.
Dopo anni di politica democristiana, socialdemocratica, riformista e l'opportunismo dei sindacati i lavoratori sono disarmati. Spesso invocano l'intervento degli imprenditori pensando che si possa vivere solo grazie a loro e che il sistema capitalista sia l'unico percorribile. Senza padroni si può vivere. Non siamo tutti nella stessa barca, non ci sono capitalisti buoni e capitalisti cattivi per cui solo il rovesciamento del capitalismo e delle sue strutture e la costruzione di un sistema socialista può risolvere i bisogni della classe operaia e delle masse popolari. La Grecia insegna. Nonostante la vittoria elettorale Siryza dimostra come le difficoltà finanziarie non si risolvano all'interno di un governo borghese che illude e limita la mobilitazione delle masse. Così sarà per l'esperienza di Podemos in Spagna.
Non si può ignorare che il capitalismo è responsabile di tutti i mali delle popolazioni, della crisi, del fascismo, della guerra. Che la crisi aumenta le contraddizioni tra Stati capitalisti e la concorrenza dei monopoli e la guerra diventa una tappa inevitabile del capitalismo. Guerre per la conquista e il controllo dei mercati, delle risorse energetiche e dei territori ma anche per il controllo politico. Non è un caso che l'ideologia comunista sia sotto attacco ovunque, che si sviluppino posizioni antistoriche, che la Ue cerchi di equiparare il nazismo al comunismo, proibire l'attività dei partiti comunisti, l'uso dei simboli comunisti mentre appoggia i governi che legittimano le forze fasciste, in particolare nei paesi dell'Est e in Ucraina.
Gli Stati Uniti continuano la corsa al riarmo costringendo gli altri paesi aderenti alla Nato a spese folli: 1000 miliardi di dollari annui e non ci stancheremo mai di ricordare che l'Italia paga circa 60 milioni al giorno per la sua alleanza militare e per le Basi collocate su tutto il nostro territorio che - oltre alle funzioni di attacco e stoccaggio di armi nucleari - sono da sempre luoghi di trame eversive e addestramento dei fascisti. E' di questi giorni l'arrivo a Vicenza di un convoglio Usa per l’addestramento di sei mesi di tre battaglioni di chiara ispirazione nazista della Guardia nazionale ucraina, effettuato da circa 300 paracadutisti statunitensi.
L'Alleanza militare scalda i muscoli ed è sottovalutata anche dalle forze che si definiscono rivoluzionarie. La stessa Mogherini garantisce l'intensificazione della cooperazione Nato-Ue. Dichiara che "La Ue e la Nato hanno natura differente, ma condividono gli stessi valori". Vi sono "sfide attorno a noi che ci uniscono", dall’Ucraina alla Libia. E annuncia che "l’Unione europea rilancerà a giugno gli investimenti nella difesa". Avanti con le spese militari!
C'è un gran fermento di riunioni con i ministri della difesa e delle finanze tesi a condizionare il futuro dell'Europa. Continuano le esercitazioni: ad aprile in Germania, Olanda, Repubblica Ceca e altri otto paesi europei, a giugno in Polonia con truppe di Germania, Olanda, Repubblica Ceca, Norvegia. A settembre sarà la volta di Italia, Spagna e Portogallo. La grande esercitazione di "guerra preventiva" «Trident Juncture 2015» - 25 mila unità terrestri, aeree e navali e con forze speciali di tutti i paesi Nato - dimostrerà la capacità di lanciare altre guerre nel NordAfrica e nel Medioriente. Senza dimenticare l’Europa orientale. Sotto la sigla UE la Nato prepara una nuova operazione in Libia per stabilire un governo unitario in quanto, sostiene Stoltenberg, gli sforzi per stabilizzare il paese nel 2011 non sono riusciti.
La Nato - sotto l'indiscusso comando statunitense - dopo aver distrutto la Jugoslavia, aver inglobato tutti i paesi dell’ex Patto di Varsavia, e penetrata in Ucraina, assumendo il controllo di posizioni chiave nelle forze armate e addestrando i gruppi neonazisti usati a Kiev, continua la pressione sulla Russia non solo attraverso le sanzioni economiche con pesanti ripercussioni sull'occupazione, ma intraprendendo un "adattamento strategico" che costerà denaro, tanto denaro, spremuto dallo sfruttamento e dai sacrifici della classe lavoratrice e delle masse popolari di tutta Europa.
Il fascismo, lo strumento usato dal capitalismo per esercitare il suo potere, la guerra imperialista come soluzione alle crisi dei governi borghesi sono i veri nemici contro cui combattere. E' un percorso difficile, probabilmente lungo, ma non c'è altra strada. Una strada che richiede l'organizzazione, la costruzione di un vero partito comunista che sia in grado di coordinare e rafforzare tutte le lotte e disegnare una nuova società.
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29 aprile 2015 | redazione |
Viva il 1° Maggio | |
1° di maggio contro
il capitalismo
Non ci servono cortei “festosi” e rituali,
ci serve che il 1° Maggio diventi
solo il simbolo della lotta di tutti
gli sfruttati e gli oppressi
negli altri 364 giorni dell’anno
Il 1° Maggio come giornata internazionale dei lavoratori risale ad anni lontanissimi – ma
purtroppo solo nel tempo – e precisamente al Congresso Operaio Socialista della 2°
Internazionale a Parigi del 1889, che la fissò in omaggio ai Martiri di Chicago (7 di loro
erano immigrati di nazionalità tedesca) e in ricordo delle giornate di lotta per le 8 ore di
lavoro culminate nella rivolta di Haymarket. La lotta era iniziata dalla fabbrica di trattori
McCormik, contro la giornata di 10/12 ore di lavoro, sabato compreso, in condizioni
pericolose.
Detto così… com’è tragicamente attuale, vero? E oggi ci rubano persino la domenica!
È passato un secolo e ci ritroviamo nelle stesse condizioni. La precarietà - tratto sempre
costante nella storia del capitalismo, non va dimenticato - sotto l’attacco del cosiddetto
neo-liberismo, è diventata la costante delle nostre vite. Dopo un secolo di lotte sindacali
e politiche, ad uno ad uno crollano le conquiste: la contrattazione collettiva, un salario
che permetta di vivere con dignità o, semplicemente, di vivere, la giornata e il tempo
di lavoro, il diritto di sciopero, la negoziazione collettiva, la rappresentanza sindacale
ecc. ecc. Generazioni di giovani senza lavoro – quindi senza futuro, diciamocelo chiaro
– donne ricacciate nelle loro case… e la lista è lunga.
L’obiettivo del capitale, comunque si chiami la versione attuale, è chiarissimo: massima libertà di sfruttare, disciplinare, dividere e indebolire la classe lavoratrice, riversando oltretutto su di noi quello che si chiama “rischio d’impresa”. Privatizzare i profitti e socializzare – al massimo grado – le perdite, ecco il significato vero.
Vivere nella precarietà (nel nostro paese, ma non solo) ha molti significati: essere disoccupato; avere un lavoro temporaneo che a volte è di pochi giorni; addirittura lavorare gratis come succede per l’Expo di Milano, dove “farà curriculum” indicare ai visitatori stranieri dove si trovano i bagni… il tutto con l’assenso dei cosiddetti “rappresentanti dei lavoratori” (leggi: sindacati confederali) e delle istituzioni (il sindaco di "sinistra” di Milano in testa).
Anche chi ha il posto “fisso” sa che fisso questo non lo è, grazie ad una serie di leggi di cui il Jobs Act è solo l’ultima espressione.
Tutto quanto sopra spacciato all’insegna di due parole d’ordine: questo è il miglior mondo “possibile”, ed è “il nuovo che avanza”.
Il concetto che ci sta sotto è molto chiaro: l’ineluttabilità e l’immutabilità della realtà attuale. E se i Martiri di Chicago si rivolteranno nella tomba guardandoci lavorare e soffrire come loro un secolo dopo, proprio il loro sacrificio ci dice invece che la realtà è sempre possibile cambiarla. Perché questo secolo passato dalla rivolta di Haymarket ha visto il sorgere delle prime esperienze di Stato socialista, di classe operaia e di sfruttati che hanno preso il potere, di popoli colonizzati che si sono liberati.
Se noi, in Europa e nei paesi cosiddetti avanzati, assistiamo alla distruzione delle conquiste dei nostri diritti più elementari, e lo spettro della guerra è arrivato anche nelle nostre case, in altre parti del mondo altri milioni e milioni di lavoratori hanno il diritto di festeggiarla, questa giornata dell’unità del proletariato rivoluzionario.
In America Latina, per fare l’esempio più avanzato della lotta di classe oggi, milioni e milioni di lavoratori, di sfruttati, di fantasmi sconosciuti spinti ai margini estremi della società, stanno recuperando il loro futuro, possono avere una vita degna, contano nelle loro società, hanno ripreso nelle loro mani il loro destino. Certo il processo non è concluso – né potrebbe esserlo, la storia ce l’ha insegnato – ma l’obiettivo è chiaro: spedire nella spazzatura della storia il capitalismo in tutte le sue versioni. Il prezzo in morti e feriti è alto, ma ne vale la pena.
E anche in Europa ci sono sussulti che tolgono il sonno ai capitalisti: al di là delle valutazioni che ognuno di noi può dare, a torto o a ragione, dell’esperienza di Syriza – e dovremmo sempre ricordare che vanno analizzati non solo i fatti ma i processi che sono in atto – un fatto è chiaro. Meno “anestetizzato” il popolo greco da più di cinque anni sta lottando ogni giorno contro l’ultimo esperimento del capitale, mangiarsi anche gli Stati nazionali. Perché la Grecia questo è stata: l’equivalente del Cile di Allende, un laboratorio avanzato del capitale.
Anche in Spagna e Portogallo le cose non si presentano poi così facili: scioperi ogni giorno, settori di lavoratori che si organizzano, “scene” di lotta di classe.
Parlavamo della guerra. La guerra del capitale ai popoli di tutto il mondo non è solo guerra militare cui esso ricorre – sempre più spesso oggi quando questi “altri mezzi” falliscono grazie alle mobilitazioni popolari - quando ha esaurito gli altri mezzi. E sulla guerra militare ci sarebbero pagine e pagine da scrivere.
È prima di tutto guerra economica, rapina delle materie prime, imposizione degli interessi di classe di pochissimi alla maggior parte dei popoli.
Qui c’è un curioso paradosso: oggi sono ancora pochi quelli che conoscono e denunciano il TTIPP, una serie di accordi commerciali tra USA, Canada ed Europa che ci porterebbero ad arrenderci alle esigenze del capitale globale superando ogni legislazione nazionale. Qualcuno ricorda il Vertice del 2005 a Mar del Plata, Argentina, dove i popoli sudamericani, rappresentati da Hugo Chàvez, Nestor Kirchner e Lula da Silva, dopo mesi di mobilitazioni e lotte, “seppellirono” l’ALCA, l’Accordo di Libero Commercio delle Americhe proposto dagli USA, forse la prima, vera e bruciante sconfitta economica, e quindi profondamente politica, dell’imperialismo con casa madre a Washington nell’era della globalizzazione? Fu la mobilitazione organizzata di un continente a renderla possibile: è una lezione di cui dobbiamo tenere conto.
Accordi di questo genere sono stati brutalmente e sanguinosamente imposti all’Africa con tutti i mezzi, e oggi si stanno discutendo il più segretamente possibile a Bruxelles. Il “Terzo Mondo” è qui, nella civile ed avanzata Europa, dopo che l’esperimento neo-liberista e imperialista è fallito in altri luoghi del mondo.
Mondo a cui dovremmo guardare più spesso, perché non tutto è sconfitta e perché spesso ce ne vengono esempi su cui ragionare...
E in questa giornata di 1° Maggio 2015 rivolgiamo anche un pensiero alle vittime di queste guerre, militari ed economiche, che giacciono in quella tomba che lambisce l’Italia e che chiamiamo Mediterraneo. Al di là di ogni sentimento di umanità, di solidarietà, di giustizia, ricordiamoci che se non ci mobilitiamo, se non lottiamo, le prossime vittime, saremo noi.
Lotta di classe, dicevamo. Strumento insostituibile, alla faccia dei vari professorini e intellettuali della mutua degli ultimi decenni, per cambiare la realtà che, in tutte le epoche della storia umana, non è mai stata né ineluttabile né, soprattutto, immutabile.
In questo panorama ci serve con urgenza – ognuno ne sia consapevole – una cosa al tempo stesso semplice ma difficilissima grazie alla storia di tradimenti, deleghe, inganni e beghe di cortile che ci portiamo dietro: un’organizzazione, un partito di classe, un “qualcosa” – chiamatelo come volete - che sappia unire gli innumerevoli rivoli di critica, di rivolta, di lotta che si esprimono dappertutto, ma solo slegati uno dall’altro e sembra che non riescano mai ad unirsi. Un’organizzazione che dia a tutti questi rivoli la consapevolezza di star combattendo un’unica battaglia, quella per rovesciare il barbaro e mortifero sistema del capitale, che fornisca la consapevolezza e gli strumenti perchè se vogliamo vivere, e non morire o sopravvivere miseramente, abbiamo bisogno di un’altra società, una società che ha nome Socialismo.
Sono così di estrema attualità le parole pronunciate nel 1924 dal grande marxista peruviano José Carlos Mariàtegui, fondatore del Partito Comunista peruviano, nel lontanissimo 1° maggio del 1924, quando invitava tutto il proletariato ad unirsi in quella giornata: “Non impiegate le vostre armi e non dilapidate il vostro tempo nel ferirvi uno con l’altro ma usatele per combattere l’ordine sociale, le sue istituzioni, le sue ingiustizie e i suoi crimini”.
Non ci servono cortei “festosi” e rituali, ci serve che il 1° Maggio diventi davvero solo il simbolo della lotta di tutti gli sfruttati e gli oppressi negli altri 364 giorni dell’anno.
Dati: nel mondo ci sono più di 200 milioni di disoccupati, 1 miliardo e 700 milioni di lavoratori poveri (il 30% circa dei lavoratori di tutto il mondo) che guadagnano meno di 3 dollari al giorno, un numero sconosciuto di fantasmi impiegati nella cosiddetta “economia informale” e 21 milioni di schiavi (non solo schiavi salariati, ma proprio schiavi, la cifra più alta nella storia dell’umanità).
Fonte: rispettabilissime istituzioni “borghesi” quali il Consiglio Economico e Sociale dell’ONU (ECOSOC) e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).
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10 aprile 2015 | redazione |
viva il 25 Aprile | |
La Resistenza continua
Il 25 Aprile la Resistenza continua!
A 70 anni dalla Liberazione sono continui gli attacchi alla Lotta partigiana per distruggerne il ricordo e imporre le controriforme e un sistema autoritario necessari al potere capitalista per scaricare la propria crisi sulla classe operaia e le masse popolari
La medaglia di onorificenza «in riconoscimento del sacrificio offerto alla Patria» che il governo di centrosinistra (Boldrini e Delrio alla presenza del Presidente Mattarella) ha consegnato alla memoria di Paride Mori, ex repubblichino e ufficiale del Battaglione Mussolini – che ha agito a fianco dei nazisti - è un altro insulto ai partigiani e antifascisti e un’altra tappa sulla via della “pacificazione nazionale” varata da Violante, che ha poi trovato un forte sostenitore in Napolitano, e ora ufficialmente dal governo Renzi che equipara i fascisti che hanno combattuto per la dittatura e l’oppressione a fianco dei nazisti ai partigiani che hanno lottato per la liberazione.
Che questo non sia un fatto isolato è dimostrato anche dall’articolo di Alessandro Fulloni su “corriere.it” intitolato: “Foibe, 300 fascisti di Salò ricevono la medaglia per il giorno del ricordo” (tra cui almeno 5 criminali di guerra accusati di avere torturato civili e partigiani). Dal 2004 con il governo Berlusconi sono cominciati i riconoscimenti ai fascisti in memoria delle vittime delle foibe come previsto dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo.
La “Giornata del ricordo” è nata dal governo Berlusconi su proposta di un gruppo di parlamentari in prevalenza Fi e An, ma non mancavano esponenti Udc e del centrosinistra. Oltre alla conservazione della memoria, la legge stabilisce la consegna delle medaglie ai familiari delle vittime sino al sesto grado. Onorificenze estese a chiunque, tra Friuli e Slovenia, sia stato ucciso «per cause riconducibili ad infoibamenti» nel periodo che va dall’8 settembre a metà del 1947, a seguito di «torture, annegamenti, fucilazione, massacri, attentati in qualsiasi modo perpetrati».
Riscrivere la storia attraverso gesti simbolici come le medaglie o riconoscimenti “per il sacrificio alla Patria” ai fascisti è solo uno dei tentativi per far passare come meritori, sia chi combatteva a fianco dei nazisti che coloro che lottavano contro la loro dittatura. Il nazionalismo ha bisogno della pacificazione e di ricorrenze condivise e il 25 Aprile è una data che ricorda un conflitto e, allora qual è modo migliore di superarlo se non quello di trasformarla in festa tricolore riconoscendo la bontà e gli “ideali” di tutti gli italiani, compresi i fascisti?
Nel 70° della Liberazione equiparare gli assassini della Repubblica di Salò, alleati dei nazisti tedeschi e considerati italiani che hanno servito la patria, ai partigiani liberatori - aumentare la produzione editoriale e televisiva che mescola e strumentalizza il passato come con le foibe e permettere il proliferare di gruppi fascisti che aprono sedi e distruggono quelle di sinistra, sprangano i militanti, è un insulto per tutti gli antifascisti. In questi 70 anni sono continui gli attacchi alla Lotta partigiana tesi a distruggerne e mistificarne il ricordo.
Il 25 Aprile ci riporta all’attualità delle stragi con cui i fascisti al servizio della borghesia capitalista, hanno insanguinato per decenni piazze e strade d'Italia, grazie anche alla presenza sul nostro territorio delle basi Usa e Nato, vere e proprie centrali di addestramento per l'eversione fascista, supporto dei servizi di sicurezza e spionaggio, basi logistiche per le guerre e depositi di micidiali armi di distruzione di massa.
Il fascismo, infatti, è lo strumento che la borghesia capitalista usa per opprimere e schiacciare la classe operaia e le masse popolari quando queste, con le lotte, mettono in discussione o in pericolo il potere del sistema di sfruttamento capitalista democratico-borghese.
Resistenza oggi è difendere l'antifascismo dalla politica reazionaria e dalle misure liberticide del governo Renzi, dagli attacchi della destra e dalla sua produzione ideologica che nega e mistifica il passato per riscrivere la storia e i testi scolastici nel tentativo di far dimenticare ai giovani il ricordo, i valori, gli ideali della Lotta partigiana e imporre una visione del mondo favorevole al capitalismo.
Per noi comunisti ricordare la Resistenza non significa solo ricordare la lotta armata dei partigiani che si sono sacrificati per liberare l’Italia dalla dittatura di Mussolini e dall’aggressore nazista, ma lottare ogni giorno per liberarci da ogni forma di sfruttamento ed oppressione e costruire una società diversa. La resistenza continua nella lotta contro il capitalismo e i suoi governi che scaricano la propria crisi sulla classe operaia e le masse popolari. Significa battersi per la cacciata delle basi Usa e Nato, contro le guerre imperialiste e contro il nuovo polo imperialista europeo e la sua Costituzione reazionaria.
Nell’Europa in crisi cronica da anni, l’unica politica economica che fa gli interessi del grande capitale consiste nell’applicazione di drastiche riduzioni salariali, di tagli sui trasporti, sui servizi – in particolare sulla sanità - accompagnate da politiche autoritarie, “missioni militari” e riarmo.
La difesa degli interessi dell’imperialismo italiano ed europeo nel mondo sempre alla ricerca di nuovi mercati a scapito dei concorrenti, richiede oggi nuove istituzioni più funzionali a raggiungere questi obiettivi e alle borghesie imperialiste serve il contributo di tutti. Per questo da anni si sta demolendo la Costituzione “antifascista”.
Con l’aumento degli interessi del capitale italiano, l’esercito di leva - inserito nella Carta Costituzionale Repubblicana con la nascita della Repubblica (art. 52) non era più funzionale agli interessi della borghesia imperialista e, come altri, è entrato in contrasto con la difesa degli interessi imperialisti nel mondo. Non è un caso che uno dei primi cambiamenti necessari a sostenere la politica aggressiva e guerrafondaia dell’imperialismo italiano nel mondo è stata proprio la riforma dell’esercito che ha trasformato il militare di leva in esercito professionale, pagato e, quindi, fedele al potere. Così lo Stato italiano si è attrezzato per aggirare e vanificare l’art. 11 della Costituzione Repubblicana che recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. È bastato sostituire la parola “guerra” con “missioni di pace” per creare una forza d’intervento militare basata su mercenari pronta a difendere in ogni momento la “patria” e gli interessi dell’imperialismo italiano nel mondo e, soprattutto pronta a partecipare alle guerre imperialiste. Ora il passo successivo è la costruzione di un esercito Europeo.
Non è dunque un caso che ultimamente importanti portavoce sia dell’UE, sia del governo tedesco e lo stesso presidente della Commissione Europea, Jean Claude Junker sostengano la necessità del riarmo e di un esercito europeo. Per Junker, questo esercito “Ci permetterà di costruire una politica estera ed una politica di sicurezza comuni e di condividere le responsabilità dell’Europa rispetto agli avvenimenti nel mondo” e “Permettere alla UE di reagire davanti alle minacce contro i paesi membri dell’Unione e gli Stati vicini”. La nostra lettura è che si stiano attrezzando in difesa dei propri interessi economici e per alimentare il complesso militare-industriale.
Noi proletari e comunisti non abbiamo niente da spartire con l’esigenza di guerra dei padroni.
Il nostro interesse di classe sta nella solidarietà rivoluzionaria tra gli operai e i proletari di tutto il mondo contro i propri padroni. Nell’organizzarsi – condizione indispensabile come lo è stato durante gli anni della dittatura fascista – per accelerare la lotta di liberazione dallo sfruttamento capitalista, per il socialismo.
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20 marzo 2015 | redazione |
editoriale | |
O protagonisti o sfruttati
Si prospetta un altro anno di sacrifici e repressione. La lotta continua ad essere l'arma per rispondere ai feroci attacchi della borghesia
Le vicende dei primi giorni dell'anno ci fanno capire che altro anno terribile ci aspetta. Prima di tutto sul lavoro. L'ottimismo espresso dai Ministri è tutto del Governo Renzi. Lavoratori, pensionati, disoccupati, giovani vivono una realtà ben diversa che continua ad aggravarsi.
In piena continuità con il rigore economico, delle scelte antipopolari e con le alleanze statunitensi, con i poteri forti dell'Unione europea e sioniste Mattarella ha sostituito Napolitano.
E' passato il jobs act (vi rimandiamo agli articoli sui numeri precedenti) in Parlamento nel silenzio di Cgil, Cisl, Uil, Ugl (lo sciopero di dicembre fortemente voluto dalla base è stata una farsa), arrivano i decreti attuativi che sanciscono lo schiavismo del XXI secolo, il via libera ai licenziamenti, l'attacco alle condizioni di lavoro, ai diritti e la salvaguardia del profitto padronale. Il lavoratore diventa una merce ad uso e consumo del "mercato", i contratti a tempo indeterminato sono un'illusione, il TFR in busta paga - soldi del lavoratore peraltro tassati - fa parte della propaganda elettorale come lo sgravio degli 80 euro e la promessa del bonus bebè. L'attacco si accompagna all'aumento della repressione contro i lavoratori con controlli e sanzioni, contro le occupazioni delle case e per imporre gli sfratti.
Un 2015 di nuovi tagli, tranne negli sprechi, nella spesa per mantenere il Palazzo e per il riarmo. Sforbiciata al Ministero del Lavoro di 4,6 milioni, ai Trasporti per 11,2 milioni, per la sanità sono 11,3 milioni, tagli che saliranno a 33,3 nel giro di tre anni e la parte del leone la farà il settore della prevenzione con quasi 11 milioni di euro per i prossimi tre anni, sebbene l'Italia destini alla sanità solo il 6% del Pil, il più basso d'Europa e degli stessi Stati Uniti. Tagli che ricadono sulla popolazione obbligata a pagare ticket salati per le prestazioni, tant'è che sono circa 9milioni gli italiani che non ricorrono alle cure. Situazione che peggiorerà dopo la firma di nuovi trattati in via di approvazione come il TTIP e il Tisa.
La Toscana, che vanta il primato di "buona sanità", nonostante gli ammanchi degli ospedali - non certo a causa delle eccessive cure - è stato aggiunto un ticket per la "digitalizzazione" di 10 euro che devono pagare anche gli esenti. La situazione sanitaria è gravissima e forse non è ancora recepita perché è orientata alla privatizzazione, all'uso delle assicurazioni e alla creazione di ricoveri di tipo A e B aumentando la discriminazione tra malati.
Non va meglio alla scuola dove la cultura è sostituita dal nozionismo, da un nuovo piano di tagli a favore degli istituti privati e dalla definitiva aziendalizzazione della scuola statale confacente all'industria.
Con l'aggravarsi della crisi emergono i fascisti che si inseriscono nel malessere sociale tentando il controllo dei territori. Al servizio dei padroni, collegati con la criminalità, il malaffare e gli stessi servizi segreti oggi trovano una sponda nella Lega nord di Salvini - alla ricerca dei voti di destra - che prosegue la sua politica reazionaria, razzista e xenofoba. Ma com'è nella loro natura i fascisti non tralasciano il lavoro sporco di manovalanza, aprono sedi in varie città d'Italia che sono veri e propri centri di organizzazione squadrista. E' dalla sede di Cremona di CasaPound (uno dei gruppi della galassia fascista) che è partito l'assalto al CSA Dordoni aggredendo i suoi militanti che si sono poi dileguati grazie all'intervento della polizia. Il più grave, Emilio, dopo un lungo periodo in coma necessita di cure particolari e costose.
La situazione è altrettanto grave sul piano internazionale. La politica del governo Renzi garantisce il contributo all'Alleanza Atlantica sia sul piano economico che sugli scenari di guerra e conferma, a fronte di tutti i tagli relativi alle spese sociali, il continuo aumento di spese militari. Non è che crediamo alle promesse di Renzi però ricordiamo - tanto per sbugiardarlo ulteriormente - che cinque mesi fa aveva annunciato di riesaminare l'acquisto dei cacciabombardieri F.35 con l'obiettivo di dimezzare il budget. Ebbene nei giorni scorsi è stato annunciato che l'Italia mantiene l'acquisto dei 90 caccia, per un importo pari a 13 miliardi di euro, denaro pubblico come quello per i 52 milioni di euro al giorno che l'Italia paga alla NATO e che forse sfugge ai più e che non possiamo aspettarci che PD o simili né gli stessi sindacati confederali informino i propri iscritti.
Le scelte internazionali del governo Renzi ci trascinano nella guerra che la Nato conduce su due fronti: meridionale e orientale in coerenza con la sottomissione agli Usa che lavorano per accrescere la loro influenza sull'Unione europea: si schiera con il governo di Kiev dove la NATO ha organizzato il golpe dopo anni di controllo in posizioni chiave nelle forze armate e dopo aver addestrato gruppi neonazisti, dove i comunisti sono messi al bando e il ministero della Giustizia ha presentato all'approvazione della Rada suprema (il Parlamento) un progetto di legge per la proibizione dell'ideologia comunista. Ed è pronto per inviare militari in Libia. Distrutta nel 2011 per l'ambizione e la conquista del petrolio della Francia con il codismo del governo italiano, oggi si conferma la nostra analisi e tutti coloro che inneggiavano alla caduta di Gheddafi strumentalizzano l'ascesa dell'IS con il ricatto del terrorismo. Ma chi ha creato questi gruppi e per quale motivo? E ritroviamo sempre i soliti Stati Uniti che come hanno utilizzato Al Qaeda oggi utilizzano IS.
La Grecia ha votato. Grande successo di Syriza. Gli elettori greci stremati dai sacrifici e dalla povertà si sono illusi delle promesse di Tsipras. Ma ancora fresco di vittoria elettorale il nuovo governo ha subito rassicurato l'Unione europea che non si trattava dell'uscita dalla Ue, argomento al centro dei comizi elettorali, ma della rinegoziazione. E, consegnando il ministero della Difesa alla destra, ha assicurato la fedeltà alla Nato. E' possibile fare l'interesse delle masse popolari se non si mettono in discussione il capitalismo e le alleanze militari imperialiste?
La guerra divampa in Libia e il conflitto in Ucraina - anche se scompare dai notiziari in seguito ai negoziati trilaterali - continua. Siamo nel pieno di contraddizioni interimperialistiche che rafforzano il potere della Germania e dimostrano l'inevitabilità della guerra. Ma gli Stati Uniti restano la prima potenza imperialista che prosegue il suo inserimento nell'Europa orientale con la creazione di basi Nato, lo spiegamento di militari come "forza di risposta", con l'assistenza militare al governo di Kiev, in funzione dello spostamento dei propri interessi strategici. E imponendo all'Europa trattati economici capestri come il TTIP e il Tisa. Il pericolo del coinvolgimento dell'Italia in guerra è più che mai reale. Il governo è pienamente sottomesso agli Stati Uniti, con le basi Usa e Nato dislocate sul nostro territorio la presenza militare statunitense è enorme, il riarmo è continuo.
E' evidente che il mondo ha bisogno di capovolgimento, ma restando in Italia non possiamo dire che ci sia una risposta adeguata. Le lotte sono parziali, locali, parcellizzate. Paghiamo il disarmo ideologico e politico sul quale la borghesia, i socialdemocratici e i revisionisti lavorano da tempo con l'obiettivo di cancellare la contraddizione di classe tra capitalisti e lavoratori sostituendolo con il mito della legalità e l'abolizione tra destra e sinistra. Finché non sarà chiaro che la classe lavoratrice deve diventare protagonista della lotta di classe e prendere in mano la propria vita politica per capovolgere questo sistema marcio e costruirne uno socialista senza sfruttamento e senza padroni ci saranno sempre delle toppe imposte dal capitalismo e i lavoratori e le masse popolari continueranno a vivere di stenti. |
20 dicembre 2014 | redazione |
editoriale | |
Basta con le illusioni
Con il nuovo anno ci aspettano nuove e sempre più potenti lotte
All’inizio piaceva. Sono bastati pochi mesi per capire che il problema non era il cambio ge-nerazionale, né mettere le donne ai posti di comando. Sempre più Renzi si svela per quello che è, il democristiano utile, in questo momento, alla borghesia, alle multinazionali, all’Unione europea, agli Stati Uniti. Deve fare bene i compiti assegnategli dall’Europa, in-fatti taglia continuamente su sanità e scuola per nascondere il continuo aumento del debi-to pubblico (nonostante la diminuzione dello spread). Gestione vivace com’è nelle sue cor-de. Forse non tutti sanno che è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti To-scana per aver dissanguato, da Presidente, le casse della Provincia di Firenze in viaggi, ce-ne, pasticceria, assunzioni di staggisti senza laurea in categoria “D”.
Deve reprimere la conflittualità per dimostrare, con arroganza e presunzione, che non ha ostacoli. Lo fa ben spalleggiato da Napolitano, in alleanza con Berlusconi, sul progetto Gelli, con la copertura legale: cancella la Costituzione e accelera su una nuova legge elettorale che favorirà i grandi partiti e accentuerà il processo di fascistizzazione. Quei partiti che per vivere intrallazzano con i fascisti, i faccendieri di vario tipo, gli imprenditori.
Renzi può vantare il primato di attacco ai diritti dei lavoratori e vorrebbe persino ridimen-sionare i sindacati confederali che per noi rappresentano la conciliazione con il potere e il tradimento della classe lavoratrice. Lo hanno dimostrato anche in occasione dello sciopero generale del 12 dicembre fortemente voluto dai lavoratori, ma indetto senza obiettivi stra-tegici e solo dopo che il famigerato jobs act era stato approvato dalla Camera e dal Sena-to, più per ribadire il loro ruolo e potere attraverso la concertazione che per la sua cancel-lazione e il ripristino dell'art. 18, né tantomeno far cadere il governo Renzi creando illusioni su eventuali interventi Parlamentari correttivi o di ricorsi a corti giudiziarie italiane ed europee.
Ben distanti dallo sciopero generale contro le misure di austerità decise dal governo di Bruxelles che ha paralizzato tutto il Belgio: dai collegamenti aerei, ferroviari, del trasporto pubblico locale, alla chiusura di scuole, imprese, fabbriche e servizi amministrativi. E dalle manifestazioni in Grecia dove, il 7 dicembre, il PAME ha organizzato manifestazioni di mas-sa come risposta immediata alla nuova offensiva antioperaia del governo e dell'Unione eu-ropea durante la discussione in Parlamento della legge di bilancio che prevede l'aumento dell'età pensionabile di 7 anni.
La carica della polizia contro gli operai Ast di Terni ha scandalizzato perfino certi riformisti, ma la polizia al soldo del potere carica ovunque ci siano manifestazioni contrarie a questo regime, dagli operai agli studenti, agli antifascisti. Il dissenso non è permesso, la gestione della politica e della società capitalista non può essere messa in discussione.
Se 45 anni fa (12 dicembre 1969) il potere ricorreva alle stragi come Piazza Fontana per intimidire le lotte di una classe operaia all’attacco oggi, con un movimento operaio ricatta-to, impotente e in difensiva, il governo - comitato d’affari della borghesia - usa il terrore psicologico e la repressione – oltre che nelle piazze - nei posti di lavoro con azioni punitive sistematiche che colpiscono le avanguardie sindacali e le vincola all'obbligo della fedeltà aziendale.
Ciò che è emerso a Roma - dove mancano i fondi per il carburante degli autobus, dove in alcune zone non si raccolgono i rifiuti – e dopo le vergognose proteste contro gli immigrati a Tor Sapienza sui quali lucravano, un sistema fasciomafioso. L’amministrazione romana, in particolare quella dell’”italianissimo” Alemanno foraggiava, tramite i suoi camerati e criminali che non si riguardavano dall’usare violenza, individui, partiti e... Finmeccanica - ora nelle mani di quel Moretti della strage di Viareggio – e che ritroviamo sempre quando si tratta di affari sporchi.
Vogliono farci credere che tra i criminali di "Mafia capitale" i politici non sapessero del ruolo che ricopriva Massimo Carminati, già fascista e stragista dei NAR ed elemento di spicco della destra eversiva romana, abilitato ai lavori sporchi per conto della banda della Magliana? Lo stesso che fu pesantemente indiziato per l'omicidio a sangue freddo dei compagni Fausto e Iaio, uccisi a Milano nel '78, e poi prosciolto "pur in presenza di significativi elementi giudiziari e di rilevanti dichiarazioni di ben sei pentiti".
I politici si difendono. Tutto è successo a loro insaputa (chi controlla chi?) ma quello di Roma è solo un esempio uscito allo scoperto che non si sa come andrà a finire, i reati e-mersi possono sempre finire in prescrizione, come per Eternit, grazie all’ex governo Berlu-sconi.
La crisi avanza velocemente e con la crisi scoppiano tutte le contraddizioni, compreso il ri-alzare di testa dei fascisti. In questo ultimo periodo la Lega Nord con Salvini alleato con l'estrema destra della Le Pen a livello europeo e con la feccia italiana Casa Pound, Fratelli d’Italia, Forza nuova è tornata ad essere il centro del razzismo, della xenofobia e dello squadrismo fascista. Una svolta che dimostra ciò che abbiamo sostenuto e messo in guar-dia da sempre: il fascismo è la dittatura terroristica del capitale finanziario sulla classe o-peraia.
Salvini (ampiamente favorito dai massmedia), dopo la manifestazione antimmigrati a Mila-no il 18 ottobre scorso, ha lanciato alcuni obiettivi, in funzione demagogica, ma che sono sentiti dai settori popolari e dagli stessi operai, che lo faranno incassare a livello elettorale. Ciò deve farci agire perché nel consenso verso la Lega nord non si individua il pericolo fascista di una forza che ci può portare a nuove tragedie.
Mentre la destra strumentalizza il malcontento generale dovuto alla disoccupazione, ai tagli sui servizi, al continuo aumento di tasse, alla mancanza di case, l'Italia - in quanto parte della Nato - deve destinare alla spesa militare in media 52 milioni di euro al giorno che diventeranno oltre 100 milioni di euro al giorno in base agli impegni assunti dal governo nel quadro dell’Alleanza che rafforza la sudditanza dell’Italia agli Stati Uniti e che, con la rete di basi militari Usa/Nato, nelle quali stazionano armi nucleari, sul nostro territorio ha trasformato il nostro paese nella portaerei statunitense del Mediterraneo. Forse non è ben chiaro che si tratta di denaro pubblico sottratto alle spese sociali e destinato ad una stra-tegia aggressiva ed espansionistica contro le popolazioni in varie parti del mondo. Un'allenza che ha addestrato e addestra forze fasciste e naziste, oggi in particolare in Ucraina e che, con il compiacimento del governo Renzi ci trascina in nuovi conflitti di guerra.
Ci aspetta, quindi, un nuovo anno di impegno e di lotte potenti. |
28 ottobre 2014 | redazione |
editoriale | |
Dalla crisi si esce solo cambiando sistema
Il movimento operaio si mobilita nonostante i tentativi frenanti dei sindacati confederali, ma la lotta di classe nella sua vera essenza stenta ancora a ripartire
Di fronte al definitivo attacco all’art. 18 - iniziato con le lacrime della Fornero nel governo Monti - il jobs act, nuove misure come quelle sulla rappresentanza, i continui veri licenziamenti, la repressione nei luoghi di lavoro, comprese le multe alle avanguardie, le populiste false promesse di Renzi e del suo governo guerrafondaio, abbagliano sempre meno.
Lo stravolgimento istituzionale e costituzionale che porta al rafforzamento del potere esecutivo minando la stessa democrazia parlamentare borghese, sono frutto dei potenti uomini della finanza italiana e internazionale, delle grandi banche, delle multinazionali e dei monopoli che tirano i fili del burattino Renzi per avere mano libera nella realizzazione dei loro sempre maggiori profitti, in questo pienamente appoggiato dal Presidente della Repubblica – che, mentre si riempe la bocca sulla difesa della Costituzione, si rende complice e artefice del più grande attacco ai principi da essa sanciti sull'antifascismo portato avanti dalla Liberazione ad oggi.
Il debito pubblico supera i 2mila miliardi di euro come si può pensare di sanarlo quando questo genera da solo oltre 80 miliardi di interessi passivi all'anno? Tagli su tagli non saranno mai sufficienti e le spese ricadono solo sui lavoratori e le masse popolari, sempre più costretti a sacrifici enormi, ricattandoli per i prossimi 50 anni. I tagli alle regioni e ai comuni varati con l'ultima manovra ricadranno ulteriormente sui redditi più bassi che saranno costretti a nuove tasse locali mentre basterebbe tagliare per tre mesi quanto si spende nel militare. I servizi, la sanità pubblica, la scuola, i trasporti, il carburante, aumenteranno. Insomma, si continua a gettare nel pozzo senza fondo dell'interesse dei grandi capitali privati quantità smisurate di soldi pubblici che sarebbero fondamentali per interventi nei servizi sociali, per le zone terremotate, per i dissesti idrogeologici.
Ma Renzi, per mantenersi il posto, deve inventare qualcosa. Dopo gli 80 euro in busta paga per una fascia di lavoratori, usati per scopo elettorale, ora tocca alle neo mamme. Altri 80 euro al mese per il bonus bebè, indiscriminatamente, perfino a chi guadagna 90mila euro l’anno. La gran parte di pensionati sotto i 1000 euro al mese non gli interessano… sono vecchi e magari non vanno neanche più a votare!
Il solo settore che aumenta – di sicuro accordo con il Presidente della Repubblica - è quello della guerra! Il governo Renzi è fedele all’alleanza militare – ricordiamo che l’Italia concede gran parte del territorio italiano alle basi Usa e Nato dalle quali partono gli attacchi contro paesi che l’imperialismo ha tutto l’interesse di depredare, e contribuisce al loro mantenimento che è top secret ma che si stima in circa 400 milioni di dollari all’anno. Con la Nato, infatti, crescono gli impegni dell’Italia e gli unici grandi investimenti economici. Renzi si è impegnato – ovviamente scavalcando il Parlamento - ad aumentare la spesa militare italiana – che oggi è di 70 milioni di euro al giorno - dall’1,2% a 2% del Pil, pari a 100 milioni di euro al giorno. Non si tratta solo dei famigerati F35. Sempre scavalcando il Parlamento il governo Renzi mantiene – rispondendo agli ordini di Obama - le forze militari in Afghanistan per una guerra costata 600 miliardi di dollari, partecipa all’“aiuto” economico alla casta dominante come la famiglia Karzai, arricchita con i miliardi Nato, gli affari sottobanco e il traffico di droga, di ben 4 miliardi di dollari all’anno giustificati come “sostegno alla società civile”. Oltre a trascinare l’Italia in nuove guerre ci rendiamo conto di quali enormi cifre siano? Si impegna a partecipare allo schieramento di forze militari nell’Est europeo appoggiando i nazisti ucraini e a far parte della coalizione di dieci paesi che, col pretesto di combattere l’Isis (altra creatura generata dall’imperialismo), vuole intervenire militarmente in Siria e in Iraq, per partecipare alla spartizione della torta del bottino imperialista che le maggiori potenze Usa e UE gli potranno lasciare come i resti di una preda che i leoni lasciano alle iene.
Dal summit Nato dello scorso settembre è emersa un’accresciuta cooperazione industriale tra Nato e UE. Tutti gli alleati devono assicurare che le loro forze terrestri, aeree, navali siano conformi alle direttive Nato e possano “operare insieme in maniera efficace secondo le dottrine e gli standard Nato”. E gli scenari di guerra non mancano: Iraq, Palestina, Siria, Ucraina, Libia, Afghanistan. I monopoli si fanno la guerra per spartirsi le risorse del mondo, i governi – non fa eccezione quello italiano - rappresentano i loro interessi per cui sarebbe una tragica illusione sperare in soluzioni favorevoli al popolo. Un’altra tegola, inoltre si sta abbattendo sulle nostre teste, è il TTIP, il trattato di libero commercio tra Stati Uniti ed Unione europea che per la sua definizione vedrà protagonista il Governo italiano attualmente gestore del semestre europeo. Una vera e propria bomba ad orologeria contro libertà e democrazia, un attentato alla salute, alla cultura, alla formazione.
È per questo che noi comunisti sosteniamo che non c’è nessuna speranza di ri-presa, così come ce la prospettano i politicanti. La crisi è del capitalismo e dell’imperialismo e da questa crisi si esce solo con l’abbattimento di questo si-stema, ma per farlo è indispensabile che la classe operaia diventi protagonista della politica e respinga tutte le illusioni che partiti e movimenti cercano di in-culcare.
Il movimento operaio si mobilita nonostante i tentativi frenanti dei sindacati confederali, ma la lotta di classe nella sua vera essenza stenta ancora a ripartire. I lavoratori, mossi da esigenze di tipo economico, limitano la protesta - se pure giusta - sul piano rivendicativo e di resistenza. In molte situazioni organizzandosi autonomamente perché i sindacati confederali non svolgono il loro ruolo di difesa della classe lavoratrice e da anni, ormai, concertano e cedono alle esigenze del padronato e dei governanti che lo rappresentano. Significative le esperienze degli ultimi mesi. A Livorno i lavoratori hanno dato vita ad un coordinamento cittadino per affrontare la crisi con la partecipazione attiva; a Pontedera gli operai sono decisi a contrastare la nuova offensiva padronale che vuole avere mano libera su tutto il lavoro, e poi ci sono gli scioperi generali indetti dai sindacati di base.
La lotta che ci aspetta non sarà una passeggiata perché si tratta di fare i conti con anni di lavaggio del cervello dei vari partiti di “sinistra” sulla possibilità di arrivare a governare attraverso le elezioni, con anni di uso della delega: dateci il voto e ci pensiamo noi… e quando arrivano in Parlamento fanno solo i fatti propri. Così come la delega ai vertici sindacali ha fatto sì che i lavoratori diventino una massa da mobilitare solo in occasione di qualche sfilata nazionale, organizzata per placare la crescente protesta popolare affinché i padroni dormano sonni tranquilli. Che, nel frattempo, usano la crisi per delocalizzare (sfruttando la manodopera a basso prezzo di altri Paesi), pagare sempre meno, licenziare quando vogliono, aumentare i ritmi a discapito della sicurezza e della salute per mantenere alti i propri profitti. Noi comunisti proponiamo una via diversa: l'abbattimento di questo sistema, per una società socialista. C’è già stato un esempio fondamentale nella liberazione dei lavoratori: la Rivoluzione d’Ottobre Che ha trasformato un paese arretrato dove si moriva di fame in un grande paese sviluppato, con il proletariato al potere, capace di vincere la grande potenza nazista e di tenere testa agli assalti imperialisti diventando punto di riferimento e guida per la lotta di liberazione di tutti i popoli e i proletari del mondo. Caduta solo grazie all'accerchiamento capitalista e alla incessante opera di penetrazione imperialista con la corruzione dei partiti comunisti al potere che, pervasi di revisionismo, hanno abbandonato la lotta di classe e accettato la coesistenza pacifica con l'imperialismo. Se il socialismo è stato temporaneamente battuto, il capitalismo dimostra che non è vincente, non riesce a dare una soluzione di vita superiore al socialismo ma solo a generare guerre, fame, distruzione e morte: rimane sempre più valida la parola d'ordine socialismo o barbarie!
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8 settembre 2014 | redazione |
editoriale n. 4 | |
LA GUERRA HA UN CARATTERE DI CLASSE, È LA CONTINUAZIONE DELLA POLITICA CON ALTRI MEZZI
Indispensabile è individuare gli obiettivi per cui questa guerra viene condotta e le classi che l'hanno preparata e diretta
Molti ricorderanno questa stagione estiva che si sta spegnendo per il cattivo tempo che ha rovinato quel periodo sempre troppo corto delle ferie, per chi ancora ha un lavoro e che giustifica la caduta del turismo, dovuto al contrario alle strettezze che impone la crisi eco-nomica e la conseguente caduta del potere d'acquisto. Maltempo che ha messo in eviden-za l'assoluta carenza di cura del territorio e porta a continui disastri ambientali e disagi per la popolazione colpita.
Invece è stata un'estate caratterizzata dalle guerre che non sono poi così lontane dal nostro Paese. Vecchie e nuove guerre di aggressione. Su Gaza si è scatenata la più deva-stante operazione militare degli ultimi due anni, nella quale i sionisti hanno usato anche gli M-346 di produzione italiana del gruppo Finmeccanica (ora gestita da quel Moretti della strage di Viareeggio). Armi e addestramento ad Israele in quanto parte degli accordi siglati con l'Italia che riguardano anche il campo scientifico, tecnologico, energetico ecc. Israele privilegiata: non ha firmato il trattato di non proliferazione delle armi nucleari (che detiene) ma gode del trattamento previsto solo per i paesi Nato-Ue sull'esportazione di arma-menti.
Gli Stati Uniti hanno pensato di ritornare in Iraq, con il pretesto degli islamici, quelli che hanno creato, finanziato e sostenuto in Libia e in Siria per scatenare nuovi conflitti a pro-prio vantaggio della politica di rapina. Per l'Ucraina (della quale ci siamo ampiamente inte-ressati in altri numeri di "nuova unità") altro casus belli con l'abbattimento dell'aereo male-se attribuito ai partigiani ucraini bollati come terroristi che difendono il proprio territorio e la propria cultura contro i disegni di penetrazione dell'imperialismo statunitense ed europeo sostenuto da forze apertamente neofasciste e dove i comunisti sono oggetto di mi-nacce, aggressioni fisiche e dove il Partito comunista sta per essere messo fuori legge.
Complice il governo Renzi che in queste guerre ci sguazza da buon servo dei padroni. Ri-cordiamo che il presidente del Consiglio dopo giorni di esitazione e silenzio sull'aggressione sionista contro il popolo palestinese ha lanciato un appello per la liberazione di un soldato israeliano che in realtà era morto in seguito all'avanzata delle truppe da terra.
Ci voleva una donna al Ministero della difesa per tracciare le linee guida delle Forze armate sull'orizzonte dei prossimi 15 anni. La Pinotti - che in qusti giorni è volata in India per ac-certarsi delle condizioni di salute del fuciliere Latorre, accusato di assassinio (ma quanto ci costa?) - ha riaperto le porte di una strategia datata 1991 quando l'Italia ha combattuto la sua prima guerra nel Golfo, sotto il comando statunitense. In queste linee guida non inte-ressa la difesa del territorio nazionale quanto gli "interessi vitali" e la "sicurezza economica" e, per questo, il "Paese è pronto a fare ricorso a tutte le energie disponibili e ad ogni mezzo necessario, compreso l'uso della forza o la minaccia del suo impiego". Che tradotto significa chi se ne frega dell'art. 11 della Costituzione, significa destinare risorse economi-che, che aumenteranno, all'armamento, significa spingere l'industria verso traiettorie tecnologiche e industriali che possano rispondere alle esigenze delle Forze armate. È la sua difesa dell'occupazione!
Per gli imperialisti, del resto, è la guerra, che alimenta il complesso militare-industriale, la soluzione alla crisi economica. Con le sue conseguenze catastrofiche, oltre le perdite di vi-te umane, di distruzione del patrimonio artistico e ambientale.
Strumento dell'imperialismo saldamente in mano agli Stati Uniti, la Nato, ampiamente pre-sente sul nostro territorio con basi militari di rifornimento e deposito nucleare, e con l'utilizzo dello spazio aereo e marino per i propri addestramenti di guerra aggressiva e di con-quista. Con il suo nuovo avamposto in Ucraina - dopo aver distrutto la Jugoslavia continua la penetrazione nei Paesi dell'est, con il potere sull'Europa - mobilitata come alleato sui fronti di guerra - la Nato cerca la conquista dell'Oriente.
Intanto passa sotto silenzio il TAFTA (Trans-Atlantic Free Trade Agreement) o TIPPT: il trattato di libero commercio tra Stati Uniti ed Europa (lo abbiamo trattato sul n. 3/2014). Uno degli accordi “commerciali” più ampi e decisivi della storia, visto che riguarda 800 milioni di persone e due potenze che rappresentano più del 40% del PIL (prodotto interno lordo) mondiale. Obiettivo del TAFTA è creare norme comuni tra USA e Unione Europea in campo commerciale, sociale, tecnico, ambientale, oltre che nei settori della sicurezza, dell’accesso ai medicinali, della giustizia, dei codici del lavoro, della regolazione delle finanze e dell’educazione.
Ma le guerre non bastano. Il Governo Renzi, degno realizzatore del "Piano" Gelli - nella più assoluta indifferenza popolare - ha portato a termine il progetto di revisione della Costitu-zione fatta passare come prioritaria per gli italiani mentre milioni di lavoratori hanno il problema del licenziamento, del precariato, della riduzione degli stipendi, della mancanza di rinnovi contrattuali. Renzi - amato dalle banche che lo guidano nella sua battaglia la parità tra Camera e Senato dicendoci che è per risparmiare, ma trasformano il Senato in un'assemblea di notabili, comunque pagati. Sono riforme che non cambiano assolutamente la vita economica dei lavoratori, cambieranno dal punto di vista repressivo. Sono misure che portano al presidenzialismo rafforzando la fascistizzazione dello Stato in previsione anche dello scoppio di una lotta di classe che di questo passo si inasprirà.
Di pari passo il Governo mette le mani sulla sanità e la scuola rottamatrice (e dello stesso PD) - promette, a parole, e sposta a 1000 giorni i 100 promessi!
Aboliscono. Novità di segno negativo per la salute pubblica con ulteriori tagli di personale, di letti, di strutture ospedaliere; aumento dei ticket, orari impossibili per gli operatori. An-che nella sanità si afferma la tendenza, già in atto da tempo, delle privatizzazioni che provocheranno un vero e proprio disastro.
Sul piano scolastico (vedi a pag.3) Renzi incarna la politica autoritaria attuata da Marchionne (che lo sostiene e ci guadagna la fronitura di blindati Iveco per Israele) con i deliranti progetti che vanno nella direzione di meritocrazia e di eliminazione dei meccanismi automatici di anzianità di servizio annunciati dalla Giannini. Ma l’interesse per la scuola pubblica del Governo Renzi è nel business per imprenditori dell’edilizia, un fiore all’occhiello da sbandierare come obiettivo per “forzare” il patto di stabilità e indirizzare risorse pubbliche verso ditte specializzate (ovviamente private) allo scopo di fatturare profit-ti. Altro disastro!
La situazione è veramente pericolosa, la guerra non è così lontano, la svolta autoritaria neppure. In quanto comunisti proponiamo una via d'uscita dalla crisi - che riguarda anche la cultura e i valori -; dalla guerra, dalla disoccupazione. Abbattere questo sistema politico, economico e sociale che si mantiene sullo sfruttamento e la povertà della maggioranza della popolazione.
Come? Con una risposta di massa sul piano antifascista, anticapitalista e antimperialista che richiede il protagonismo, la partecipazione, l'organizzazione della classe operaia, del proletariato e degli strati popolari. I lavoratori possono vivere senza i padroni. I padroni non creano i loro lauti profitti senza i lavoratori.
Al bando, quindi l'indifferenza e la rassegnazione. Coscienti, decisi, uniti e organizzati, si vince! |
17 giugno 2014 | redazione |
23 giugno contro l'Accordo rappresentanza | |
CI VUOLE IL PROTAGONISMO DEI LAVORATORI
Alcune considerazioni sul Testo Unico sulla rappresentanza del 10 gennaio 2014 e sui primi provvedimenti del governo Renzi
Il 10 gennaio Confindustria e Cgil, Cisl e Uil hanno firmato il “Testo Unico sulla rappresentanza” che stabilisce la nuova disciplina del lavoro e nuove regole nel conflitto fra capitale e lavoro. Quest’accordo è il completamento del Protocollo d’Intesa del 31 maggio 2013, criticato dal Coordinamento delle RSU, dalla FIOM e dai sindacati che base, perché considerato un attacco alla democrazia sindacale, una vera svolta autoritaria.
I punti salienti di quest’accordo stabiliscono che:
• possono partecipare alla vita sindacale aziendale solo quei sindacati che superano la soglia del 5% della rappresentatività sui posti di lavoro.
•
- la rappresentatività si misura dal rapporto fra iscritti con deleghe (e per questo i sindacati hanno attivato speciali rapporti con l’INPS) e risultati delle elezioni delle RSU.
•
• l’accordo fra Confindustria e sindacati confederali impegna i firmatari a certificare gli iscritti attraverso CNEL e INPS, per rendere più agevole la certificazione della maggioranza del 50%+1 nel rinnovo degli accordi contrattuali.
•
• sono introdotte multe, chiamate Sanzioni pecuniarie ai rappresentanti sindacali che violano la pace sociale e gli accordi sottoscritti da CGIL-CISL-UIL.
•
• È introdotto l’arbitrato interconfederale in sostituzione dell’autonomia delle singole categorie, violando anche la recente sentenza della Corte costituzionale sulla Fiat.
L’intesa stabilisce, infatti, che se ci sono problemi tra diversi sindacati all’interno di una categoria c’è l’obbligo di chiedere l’intervento di una confederazione, che insieme alle controparti (padroni) è incaricata di risolvere il contenzioso. Così d’ora innanzi i contratti nazionali non le faranno più categorie, ma le confederazioni che si sostituiscono a loro eliminando in sostanza il “libero” ruolo di contrattazione tra le parti sociali”.
Inoltre come se non bastasse, il governo del presidente del Consiglio Matteo Renzi dopo aver confermato la “mancia elettorale” di 80 euro in più in busta paga per i lavoratori dipendenti, dal 21 marzo 2014 ha introdotto lo Jobs Act, con tutte le nuove specifiche sui contratti.
Con il decreto il Jobs Act, cambiano le regole su apprendistato e necessità di causale inerente la formulazione del contratto di lavoro, che non è più richiesta in maniera obbligatoria. Da adesso non sarà più necessaria per stipulare un nuovo rapporto di lavoro a termine, anche se questi ultimi, d’ora in avanti, non potranno superare il limite del 20% dei contratti realizzati in azienda.
Le nuove indicazioni del Jobs Act, poi, specificano che è possibile prorogare fino ad otto volte, pur rimanendo entro il limite massimo dei tre anni, quella stessa attività alla base della formulazione contrattuale, mentre fino ad ieri era in vigore la possibilità di una sola proroga, sempre entro i tre anni, dopodiché il datore di lavoro era obbligato a scegliere se assumere il lavoratore o interrompere il rapporto.
Riguardo all’apprendistato il Jobs Act diventa addirittura peggiorativo rispetto alla “riforma” Fornero. Con quest’accordo la formazione diventa facoltativa, con retribuzione pari al 35%. Inoltre, decade il limite minimo per le aziende di contratti di apprendistato da convertire in assunzioni entro il limite dei te anni, per usufruire nuovamente della tipologia contrattuale.
Questi accordi e decisioni determinati dalla crisi e dai rapporti di forza in campo fra le classi sono tutti a vantaggio dei padroni contro gli operai. La difesa dei profitti avviene come sempre e ancor più di prima sulla pelle dei proletari.
I governi di “salvezza nazionale” che si sono succeduti dal 2008 ad oggi hanno proceduto speditamente a difendere gli interessi dei capitalisti sulla pelle dei proletari. La riforma delle pensioni del governo Monti (Ministro del Lavoro Fornero) sostenuta da PD-PDL ecc, ha portato a 70 anni l’età pensionabile, aiutato le delocalizzazioni, aumentato i licenziamenti e i disoccupati con il continuo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro per tutti gli strati bassi della popolazione.
Il governo Renzi ha accelerato l’abbraccio padroni e sindacati confederali in difesa del sistema imperialista ottenendo pubblicamente Il plauso e il sostegno aperto della Confindustria di Squinzi dimostrandosi nella crisi il più credibile comitato d’affari della borghesia.
Mentre sono tagliati i diritti dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati, i proletari stanno sempre peggio a causa dei sacrifici imposti da lor signori. Viviamo in un paese in cui dilagano gli scandali e le ruberie di denaro pubblico, dall’Alta Velocità in Val di Susa all’Expo, (come recita il suo slogan nutrisce e gonfia il portafogli di politici e imprenditori) fino a Venezia dove scoppia lo scandalo delle tangenti nelle opere del Mose che invece che fermare l'acqua alta alimenta con un miliardo di tangenti i conti di politici e imprenditori.
In realtà tutte le chiacchiere sulla legalità, sull’onesta, sulla legge uguale per tutti non sono altro che frasi vuote dietro cui nascondere le loro malefatte
Dietro la faccia buona della democrazia borghese si nasconde la brutale dittatura del capitale in tutta la sua violenza.
Il sindacato concertativo e conflittuale ha ormai lasciato il campo a quello collaborativo, elemento regolatore del mercato del lavoro e del conflitto sociale.
L’oppressione e l’intensificarsi dello sfruttamento nell’immediato non solo aumentano la concorrenza fra lavoratori e alimentano la guerra fra poveri, ma sono la causa dei morti sul lavoro e di lavoro e nello stesso tempo le condizioni materiali per la rivolta.
Le nuove regole repressive e la fascistizzazione dello Stato hanno lo scopo di reprimere sul nascere la protesta operaia e i movimenti di contestazione, ma non possono impedirli.
La crisi evidenzia e spinge una minoranza della parte più cosciente della classe operaia a prendere coscienza della sua realtà di sfruttamento. La lotta di classe e il conflitto sempre latente o manifesto sono inevitabili nel capitalismo a dispetto di testi unici e leggi fasciste.
Sotto l’apparente calma piatta del malcontento e si sta formando un’avanguardia proletaria che quanto prima sarà costretta a fare i conti con il suo passato e il suo presente. Un’avanguardia che chiuda definitivamente il conto con gli ingloriosi dirigenti pseudo “comunisti” che come sindacalisti o ministri del governo borghese di centro sinistra al pari di quelli del centrodestra hanno difeso gli interessi del grande capitale sostenendo le azioni di guerra della NATO e del governo Italiano nel mondo, promulgando e sostenendo leggi contro i lavoratori e dimostrandosi quello che sono: difensori del sistema borghese da cui traggono vantaggi economici e politici.
La storia insegna che senza un partito comunista proletario o un movimento politico indipendente e coordinato nessuna lotta può trasformarsi spontaneamente in lotta rivoluzionaria per il potere, ma stanno maturando i tempi anche per questo. Riprendere il dibattito su quale società vogliamo e con quali strumenti si conquista non è solo un tema da rimettere all’ordine del giorno: ma un obiettivo da raggiungere e una pratica da riprendere.
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9 giugno 2014 | redazione |
editoriale n. 3 | |
L’EUROPA ERA E RIMANE NELLE MANI DEI CAPITALISTI, DELLE BANCHE, DELL’IMPERIALISMO Di fronte ai tanti nemici e ai numerosi ostacoli i compiti dei comunisti sono enormi. L’organizzazione è indispensabile L’”Italia è migliore di come la intendiamo”, ha detto Renzi. Dal canto suo senz'altro. Da parte nostra possiamo rilevare che basta individuare la giusta strada del convincimento per far passare concetti socialdemocratici e liberali e riuscire ad influenzare grandi numeri, che comprendono anche lavoratori e pensionati (in attesa degli 80 euro del 2015), e raccogliere voti anche dalla destra. Sebbene il “fenomeno” Renzi riesca a far passare per 40% un risultato che, se calcolato sul corpo elettorale, rappresenta il 23%. La stessa influenza si riscontra nelle amministrative, a Firenze stravince il delfino di Renzi, e poi dal Piemonte all’Abruzzo dove è stato eletto D’Alfonso riciclatore di candidati del centrodestra, imputato in due processi dovrebbe dimettersi ma ha subito annunciato: “non mi dimetto”. Il recupero di 80 euro (l’elemosina spacciata per ripresa dei consumi tolta dai servizi dell’amministrazione pubblica), il richiamo alla positività, alla stabilità, le tante promesse, delle riforme, del cambiamento, della crescita, in pieno stile democristiano e da uomo della provvidenza, hanno convinto parte dell’elettorato. A questo hanno contribuito i soliti sindacati confederali che, dopo anni di convincimento sulla delega che ha disarmato il movimento operaio, e anni di concertazione, continuano ad illudere sulle capacità “miracolistiche” di Renzi. Che ha vinto le primarie e si è circondato da fedelissimi (premiati nel Governo e nelle liste europee) nella segreteria del partito, ha trasformato completamente il Pd e ora preannuncia un’ulteriore rottamazione sia all’interno che – secondo lui – in Europa ed ha la copertura per fare avanzare le sue porcate come quella sulla casa (più cresce il bisogno di alloggio, più il governo tutela la proprietà privata contro morosi e occupanti), quelle riforme costituzionali che, più che portare rinnovamento, ci catapulteranno in un processo di fascistizzazione. Renzi ha imparato bene dalle sue visite negli Stati Uniti, dai suoi rapporti con i repubblicani più reazionari e con i sionisti, fin da quando era presidente della provincia di Firenze da dove ha iniziato la scalata al Comune grazie ai tanti finanziatori che lo foraggiano. Uno stile molto simile a quello di Silvio Berlusconi. Dopo mesi di martellamento di tutti i politici presenzialisti in ogni trasmissione durante la campagna elettorale, le fatidiche elezioni europee ci sono state ed ora assistiamo ad una nuova fase, quella delle… analisi. Per noi è una riflessione doverosa. Renzi, più che il PD oscurato da lui e dai servili mass-media che gli sono favorevoli, ha giocato una carta evidentemente vincente. Sebbene, numeri alla mano, hanno votato Pd 11,1 mln, ma il doppio 20,1 mln si è astenuto (sui quali tutti tacciono) e non solo per qualunquismo, ma per protesta e mancanza di fiducia verso i politici parolai. La stessa forma propagandistica di vittoria usata da Renzi non ha funzionato con Grillo. “Raggiungeremo il 50%, saremo i primi, manderemo tutti a casa, andremo dal Presidente, chiederemo le dimissioni ecc.” … oppure me ne vado… Non ce n’è uno che se ne va! Grillo ha mirato troppo in alto con la grande avanzata in funzione di stimolare il voto verso il M5S, non gli ha giovato neppure l’incondizionato appoggio dei Carc. I suoi continui sbandamenti e oscillazioni tra populismo di destra e di “sinistra” e pure la comparsata a “porta a porta” l’hanno lasciato dov’era. Sulla novità di chiara marca opportunista, la lista Tsipras, c’è poco da dire. L’accozzaglia di forze e individui anticomunisti – a partire da Curzio Maltese acceso anticubano - che lì sono raggruppati non ci fa capire se e come questa lista si evolverà in Italia. Ci interessa però denunciare che, pur essendosi presentati come sinistra, hanno scelto come richiamo il nome di un individuo socialdemocratico completamente inserito nelle istituzioni tanto da dichiarare in intervista ad Antenna tv (emittente greca) proprio in maggio “Dico con tutta la forza della mia anima che il nostro paese è realmente un paese che fa parte del quadro occidentale, appartiene all’Unione Europea, alla NATO e questo non si mette in discussione…”. Tsipras difende quell’alleanza militare che costa mille miliardi di dollari all’anno; che ha distrutto la Jugoslavia, che si è estesa all’est, che è penetrata in Ucraina addestrando i gruppi nazisti usati da Kiev contro i comunisti e gli antifascisti con la complicità di Usa, Israele, UE per entrare in un’Europa fallimentare. La resuscitata Forza Italia si è fatta scippare i voti dal Pd, anche se, sommandosi con il Ncd mantiene la sua posizione. Al contrario di altri paesi europei i fascisti di Fratelli d’Italia-An sono rimasti al palo. La loro politica nazionalista, razzista e xenofoba è stata coperta dalla Lega nord che, con la nomina del neosegretario Salvini, ha rafforzato il suo ruolo reazionario cercando l’alleanza con il FN francese ed è stato pagato con il voto. Ma le elezioni hanno riguardato tutti i paesi europei dove l’astensionismo l’ha fatta da padrone, a partire dalla Repubblica ceca. Al tempo stesso si rileva un’avanzata delle forze fasciste, in Francia, Inghilterra, Ungheria, Danimarca, Austria, Polonia, Croazia, Olanda, Grecia, Malta. E i nostri rappresentanti, in particolare i populisti si precipitano – Grillo con l’UKIP inglese (svelando il suo vero volto), Salvini con il FN francese, per fare gruppo e rafforzare le loro posizioni reazionarie che inevitabilmente si ripercuoteranno nelle rispettive società. A sentire le forze politiche sembra che l'Europa nasca da queste elezioni. Tutte verginelle, ma dov'erano fino ad ora? Perché non hanno fatto prima ciò che promettono ora? Cosa hanno fatto quelli che ora vogliono “abbellirla”? Anche quelli che oggi si presentano contro l’euro strumentalizzando il malcontento, corrono ad occupare le poltrone e i cittadini – anche chi ha votato sperando in un’Europa riformabile (quanto possono incidere 73 variegati rappresentanti su 730?) – e illusi di poter scegliere il presidente di commissione, devono mantenere il carrozzone di servitori delle banche e del capitale. L’Italia si è distinta per l’assenza di una lista comunista. Non tanto perché i comunisti credano nel cambiamento attraverso le elezioni, ma per l’attacco che sta crescendo, anche questo a livello europeo, contro organizzazioni e simboli comunisti – simboli di lotta e di lavoro - che sono equiparate a quelli fascisti e nazisti, che partecipano mascherati. Concludendo: bene i dati sull’astensionismo e sul numero di schede nulle e bianche. Ancora una volta le elezioni ci hanno dimostrato che il proletariato non può prendere il potere se non con la rivoluzione. L’Europa alla quale l’Italia, in continuità con la lettera inviata dalla BCE nel 2011 a Berlusconi, è vincolata economicamente – dal fiscal compact alle multe di inadempienza, ad esempio sulle carceri e le discariche che superano i 100 milioni al giorno - si riconferma un’oligarchia finanziaria che impone austerità e competitività che strangola economicamente e limita i diritti e le libertà di lavoratori e masse popolari. Un sistema imperialista che tiene sempre pronto l’uso della guerra. Il vertice Nato del 21 maggio a Bruxelles dei ministri della Difesa – taciuto dall’informazione - è un segnale di aggressività, oltre che di aumento di spese militari. Tra l’altro la Commissione europea ha deciso che dal 2014 la spesa per i sistemi d’arma, compresi gli F35, sia calcolata nel pil non come spesa, ma come investimento per la sicurezza del paese, ovvero come mascherare il debito. Incredibile, sempre su l’ingegnosa raccomandazione europea, l’aumento del pil calcolando – oltre all’economia del sommerso che già c’è - il commercio proveniente da attività criminali! Sul piano interno si prospettano disoccupazione, ulteriore precarizzazione - attraverso il jobsact - tagli, privatizzazioni e liberalizzazioni (con accordi libertici sostenuti dai sindacati confederali) che equivalgono a peggioramento di condizioni di vita – si abbasserà sempre più la qualità dei servizi, soprattutto nella sanità – e di lavoro, carovita, repressione. Per i comunisti i compiti sono sempre più gravosi. Devono lottare non solo contro il capitale e tutti i suoi mali, ma anche contro l’influenza della socialdemocrazia, del riformismo e del populismo. Che richiedono anche, di fronte all’avanzata delle organizzazioni fasciste e dei pericoli di guerra, il rafforzamento dell'impegno antifascista. E lo devono fare con le proprie forze – interpreti e protagonisti delle necessità della classe operaia -, coscienti di avere molti nemici e molti ostacoli. Per questo è sempre più necessario che gli autentici comunisti si uniscano. |
17 aprile 2014 | redazione |
editoriale | |
Il capitalismo non ha problemi: è il problema 25 Aprile – 1° Maggio: due date significative
per riflettere su come sconfiggere l’imperialismo, il capitalismo, il fascismo
e l’opportunismo Il
continuo lavorio in senso anticomunista del Vaticano – i cui effetti maggiori
si sono visti nell’Europa dell’est -, il suo appoggio alla DC e alle forze
di destra, il compromesso storico, la degenerazione revisionista del Pci e il
collaborazionismo dei sindacati confederali - che hanno sacrificato gli
interessi della classe operaia e delle masse popolari alle sorti del capitalismo
imperialista italiano ed europeo -, il lungo periodo delle stragi di Stato, ci
hanno portato ai nostri giorni. In questo periodo con il capitalismo al collasso
le forze conservatrici impoveriscono, reprimono e annientano l’intera classe
lavoratrice mentre nascono movimenti populisti presentati come novità, ma che
non cambiano le cose. Anzi la loro politica anticapitalista e antistatalista ci
riporta al fascismo movimento prima e al fascismo partito poi col potere del
governo blindato da Mussolini con il maggioritario fino al fascismo regime
tramite il presidenzialismo del “capo del governo”. Si
susseguono governi abusivi per proseguire le scelte economiche favorevoli al
complesso industriale-militare, ai monopoli, alle banche, all’Fmi, nella
sudditanza alla Nato, garanti delle missioni militari all’estero (dove anche i
militari italiani sono addestrati alla tortura), nei rapporti internazionali.
Ogni governo è fedele agli Usa e ad Israele, un legame rafforzato dal vertice
Letta-Netanyahu dello scorso dicembre con la firma di 12 accordi di cooperazione
economica e militare che sono rivolti ad opprimere il popolo palestinese. Sul
piano politico ognuno garantisce l’affermazione dell’ideologia borghese in
funzione anticomunista. E passano da una truffa all’altra. Da quella
elettorale a quella dell’euro a quella del lavoro, compreso la propaganda
delle quote rosa. Anche
l’antifascismo, quindi, viene manipolato non solo dalle sterili e
convenzionali cerimonie delle istituzioni, ma nei fatti. Con
il metodo eversivo con il quali si sono insediati gli ultimi tre governi, larghe
intese tra Pd, PdL e poi con la nuova destra di Alfano al servizio del
Presidente della Repubblica - un disegno che stravolge persino la stessa
Costituzione borghese -; con la negazione di un sistema elettorale proporzionale
a vantaggio di un esagerato quanto ingiustificato premio di maggioranza; con il
tentativo di evitare il conflitto di classe; con riforme del lavoro, elettorale
e costituzionali (abolizione delle Province, del Senato, presidenzialismo): con
la concessione ai gruppi fascisti di organizzarsi e manifestare. Con l’aspetto
culturale utilizzando i mass media, pennivendoli e artisti compiacenti e facendo
passare proposte di parlamentari fascisti per instaurare giornate del ricordo
che in realtà utilizzano per denunciare i “crimini” comunisti e negare i
veri crimini che le truppe mussoliniane hanno perpetuato in Slovenia e nell’ex
Jugoslavia; con la criminalizzazione di chi si ribella a questo sistema come il
movimento No Tav, no Muos, per la casa ecc.: con restrizioni (obbligo o divieto
di dimora, foglio di via ecc), accuse di terrorismo e multe di centinaia di euro
alle avanguardie delle lotte. Il tutto in nome della difesa della democrazia.
Una fascistizzazione dello Stato a tutti gli effetti. Inciuci, parole e slogan
superficiali e vuoti come quelli del governo Renzi – passato da rottamatore a
riciclatore - si riflettono anche nel mondo del lavoro. Anche quest’anno il 1°
Maggio, giornata internazionale dei lavoratori, non può essere una festa. La
classe operaia è sotto un attacco inaudito, i capitalisti – sempre alla
ricerca del massimo profitto – delocalizzano od optano per il settore
finanziario e licenziano. Milioni di lavoratori si trovano in condizioni
disperate e per tutta risposta il neogoverno Renzi propone il jobsact (in
continuità con la legge Treu), ovvero il sistema per aumentare la precarietà
nell’interesse del padronato, mentre i sindacati Confederali (che hanno
persino favorito l’introduzione dell’Ugl nei posti di lavoro, il cui
segretario è oggi accusato di furto) accettano ogni tipo di accordo che, oltre
a continui compromessi sui contratti, approvano regole – come quelle sulla
rappresentanza – un grave attacco alle libertà sindacali e del diritto di
sciopero. Disoccupazione,
carovita, sfratti (40mila nel primo trimestre), tagli sui servizi (ma non sulle
spese militari), privatizzazioni, aggressioni poliziesche contro gli operai,
provvedimenti giudiziari a chi si ribella, criminalizzazione delle lotte,
attacchi fascisti e razzisti, guerra: è ciò che offre il capitalismo. In
questa grave situazione tutte le forze politiche stanno sgomitando per
affermarsi alle elezioni europee. E tutte ora cavalcano l’opinione che
l’Europa va cambiata, va migliorata. Non c’è spazio di miglioramento nelle
istituzioni borghesi siano italiane che europee. L’essenza dell’Unione
europea è di carattere imperialista, reazionaria e guerrafondaia – il suo
ruolo lo vediamo anche a fianco di Usa, Nato e gruppi neonazisti nei recenti
scontri in Ucraina – nel sostegno diretto o indiretto nelle aggressioni
militari in Libia, Mali, Siria. I suoi trattati di austerità, pareggio di
bilancio, saccheggio della ricchezza prodotta dai lavoratori, delle direttive di
intensificazione dello sfruttamento e di deindustrializzazione contro il
movimento operaio e la libertà delle donne non sono modificabili con il voto.
La storia insegna che la partecipazione della sinistra nei governi borghesi non
ha impedito l’attacco del fascismo contro il proletariato. Pensare
di cambiare questa Europa, che mette sullo stesso piano nazismo e comunismo,
affidandosi a Tsipras, estimatore della politica di Obama, è un consapevole
inganno ai danni dei lavoratori. No
l’unità europea sarà tale solo quando i paesi europei saranno socialisti,
quando l’Europa non sarà più in mano agli interessi del capitalismo, delle
banche, degli accordi militari con la Nato né sottoposta ai ricatti della Casa
Bianca. Si
può fare. Non è utopia respingere l’offensiva del capitale sia sul piano
nazionale che europeo. Ci vuole l’unità d’azione della classe operaia, la
classe antagonista al capitale. Bisogna rifiutare il disarmo ideologico imposto
dai partiti revisionisti e socialdemocratici affinché il proletariato acquisti
sempre più forza nella sua lotta contro la borghesia e crei le premesse per la
sua definitiva emancipazione. Dalla crisi si esce solo abbattendo il
capitalismo. |
7 marzo 2014 | redazione |
editoriale 01 | |
"State
sereni”…
Dagli scout dove nel 1997 non si è
fatto mancare la stesura di un documento: “Manifesto dei
giovani per il futuro” alla direzione del giornalino dell’Agesci nel 2000.
Nel 2003 presidente della provincia di Firenze a sindaco di Firenze, ad oggi:
una carriera fulminante! Un
altro anno è iniziato e subito ne abbiamo viste delle belle. Mentre si aggrava
la situazione per il movimento operaio con l’aumento della disoccupazione e
per le masse popolari con il carovita, gli sfratti, i tagli sui servizi –
sanità in primis – continua ad esserci chi usa la politica per i propri
giochini personali e per l’appagamento della propria ambizione. Telefonate dagli Stati Uniti già meta privilegiata di Renzi dove ha speso milioni di euro in ristoranti e hotel di lusso a carico del comune di Firenze, dalla Merkel, da Netanyahu. Quest’ultimo ha avuto più volte modo di potersi fidare ciecamente di Renzi dopo la liquidazione della filoisraeliana Bonino. È quello che si è collegato con la “maratona oratoria per Israele” a due giorni dall’operazione militare contro Gaza (170 morti tra i quali decine di civili), che difende il diritto di Israele ad esistere, che definisce l’atteggiamento antisraeliano della sinistra inconcepibile e insopportabile ecc. Santificato dal Vaticano che abbandona un democristiano per un altro per salire sul carro del vincitore. Ora
abbiamo un nuovo-vecchio governo basato su quella logica spartitoria che
accontenta tutte le parti politiche, che butta fumo negli occhi con la storiella
dei giovani e delle donne. In quanto ai giovani c’è da ricordare che Renzi
non è il primo trentanovenne. È stato preceduto da Mussolini che, come lui,
aveva la pretesa di modificare l’assetto costituzionale con la giustificazione
di alleggerire la burocrazia amministrativa, partendo dalla legge elettorale e
con quella di dare più stabilità al Paese. Dov’è
innovazione? Forse negli insulsi discorsi del suo esordio al Senato e alla
Camera, forse nel parlare con le mani in tasca, quando all’economia è stato
messo il ministro Padoan, garante dei poteri forti, consulente della Banca
Mondiale e della Banca centrale europea, della Commissione europea, membro Ocse
e del Cespi che lavora per gli Stati Uniti d’Europa e di Italia – una lobby
di stampo piduista -, direttore del think tank italiani europei, che è stato
direttore del Fondo monetario internazionale. Cambiare tutto per non cambiare niente. L’agenda è quella di Monti e di Letta – comprese le spese militari -, un passaggio di “pedine” con l’illusione che Renzi (faccio tutto io e subito), il democristiano più furbo degli altri che lo hanno preceduto ed evidentemente più capace di manipolare il consenso verso la realizzazione del piano Gelli, che ha lasciato un gran buco (ora le inchieste aperte si chiuderanno) quando era presidente di Provincia, sia in grado di risolvere il problema globale dell’Italia. Ha
nominato 62 tra viceministri e sottosegretari (molti dei quali indagati) tra i
quali Gentile, espressione della peggior politica del sud Italia peraltro
completamente ignorato da Renzi al momento del suo insediamento. Prima
a parlare dei suoi ministri quella della Difesa sulla questione dei fucilieri
che hanno assassinato i pescatori in India. La Pinotti – che a fine febbraio
ha già partecipato ad una riunione Nato sull’Ucraina - sostiene che “i marò
non devono essere processati in India e che l’Italia deve proseguire il suo
impegno nella missione internazionale antipirateria”. Ma di che cosa parla? I
due militari accusati, e altri, hanno ucciso in servizio su un mercantile
privato, cioè pagati dallo Stato in difesa del capitale. Nulla
cambierà, dunque, per la classe lavoratrice, i pensionati, le donne stesse e
neppure per i giovani e per gli stranieri che continueranno ad essere in balia
del “mercato”, ancora di più con la sua proposta di jobs act – cioè la
riedizione della proposta Ichino che punta sull’abolizione dell’art. 18 -,
se non un’ulteriore accentuazione delle privatizzazioni dell’industria e dei
servizi e l’eliminazione degli ammortizzatori sociali. Le promesse sulla
riduzione fiscale Irap e Irpef per le imprese ricadono subito sul proletariato
che si trova nuove tasse sui rifiuti e nuove accise sui carburanti che
corrispondono ad una nuova ondata di rincari.
La
prima uscita pubblica di Renzi nel nord est ha ben dimostrato l’aria che tira:
evitare di incontrare i lavoratori Electrolux preferendo giocare con i bambini
perfino con le battute sulla Fiorentina mentre gli operai sono sottoposti a
sempre maggiore sfruttamento. Ancora una volta non bisogna illudersi né sperare
nelle promesse del giovane rampante e della sua accelerazione modernizzatrice.
Non bisogna cadere nelle trappole della stabilità né del dopo Renzi il
diluvio. Nel diluvio ci siamo già perciò deve andare avanti la convinzione che
questo sistema capitalista va abbattuto. Lotta di classe, quindi, partecipazione
e organizzazione. |
20 dicembre 2013 | redazione |
editoriale | |
UN FENOMENO PERICOLOSO Demagogia sociale per impedire lo sviluppo del movimento rivoluzionario
Abbiamo sempre messo in guardia dal pericolo fascista e dall’importanza di tenere vivo l’antifascismo in particolare nei periodi di crisi e non solo economica. Da tempo lottiamo per fare chiudere le sedi delle varie sigle sotto le quali si celano i nuovi fascisti che, pur mantenendo saluti romani ed iconografia tipica del ventennio si manifestano con una politica populista e “sociale”. La storia insegna che quando manca il Partito comunista, quando la classe operaia è divisa e influenzata dai partiti revisionisti, quando i sindacati confederali collaborano con il sistema (prefigurano addirittura una cogestione delle imprese sul modello tedesco), quando i partiti cosiddetti di “sinistra” abbandonano – oltre alla lotta di classe - la lotta antifascista e si concentrano solo su problemi di natura istituzionale come la legge elettorale che permetta loro di arrivare e mantenere il potere ignorando le condizioni dei lavoratori visti solo come massa di manovra elettorale, avanzano le forze reazionarie. Di fronte alla crisi economica che sta colpendo sempre più vasti strati di popolazione – dai lavoratori autonomi ai piccoli imprenditori - il capitalismo non esita a trovare forme nuove pur di mantenere il proprio dominio su tutta la società. Così i “forconi” – dei quali si è sentito parlare un anno fa in Sicilia diretti da Forza nuova – si sono organizzati a livello nazionale. In varie città d’Italia, camuffati da movimento 9 dicembre, i fascisti di Casaggi, Casa Pound, Forza nuova, con l’inserimento della Lega nord e di camorristi, hanno strumentalizzato il malcontento e il disagio di certi strati sociali, arretrati, e piccola borghesia che oggettivamente sono stanchi della classe dirigente di turno ma che non hanno strumenti politici-ideologici per analizzare la situazione e rendersi conto che dietro certi parole d’ordine c’è il vuoto, forse l’abisso. Lo spasmodico uso del tricolore, il martellante richiamo all’essere italiani – che sottintende l’odio verso gli immigrati -, le intimidazioni ai negozianti per la chiusura della bottega, non lasciano dubbi. Così come il permissivismo degli agenti di polizia, tanto rilassati di fronte alle proteste da togliersi il casco: ordine dall’alto o gesto di insubordinazione? Non succede così quando si tratta di manifestazioni operaie, dei minatori, dei pastori sardi, degli studenti, come hanno dimostrato proprio negli stessi giorni a Venezia, Torino, Genova. Non si sono tolti i caschi i poliziotti in assetto da combattimento a Torino durante una pacifica manifestazione contro gli accordi tra i governi di Italia e Israele non certo favorevoli agli italiani, né ai palestinesi. Forze di polizia che a Roma hanno permesso ai fascisti di casa Pound di salire fino al primo piano di un palazzo istituzionale, scala spalla, e fare le loro pagliacciate, prima di intervenire. Anche i mass-media – che
si sono accorti della lotta dei tranvieri genovesi dopo 4 giorni - si sono
distinti nell’amplificare sia la protesta che i loschi leader. E non poteva
mancare la benedizione del Papa. È lo stesso Gramsci a metterci in guardia sulla disgregazione e le distinte volontà delle masse quando si chiede se il Partito comunista deve porsi sul terreno di “ubbidire alla volontà delle masse in generale”. E la risposta la trova nel distinguere le varie volontà: quella comunista, massimalista, riformista, democratica liberale e fascista. Perché, sostiene Gramsci, fino a quando sussiste il regime borghese, col monopolio della stampa in mano al capitalismo e quindi con la possibilità per il governo e i partiti borghesi di impostare le questioni politiche a seconda dei loro interessi presentati come interessi generali, fino a quando potranno essere diffuse impunemente le menzogne più impudenti contro il comunismo è inevitabile che le classi lavoratrici abbiano parecchie volontà. Ecco la differenza rappresentata dal partito comunista che rappresenta gli interessi dell’intera classe ma che attua la volontà solo di una determinata parte delle masse, quella più avanzata, il proletariato che vuole rovesciare il regime esistente con i mezzi rivoluzionari per fondare il comunismo. Non c’è progetto per la
classe lavoratrice, nel movimento 9 dicembre, se non quello di usare la violenza
fine a se stessa ed agitare la sollevazione per rendere ingovernabile la
situazione e chiedere una soluzione autoritaria come espressa peraltro
apertamente con l’auspicio di un governo militare o delle regioni, disegno che
marcia di pari passo con quello
reazionario di instaurare un
nuovo ordine mondiale e con i programmi basati sull’”uomo forte” del piduista
Gelli. Esplosa, probabilmente non a
caso, dopo il passaggio di Forza Italia all’opposizione e in seguito alle
denunce di colpo di Stato e alle chiamate di Berlusconi alla rivoluzione nel
caso del suo arrestarlo. Ma potrebbe anche essere una prova di blocco
reazionario. Ci ricordiamo bene l’esperienza del Cile. |
18 novembre 2013 | redazione |
editoriale | |
Su la testa! Chiusura delle fabbriche, un continuo stillicidio. C’è un modo per far valere i propri interessi di classe De Tomaso: sono arrivate le lettere di
licenziamento per gli oltre 1100 operai. Dopo avere preso i finanziamenti dello
Stato per il rilancio – si parla di 3 miliardi -, dopo aver giustificato
7,7 milioni di euro per i corsi di formazione di
1.036 lavoratori mai partiti e milioni stanziati dal Governo per la Cig, i
Rossignolo chiudono i cancelli di Grugliasco e Livorno. È l’ennesima fabbrica
che dismette, l’ennesima anche per la Toscana.
Una vicenda paradossale, una truffa ed una
beffa che si trascina da ben sette anni, fatta passare all’epoca come fiore
all’occhiello del processo di industrializzazione dal sindaco di Livorno, Cosimi.
Nel silenzio dei sindacati e - bisogna dirlo – nell’accettazione dei lavoratori
che non si capisce cosa si aspettassero dopo tutto questo tempo senza soluzioni
produttive. E quando la lotta inizia, come in molto casi, è… troppo tardi!
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30 settembre 2013 | redazione |
editoriale | |
Contro l’imperialismo e le sue guerre Il nemico è in casa nostra, via le Basi Usa e NATO Ci siamo lasciati solo a luglio, ma il teatro della politica borghese non ci ha dato tregua neppure in agosto. Protagonista assoluto di questi mesi il solito Berlusconi sostenuto in tutti i programmi di ogni trasmissione dalle sue ancelle, riconoscenti verso il padrone che le ha mandate in Parlamento senza arte né parte. E mentre le fabbriche continuano a dismettere e delocalizzare e gli operai hanno trovato i cancelli chiusi dopo le ferie, gli unici argomenti che animano la telenovela sono l’avvenire di Berlusconi, anche in seguito ai continui ricatti sul governo, e il congresso del Pd con le sceneggiate piene solo di battute del Renzi. Il Papa giusto per una chiesa in crisi - che riempie nuovamente le piazze - si è preso la scena andando tra gli immigrati di Lampedusa e gli operai della Sardegna, la regione che più di altre risente della crisi. A dominare anche la preparazione della guerra contro la Siria, tappa obbligata per arrivare all’Iran, con la pressione dell’imperialismo francese e statunitense in particolare e del sionismo israeliano. I guerrafondai internazionali non si smentiscono e per scatenare una nuova guerra di rapina rispolverano la vecchia storia delle armi chimiche – già sperimentata in Iraq -, giocano la carta dei bambini uccisi senza pietà sebbene siano circa 30mila i bambini che muoiono ogni giorno per fame nel mondo! Si accusa la Siria di aver usato armi chimiche quando secondo stime Sipri, Israele – che produce anche trizio, gas radioattivo con cui si fabbricano testate neutroniche, che provocano minore contaminazione radioattiva ma più alta letalità - ha prodotto 690-950 kg di plutonio, e continua a produrne tanto da fabbricare ogni anno 10-15 bombe tipo quella di Nagasaki. E non si dice che anche l’Italia contribuisce allo sviluppo di queste armi grazie ad un accordo con Israele di cooperazione militare e suo primo partner europeo nella ricerca&sviluppo. E che nella Finanziaria è previsto uno stanziamento annuo di 3 milioni di euro per progetti di ricerca congiunti italo-israeliani come quello su «nuovi approcci per combattere gli agenti patogeni trattamento-resistenti», ovvero poter rendere gli agenti patogeni ancora più resistenti con la ricerca biologica. Ancora
una volta, dopo l’ultimo attacco, quella che ha distrutto la Libia favorendo
solo gli Stati rapaci che intendono depredare le risorse e distruggere la
concorrenza, a fare da apripista la Francia anche se nel frattempo è cambiato
Presidente. Hollande sarebbe il modello di cambiamento tanto appoggiato dal Pd. Le limitate mobilitazioni contro questo ennesimo pericolo di guerra non è ben recepito neppure dal movimento “rivoluzionario” e viene lasciato strumentalizzare dai revisionisti, complici e sostenitori di tutte le “missioni di pace” militari, oltre che di Obama e di Hollande, scesi in piazza in alcune città e dal Papa. Invece diventa urgente mobilitarsi contro questa operazione sotto qualsiasi forma si presenti perché sappiamo che la guerra è la risposta alla crisi del capitalismo e quanto i problemi del lavoro e del carovita che attanagliano il proletariato di tutto il mondo siano strettamente legati con le avventure militari. Troppi si sono fatti influenzare dalla furba ministra Bonino che ha tranquillizzato l’opinione pubblica dicendo di non partecipare all’operazione militare contro la Siria senza mandato Onu. Nel frattempo i rappresentanti italiani partecipavano a riunioni internazionali con i Paesi favorevoli all’intervento. La Bonino, inoltre, ha taciuto sul ruolo del nostro Paese derivante dagli accordi militari con Stati Uniti, Unione europea e Nato. Le navi da guerra italiane si sono subito mosse nel Mediterraneo insieme alle unità navali Usa e francese, ai cacciabombardieri lanciamissili con testate cariche di uranio impoverito. Dall’aeroporto di Pisa – dov’è in costruzione il grande Hub a servizio di tutte le missioni militari all’estero – si scaldavano i motori dei C130 italiani. Il ministro della difesa Mauro – d’accordo per dare un segnale ad Assad - ha ribadito che il governo avrebbe dato il suo assenso seguendo gli orientamenti della comunità internazionale. Ben sapendo che se la decisione di partecipare all’attacco deve passare in Parlamento, non è necessario il consenso per l’utilizzo delle basi Usa come Sigonella (addetta al rifornimento della VI flotta e dotata di aerei Usa e Nato di tutti i tipi) e Camp Darby. Basi che, come quella di Aviano, non potrebbero funzionare senza il supporto delle infrastrutture italiane. Non dimentichiamo che tutte le operazioni sono dirette dal Comando delle forze navali Usa in Europa, compresa la VI flotta, che si trova a Napoli. Ministri stupidi o bugiardi? Anche in questa guerra l’Italia si troverebbe coinvolta senza bisogno del mandato Onu e svolgerebbe il compito di base di lancio come è successo contro la Libia. È così coinvolta che continua ad armarsi, comprare costosissimi e obsoleti F35 (col denaro pubblico) che poi richiederanno manutenzione, riparazioni, revisioni e modifiche e mantenere altrettante costose missioni militari all’estero. Ma c’è di più. Il Ministero dello sviluppo si è impegnato pure per 249 blindati da combattimento pari a 1,5 miliardi e per le fregate Fremm pari a 5,6 miliardi solo per le prime sei e altri milioni per finanziare i satelliti spia Cosmo Skymed, 580 milioni per due fantascientifiche centrali di spionaggio volante prodotte in Israele e poi 211 milioni vanno come contributo per la squadriglia dei Global Hawk voluta dalla Nato. Insomma quest’anno il ministero dello Sviluppo spende 5,5 miliardi in nuovi armamenti, oltre ai 14,4 miliardi di fondi del 2013, 800milioni in più del 2012. E non
finisce qui. Nel 2012 l’allora Ministro della difesa l'ammiraglio Di Paola ha
firmato un accordo che autorizza l'Italia ad installare una base militare a
Gibuti, un minuscolo paese con 900 mila abitanti, ma di estrema importanza
strategica dove saranno dislocati i militari italiani. Il costo non è chiaro
(Usa e Francia solo per l’affitto pagano 30 milioni di euro l’anno) e comprende
la cessione a “titolo gratuito” di armamenti alle forze gibutine, ma è evidente
che si tratta di soldi pubblici evidentemente tolti alle spese sociali. Come
sostiene Manlio Dinucci: “le forze italiane sono inviate a Gibuti nel quadro
della «guerra coperta» e con la giustificazione del controllo della pirateria,
condotta in Africa e Medio Oriente dal Comando congiunto per le operazioni
speciali Usa. L'area di operazioni della Task force statunitense si estende
dalla Somalia al Sudan e alla Repubblica centrafricana, dal Kenya all'Uganda e
al Congo. Copre anche lo Yemen e altri paesi mediorientali. Le operazioni sono
pianificate da uno staff di circa 300 specialisti. Ogni giorno decollano dalla
base droni-spia, droni-killer e caccia F-15E Strike Eagle, diretti in
particolare in Somalia e nello Yemen. Partono di notte, con elicotteri e aerei
speciali, i commandos che effettuano le incursioni operano in incognito, tanto
che i loro nomi sono sconosciuti perfino ai militari Usa di stanza nella base.
Sotto lo stesso comando operano i contractor, ossia i killer a contratto, tipo i
cecchini e gli esperti di tecniche di assassinio e i legionari francesi”. Il nemico, quindi, è a casa nostra. È il capitalismo sostenuto dai partiti parlamentari e dai governi borghesi che ne fanno gli interessi, aumentano la repressione e la militarizzazione del territorio, privatizzano i servizi e svendono quel poco rimasto dell’industria nazionale utilizzando la crisi per scaricarla sul proletariato e sulle masse popolari. Per questo ai comunisti spetta il compito di organizzarsi tentando di recuperare l’enorme ritardo accumulato in anni di frantumazione, per dare ad una situazione oggettiva favorevole lo strumento soggettivo adeguato a far crescere quella necessaria coscienza di classe che, unita alla mobilitazione ed organizzazione delle masse proletarie, ponga l’obiettivo di abbattere il sistema borghese e prendere il potere politico. Al tempo stesso porre come centrale l’internazionalismo proletario, sia lottando contro il proprio capitalismo parte integrante dell’imperialismo mondiale; sia a fianco dei comunisti che in tutto il mondo si battono per il socialismo come parte integrante del fronte mondiale della classe operaia, nemica inconciliabile della proprietà privata dei mezzi di produzione, del fascio, delle religioni, della guerra e dell’imperialismo. |
31 agosto 2013 | redazione |
comunicato | |
GIÙ LE MANI DALLA SIRIA!
Grandi
manovre nel Mediterraneo della flotta Usa in preparazione di un attacco alla
Siria mentre i vecchi colonialisti inglesi e francesi fanno da apripista contro
un paese che costituisce una diga contro l’espansionismo statunitense in Medio
Oriente e contro il progetto sionista del “Grande Israele”. È un dejà vu, si agita lo spettro dell’uso di armi chimiche per giustificare l’intervento e distruggere interi paesi, uccidere intere popolazioni civili per rapinare le loro risorse, saccheggiare, rintuzzare i movimenti rivoluzionari e tutelare i loro interessi strategici nella regione ed espandere l’aggressione contro l’Iran. Una sperimentata pratica come nel 1999 con il “modello Kosovo” dove la Nato intervenne senza neppure la legittimazione formale dell’Onu, giustificazioni come 10 anni fa in Iraq, prepotenze come più recentemente in Libia. È urgente mobilitarsi contro l’intervento militare in Siria sotto qualsiasi forma si presenti perché è una guerra reazionaria e imperialista condotta da potenze e monopoli con a capo Usa e UE che rischia l’estensione del conflitto ben oltre il Medio Oriente. Al tempo stesso lottiamo contro il governo Letta-Alfano che sarebbe coinvolto direttamente come lo è stato per l’Afghanistan, l’Iraq, la Jugoslavia, la Libia con un ulteriore peso economico (anche attraverso il rincaro delle vertiginose spese militari già aumentate di 5,5 miliardi dal governo delle “larghe intese”) e che graverebbe ancora sulla classe lavoratrice e le masse popolari italiane, sempre più orfane di una rappresentanza a sinistra che prenda chiare posizioni riguardo alla difesa dei popoli che subiscono le guerre imperialiste. La guerra è la soluzione dell’Imperialismo alla propria crisi. La lotta per l’emancipazione e il socialismo e la Resistenza sono la risposta dei popoli. Continuiamo la battaglia contro le basi Usa e Nato nel nostro territorio - strumenti di aggressione delle avventure militari -; contro le missioni militari all’estero e per l’uscita dell’Italia dalla Nato e dall'Unione Europea. Contro l’imperialismo della UE e del nostro Governo ribadendo che il nostro Paese deve rimanere fuori da questa prova di forza anche con l’intervento Onu.
Come
comunisti difendiamo la sovranità nazionale e l’indipendenza della Siria come
l’autodeterminazione di tutti i popoli, a fianco della eroica Resistenza
Palestinese. Per mobilitare un ampio fronte contro la guerra in Siria che veda i
comunisti, gli antimperialisti, le forze democratiche e progressiste battersi
contro un intervento criminale che provocherà maggiori sofferenze alle
popolazioni aggredite aumentando i conflitti nel mondo.
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24 luglio 2013 | redazione |
editoriale | |
BURATTINI E BURATTINAI
La politica della destra e dei revisionisti ci trascina in un baratro. La vita diventa sempre più difficile, occorre reagire capovolgendo i rapporti di forza Siamo alla vigilia delle ferie e da giorni i media ci comunicano, come fosse del tutto naturale e accettabile, che la metà degli italiani non va in ferie. Non si va in ferie perché non ci sono soldi, perché sono troppi quelli senza lavoro, troppi quelli che lo stanno perdendo, che sono in Cig non pagata, che non sanno se l’azienda riaprirà a settembre come nel caso della già annunciata chiusura dei forni della Lucchini. Ogni giorno giunge notizia di una fabbrica che chiude, che delocalizza, che è stata venduta agli stranieri. La stabilità governativa tanto invocata anche dal Presidente Napolitano – per la quale si è arrivati ad un governo assurdo di “larghe intese” - come garanzia di investimento degli stranieri in Italia produce l’effetto contrario. Gli imprenditori italiani, appena annusano l’affare, vendono o svendono: ultimi in ordine di tempo Loro Piana e il tipico gianduiotto Pernigotti. I gruppi stranieri comprano il marchio e il controllo e producono nel proprio Paese lasciando l’Italia disoccupata e senza attività produttive persino nel “fiore all’occhiello” del settore moda. Tutti elementi che ci conducono ad una pericolosa deriva stile Grecia, una situazione che non interessa a capitalisti e politici sempre a galla. Non si parla più di “spending review” o del taglio al finanziamento ai partiti e gli F35 decollano! A farla da padrone continuano ad essere gli interessi del grande capitale e dei suoi cani da guardia. Sono bastati la condanna a 7 anni per il “benefattore” di Ruby e l’annuncio del giorno del processo Mediaset in Cassazione per scatenare la bagarre di chiaro stampo eversivo del Pdl. Ma Berlusconi, che continua a tenere sotto scacco il governo, è riuscito anche a condizionare Napolitano – che lo riceve alla prima richiesta -, perfino chiedendo per Letta il posto di senatore a vita e la vicepresidenza della Camera per Santanché. Il vicepresidente del Senato Calderoli (il fautore della legge porcellum), invece, insulta il ministro Kyenge. Disprezzo per le istituzioni del Paese e pieno rispetto del concetto leghista di Roma ladrona. Ma allora perché accettare la vicepresidenza del Senato? Perché accettare pure la presidenza Copasir, altro carrozzone inutile e costoso? Dopo 40 giorni dalla notizia (alcuni quotidiani hanno riportato la vicenda il 2 giugno) il governo ha scoperto il caso Ablyazov. Un caso che di per sé non ci interessa: è una disputa tra miliardari, ci interessa per quello che emerge. L’uso spregiudicato che i rappresentanti del Pdl (un’altra volta uniti nella strenua difesa dei suoi), il ministro degli Interni - nonché vicepresidente del Consiglio con delega sull’immigrazione l’ordine pubblico e segretario del Pdl -, e il suo padrone Berlusconi fanno del governo e quali rapporti hanno con la polizia, i servizi segreti italiani ed esteri (una società italiana spiava Alma Shalabayeva, in Italia da settembre, per conto degli israeliani) nel condurre un rapimento in piena regola con lo spadroneggiamento dei diplomatici kazaki e fare un favore al presidente kazako Nazarbayev (amico di Berlusconi e fornitore di Eni). E dov’era il ministro degli esteri, sempre solerte a difendere i diritti umani quando si tratta di Paesi socialisti? Nell’epoca de “a sua insaputa” i ministri giocano a scarica barile, ma se non sono responsabili delle proprie deleghe (come sancito dall’art. 95 della Costituzione) cosa fanno? Chi ci crede che né loro né i servizi segreti fossero al corrente di una azione così eclatante? Quanto ci è costata? Come vengono giustificate queste spese? Ma la poltrona non la molla nessuno. Anzi! Tutto e di più e sempre per tenere il governo sotto ricatto della destra: se volete continuare a reggere le larghe intese, accettate le nostre condizioni, salvate i nostri ministri e i nostri affari. Anzi è lo stesso Pd che si inchina fino a salvare il Pdl arrivando a studiare meccanismi di protezione per l’ineleggibilità di Berlusconi! E in difesa dei politici il capo dello Stato richiama la stampa alla “responsabilità del momento”, nonostante la stampa non sia un esempio di libertà e autonomia. Per la vicenda kazaka pagano i funzionari, per modo di dire perché si parla di avvicendamento e non di licenziamento, proprio com’è avvenuto per i funzionari coinvolti con la macelleria sociale del luglio 2001 a Genova. È di questi giorni l’ennesima promozione dell’ex capo della Polizia e sottosegretario con delega ai Servizi, a presidente di Finmeccanica, a garanzia del colosso italiano della difesa. È l’Italia dei misteri e delle trame nere e non da oggi. Le bugie di Alfano e soci sono però un allarme, un’ulteriore prova – insieme all’attacco alla rappresentanza sindacale e al diritto di sciopero, allo smantellamento della Costituzione, al presidenzialismo, all’esautoramento del Parlamento, alla legge elettorale, agli incarichi in Rai (feudo democristiano) dei fascisti del terzo Millennio - dell’avanzamento del processo di fascistizzazione dello Stato. A luglio, infatti, l’enfant prodige della destra Angelo Mellone, già addetto stampa di Alemanno quando era ministro dell’Agricoltura, redattore del Secolo d’Italia accanto a Fini, amico del fascio rock nonché console Mario Vattani, sostenitore di CasaPound, in Rai dal 2010 come capo struttura della radiofonia, è stato promosso alla Rai TV capo struttura responsabile del programma La vita in diretta. Assistiamo alla discesa libera del nostro Paese. I partigiani, i comunisti, gli antifascisti hanno fatto una Lotta di Liberazione con sacrifici e morti per scacciare gli oppressori fascisti e tedeschi e dopo soli 65 anni ci troviamo prigionieri di fascisti, massoni, razzisti, mafia, spioni e golpisti. Il fatto è che la vita diventa sempre più difficile, tutto aumenta dal carburante ai ticket della sanità. Agli italiani obbligati a risparmiare sul mangiare e sulla cultura, che perdono la casa, costretti a lunghe liste d’attesa per gli esami, che vivono di stenti con pensioni da fame, le vicende del governo possono scivolare sulle spalle. Ma è sbagliato. C’è un nesso tra difesa della democrazia (seppure borghese) e vita di stenti. Per contenere la crisi e le potenziali rivolte della classe lavoratrice sono pronte forme di repressione e autoritarismo ad un passo da quello strumento con cui la borghesia monopolistica, finanziaria e industriale esercita il suo ruolo egemonico e che riguarda l’organizzazione del potere, la forma di governo e la forma dello Stato. Come il consociativismo tra padroni e operai e la concertazione tra impresa, sindacati e governo in nome del superiore interesse della nazione – come sta chiedendo Napolitano e il governo Letta -. All’occorrenza si impone il nuovo ordine di cui il potere ha bisogno, anche distruggendo le forme di organizzazione dei lavoratori. Tutti ne possono essere colpiti. Sarebbe ora di reagire e capire che si possono capovolgere i rapporti di forza in questa società di pochi che si arricchiscono sulle spalle della maggioranza, e mettere il potere nelle mani del proletariato.
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19 giugno 2013 | redazione |
comunicato | |
LIBERTÀ PER BAHAR KIMYONGÜR NO ALL’ESTRADIZIONE IN TURCHIA Il
portavoce belga del Comitato contro l'ingerenza in Siria, autore di molti
articoli (vedi anche “nuova unita” 5-6/2012) e pubblicazioni che dimostrano
l’ipocrisia dei governi europei in Siria, è stato arrestato a Madrid in Spagna.
Ora si trova ad affrontare l’estradizione nella tanto “democratica” Turchia -
molto apprezzata dal governo italiano, in particolare dal Ministro degli esteri
- che ha emesso
un nuovo mandato internazionale di arresto segreto contro Bahar (che era stato
assolto un decennio fa dalla giustizia belga per accuse arbitrarie).
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10 giugno 2013 | redazione |
editoriale | |
Nuovi
attacchi per impedire le lotte del lavoro
La crisi
economica spinge i padroni e i loro rappresentanti politici, istituzionali e
sindacali a stabilire nuove regole per salvaguardare al meglio i loro profitti.
Tanto per portare un esempio infatti è già stato utilizzato nel riassetto
Tronchetti Provera-Malacalza. |
20 aprile 2013 | redazione |
editoriale Aprile | |
Nessuna pace sociale È ora che il
movimento operaio si ponga il problema della presa del potere |
28 aprile 2013 | redazione |
comunicato | |
NO AI GOVERNI BORGHESI Il governo del rieletto Presidente Napolitano – molto gradito all’estero, in particolare agli Stati Uniti - è stato presentato con enfasi perché di larghe intese, di conciliazione, per la presenza femminile (non importa se competenti o no), in particolare per la ministra di origini congolesi. Un misto di tecnici e politici cattolici e con legami con Comunione e Liberazione e la Compagnia delle Opere, che ha sancito la vittoria del PdL al quale sono andati i posti chiave: interni e vicepresidenza, difesa, infrastrutture e trasporti, politiche agricole, sanità. Riforme istituzionali. Per il PD posti a vecchi democristiani – come la presidenza del Consiglio - a garanzia dell’Europa, delle banche, della BCE. Berlusconi si pavoneggia per prendersi tutti i meriti dell’intesa per la costituzione di un governo arrivato dopo tanta attesa, mentre il PD – che era già in agonia nonostante fosse stato il più votato - è lacerato dalle differenti posizioni interne. Sono cadute tutte le dichiarazioni del “Mai un governo con il Pdl” e ora deve perfino fare i conti con Gaetano Quagliarello al quale sono state affidate le riforme costituzionali, così finalmente Berlusconi e soci riusciranno ad affossare la Costituzione e voleranno le riforme “ad personam”. Il Governo passerà al Parlamento per tutti i richiami al senso di responsabilità che aleggia da tempo e per il ricompattamento del PD di fronte alla sparatoria di un disperato, ma sapientemente strumentalizzato per l’accelerazione del processo di fascistizzazione. E si apre la corsa per i posti di sottosegretario. Per noi è un vecchio governo, un altro comitato d’affari della borghesia e dell’imperialismo che non affronterà i veri problemi del movimento operaio e delle masse popolari perché gestirà le esigenze economiche richieste dall’Europa e dagli industriali. Che si rifletterà sul piano sociale, complici i sindacati confederali, con il “patto tra produttori” tanto caro alla Confindustria. Per questo ribadiamo la necessità di abbattere con la lotta popolare e di massa questo governo nella prospettiva strategica dell'abbattimento del sistema capitalista e della costruzione di una società socialista. Che non si ottiene con singoli gesti di disperazione o con la violenza individuale e nichilista, ma con la rivoluzione proletaria. |
15 aprile 2013 | redazione |
25 APRILE | |
25 Aprile
Nel segno dell’antifascismo Carla Francone Il 3 aprile scorso Alemanno, sindaco della capitale d’Italia, ha utilizzato il Colosseo (nonostante le sue precarie condizioni, tanto che la Soprintendenza aveva negato l’autorizzazione) per una vera e propria riedizione del ventennio. Tema della discesa in piazza il sostegno ai marò - quelli che hanno ucciso due pescatori scambiandoli per pirati mentre difendevano un mercantile privato, ovvero militari della marina militare pagati con le nostre tasse a difesa dei capitalisti - e che, per la loro difesa si è schierato e omologato tutto il mondo politico con l’intenzione di distoglierci dai veri problemi della società. Bandiere della X Mas (baciata dal sindaco), vessilli della Repubblica di Salò sventolanti è il “me ne frego” della Costituzione dei “Fratelli d’Italia” e soci. Ma non releghiamo questa iniziativa ad un gruppo di vecchi reduci nostalgici, c’erano anche i giovani. È l’ennesima violazione della stessa Costituzione borghese. Riscrivere la storia e mistificare tutta la Resistenza condizionando soprattutto le giovani generazioni non è solo attribuibile all’ideologia di destra. I fascisti sono stati sdoganati da quei partiti revisionisti attraverso l’equiparazione dei repubblichini di Salò ai partigiani (primo fra tutti Violante), la strumentalizzazione delle foibe (sostenuta dal Presidente della Repubblica), l’enfatizzazione del 2 giugno e del 4 novembre nel segno dell’unità nazionale e della conciliazione, la riabilitazione della battaglia di El Alamein. I politici – destra e “sinistra” uniti - si sono inventati date della memoria, del ricordo, della libertà (9 nov.), titolano strade a individui e tragici avvenimenti fascisti, costruiscono monumenti come quello a Rodolfo Graziani (130mila euro della regione Lazio), un criminale di guerra condannato a 19 anni di carcere dei quali ha scontato solo 4 mesi per amnistie varie ecc. per svuotare sempre più e più velocemente di contenuti e dei suoi effettivi valori la Resistenza e la celebrazione del 25 Aprile. I partigiani muoiono, e con loro finisce la testimonianza diretta di una Resistenza che non è stata solo liberazione dal nazi-fascismo, ma ha rappresentato – insieme agli scioperi antifascisti del movimento operaio - il punto più alto di capacità egemonica raggiunta dal movimento operaio italiano nella storia nazionale e nella lotta di classe vissuta dalle masse lavoratrici. I partigiani si sono sacrificati per cambiare la società e sono stati traditi dall’opportunismo dei loro stessi vertici che già nel dopoguerra hanno riabilitato tutti quelli compromessi con il regime fascista, a partire da Almirante che fu torturatore dei partigiani riconosciuto dagli stessi tribunali e che poi si è seduto in Parlamento sviluppando tutta la galassia fascista che ci ritroviamo ancora oggi in tutte le città. La storia, quindi, viene riscritta dalla borghesia a suo uso e consumo scaricando i propri crimini su altri – in particolare sui comunisti - e, forte dei suoi mezzi economici può contare sui mezzi di informazione e su intellettuali prezzolati. È una vera e propria offensiva reazionaria. Un’operazione per autoassolversi dalle responsabilità del capitale. I campi di sterminio nazi-fascisti – dove oltre agli ebrei sono finiti tutti coloro che ostacolavano e sfidavano il “nuovo” ordine -, i milioni di proletari mandati al macello nella 2° guerra mondiale, i morti e gli invalidi non sono conseguenza della politica dei padroni e delle multinazionali legate all’industria militare, ma diventano egoismo, invidia, istinto violento. L’aspetto culturale è uno degli strumenti messi in campo dal capitale. La crisi mondiale che acuisce la concorrenza e la guerra economico-finanziaria si trasforma in guerra militare per la conquista di nuovi mercati. Le aggressioni militari che, a seconda di chi le gestisce, prendono il nome di “guerra umanitaria” con “bombe intelligenti” (finite tutte nel mar Adriatico) o guerra preventiva (e permanente); devastano paesi con l’uso delle armi chimiche, batteriologiche, nucleari, trasformano chi lotta in “terroristi” come ieri chiamavano banditi i partigiani per giustificare le torture e le uccisioni di milioni di persone inermi. Le stragi di Stazzema, Forno, Marzabotto, Monte Crocetta, Boves, Borgo Ticino, Cavriglia, le stesse Fosse Ardeatine ecc. sono lì a confermarle. Oggi il fascismo non si presenta nella sua natura di
aperta dittatura, ma i fascisti sono lì pronti come sempre a fiancheggiare il
sistema capitalista industriale e finanziario, la borghesia. Insieme a loro
opportunisti e revisionisti che sono a servizio del capitale nell’annullamento
delle differenze di classe in un progetto di unità nazionale che si trasforma in
repressione delle lotte più avanzate della classe lavoratrice. Ricordiamo le
recenti gravissime misure restrittive a tre sindacalisti del Si-Cobas di
spostarsi da Milano a Piacenza e i licenziamenti politici. L’antifascismo non si può sottovalutare. Non si tratta di celebrare il 25 Aprile con sterili quanto inutili deposizioni di corone d’alloro o con retoriche manifestazioni istituzionali. Si tratta di trasformarlo in antifascismo militante per combattere i rigurgiti che tentano di conquistare consenso con la demagogia di tipo sociale e al tempo stesso aggrediscono militanti, immigrati, donne, gay ecc. Ed essere conseguenti nel capire tutto il processo di fascistizzazione che permea ogni aspetto della nostra vita e della società e smascherare ad ogni livello la reale natura del fascismo lottando e organizzandosi in modo permanente. |
15 aprile 2013 | redazione |
editoriale | |
Nessuna pace sociale È ora che il movimento operaio si ponga il problema della presa del potere In questi
giorni c’è tanto caos sotto il cielo, tranne per alcuni avvenimenti: la nomina
del Papa, la difesa dei militari della Marina accusati di omicidio, il calo del
silenzio sul finanziamento pubblico, quindi su
stipendi
d’oro ad amministratori delegati, notabili, clero, sull’acquisto degli F35, sul
finanziamento delle grandi opere ecc. Ancora una
volta abbiamo potuto constatare quanto siano stupidi e staccati dalla realtà i
revisionisti e i riformisti del PD che, boriosamente, pensavano di avere la
vittoria in tasca, sottovalutando quanto gli elettori siano influenzabili da
false promesse, quando questi sono stati privati da anni da coscienza critica e
abitudine alla partecipazione attiva. È bastato l’urlo (e la lettera personale)
di Berlusconi sulla restituzione dell’IMU e sul condono tombale per far salire
il consenso verso il PdL (che pure ha perso la metà dei voti). La scelta di votare M5S - da parte degli strati popolari è stata voglia di cambiamento contro questo sistema di corruzione e collusione. Una giusta rabbia popolare male indirizzata. Che rischia di instradare l'opinione pubblica sugli effetti più appariscenti del sistema capitalista e non sulle cause profonde che le determinano. Tra posizioni qualunquiste di superamento tra destra e sinistra, strizzate d'occhio ai fascisti e incontri con poteri statunitensi, molto interessati a destabilizzare l’Italia e con lei l’Europa, nel quadro della lotta tra potenze imperialiste, difendono il mercato e la proprietà privata baluardi del sistema capitalista, attenuando le loro critiche alle multinazionali, alla stessa UE, mentre tacciono sulla Nato. Un successo paragonabile al fenomeno della Lega Nord al momento della sua nascita, quando D'Alema la definiva addirittura una "costola della sinistra", vera stampella della destra liberista, con le sue posizioni xenofobe e razziste e che nonostante i miseri risultati delle ultime elezioni resta pericolosa per la sua presenza concentrata nel nord. L’unico cambiamento per il proletariato e le masse popolari è prendere il potere attraverso il proprio Partito comunista e non – ancora una volta – affidandosi ad un movimento ambiguo e delegando a eterogenei parlamentari che si trovano a rappresentare sia l’operaio che l’imprenditore. Interessi completamente contrastanti! E neppure si vince con le illusioni elettorali e parlamentari. I comunisti il potere lo prendono solo attraverso la rivoluzione proletaria perché devono abbattere lo Stato capitalista dei borghesi e dei loro servi per edificare una nuova società, uno Stato socialista, dov’è eliminato lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Il PD ha vinto di misura e tutte le sue illusioni, il suo opportunismo, il suo revisionismo si sono infranti anche nella formazione del governo. Le ”difficoltà” di formare il governo postelettorale e trovare il nome per il prossimo presidente della Repubblica sono frutto delle contraddizioni della borghesia che in questa crisi capitalista privilegia privatizzazione, distruzione di interi comparti produttivi, internazionalizzazione delle società monopolistiche che hanno accumulato grandi quantità di capitali peggiorando le condizioni di vita e di lavoro del movimento operaio costretto ad un’estenuante lotta di difesa. Incrementando la repressione del movimento operaio e rivoluzionario, la militarizzazione dell'economia e il dispiegamento della guerra imperialista. Opportunisti e revisionisti con il concetto della "difesa dei lavoratori" mantengono ancora un certo legame con il movimento operaio attraverso i sindacati Confederali, a partire dalla Cgil. Difesa che è sempre meno di tipo economico e sempre più di conciliazione con la borghesia e di favorimento dei monopoli, contrario agli interessi operai e ai loro più elementari diritti conquistati in decenni di lotte. Come sosteneva Lenin "L'opportunismo consiste nel sacrificare gli interessi fondamentali delle masse agli interessi temporanei di un'infima minoranza di operai, oppure, in altri termini, nell'alleanza di una parte degli operai con la borghesia contro la massa del proletariato".
Il loro intento è quello di garantire la pace sociale, la gestione delle imprese private e pubbliche, frenare la risposta operaia che possa trasformarsi - come conseguenza dell'aumento della sua combattività e della sua organizzazione - nello sviluppo della coscienza di classe, del passaggio di coscienza di classe in sé a coscienza di classe per sé, in alternativa rivoluzionaria al capitalismo agonizzante. In sintesi imporre un “patto sociale” per incatenare il movimento operaio scaricando sulle sue spalle le contraddizioni scoppiate con la crisi capitalista: tentare di frenare la tendenza alla caduta del tasso di profitto favorendo il ciclo di riproduzione allargata del capitale intensificando lo sfruttamento. L’affossamento del tentativo di Bersani e l’affidamento di Napolitano – che continua ad agire come fossimo una Repubblica presidenziale nella quale il Parlamento è svuotato - a due commissioni ristrette e da lui nominate con il compito di elaborare il programma immediato su cui affrontare la crisi rappresenta, ancora una volta dopo l’incarico al Governo Monti, l’esigenza dei poteri forti: Usa, Nato, UE, Vaticano e Confindustria. Il ruolo coperto dal revisionismo, che si manifesta anche livello internazionale e che sostiene che le condizioni socio-economiche sono cambiate, si manifesta apertamente ostile al marxismo rifiutando i principi fondamentali della sua scienza e della teoria della lotta di classe (propria dell’epoca imperialista) che sta alla sua base e che ci ha portato in una crisi sistemica che dimostra in modo lampante il fallimento del capitalismo. Come comunisti siamo obbligati a lottare contro le posizioni di destra e di falsa sinistra che cercano di adattare il movimento operaio alle posizioni di classe del nemico, con un attacco frontale e senza compromessi fino all’abbattimento del sistema capitalista generatore delle contraddizioni che lo mantengono in posizione sottomessa. |
18 marzo 2013 | redazione |
comunicato | |
CON ALDO MILANI E I LAVORATORI IN LOTTA
La redazione di “nuova unità”
e il Comitato comunista toscano esprimono solidarietà con il compagno Aldo
Milani, sindacalista del SI Cobas, scomodo al potere perché non
collaborazionista, colpito da un grave provvedimento restrittivo:
la proibizione di entrare nel territorio di
Piacenza per i prossimi 3 anni per aver sostenuto l’autorganizzazione dei
lavoratori delle cooperative, e agli due compagni anche loro colpiti dalla
repressione. |
14 marzo 2013 | redazione |
comunicato | |
UN PAPA GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO! L’Italia non ha un
governo, ma il Vaticano ha il suo Papa. Un gesuita latinoamericano che si
presenta umile anche nella scelta del nome: Francesco. Dopo il filonazista
tedesco che ha fallito nella sua missione, il Vaticano alle prese con scandali
di ogni tipo, dalle corruzioni ai pedofili, alle banche, si rifà il look e butta
fumo negli occhi: cambiare tutto per non cambiare niente. L’umile Francesco era in quella chiesa e se nel 2005 ha perso l’elezione forse è perché a due giorni dal Conclave il quotidiano messicano ”La Cronica de Hoy” riferiva che contro Bergoglio era stata presentata una denuncia per presunta complicità nel sequestro di due missionari gesuiti il 23 maggio del 1976, durante la dittatura, appunto. Denuncia presentata dall'avvocato e portavoce delle organizzazioni di difesa dei diritti umani in Argentina, Marcelo Parilli che aveva chiesto al giudice Norberto Oyarbide di indagare sul ruolo di Bergoglio nella sparizione dei due religiosi a opera della marina militare”.
Con l’operazione Bergoglio
la Chiesa cattolica si conferma così una potenza del sistema imperialista che
manovra “dietro le quinte” per mantenere le masse oppresse e sottomesse. |
5 marzo 2013 | redazione |
anniversario | |
Chi criminalizza Stalin?
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10 febbraio2013 | redazione |
editoriale | |
CHI LOTTA PUÒ
PERDERE, CHI NON LOTTA HA GIÀ PERSO Abbiamo finito
l’anno con la prospettiva delle elezioni, ora siamo nel mezzo della campagna
elettorale e giù tutti a correre alla conquista della poltrona con un sistema
elettorale che nessuno ha voluto cambiare perché troppo “succoso”. Comprensibile
per coloro che intendono la politica solo investiti del titolo di deputato o
senatore. Non comprensibile né giustificabile per quelle forze che si richiamano
alla sinistra. Corrono anche per importanti regioni: Lombardia e Lazio, dove si
profila un becero federalismo per il nord e dove ci riprova, nel Lazio, il
fascista della Destra Storace che, potremmo dire, ha già dato e anche male!
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20 dicembre 2012 | redazione |
editoriale | |
NEL SEGNO DELLA GUERRA
Tagli su tutto, ma il Parlamento approva velocemente la legge sugli armamenti e la riforma dell’esercito. E a Bagnoli si paga una super sede per il comando Interforze
Dalle nostre pagine
non manca mai la questione del lavoro né le indicazioni per come affrontarlo
anche nel futuro, la denuncia del capitalismo. Ma quest’anno sono stati tre gli
argomenti sui quali abbiamo puntato: il pericolo fascista e la crescente
fascistizzazione dello Stato, la sanità, le spese militari. Tutti temi che,
comunque, non sono slegati dal lavoro, e che si collegano tra loro. taglia Province e il
regolamento dell’asta sulle frequenze tv (guarda caso!). È invece garantita la
Legge di Stabilità con relativo Bilancio dello Stato (al momento in cui
scriviamo, salvo l’ostruzionismo del Pdl)) e il salvataggio dei caccia F35 con
riforma delle forze armate, legge che piace sia al Pdl che al Pd e approvata in
tutta fretta e senza cambiare una virgola, alla Camera. Già, tutti d’accordo su
come spendere soldi nella guerra e fare contento l’ammiraglio Di Paola, ministro
della Difesa. Che si porta a casa la legge delega per riformare la struttura
dell’esercito e, soprattutto, il budget per il suo ministero: oltre 22 miliardi
di euro. Così arrivano anche i 90 F35 a lui tanto cari (senz’altro di più per
noi!) pari a 12 miliardi. Felice anche Finmeccanica (forte dello sponsor Lega
Nord), attiva nella tecnologia militare che da tempo chiedeva questa legge che
finanzierà adeguatamente la sua produzione. Ancora una volta tutti si tuffano nella tornata elettorale che contamina persino minuscoli partiti “comunisti” che continuano ad alimentare le illusioni elettorali. Fiumi di parole e accordi - più o meno sottobanco -, primarie, dichiarazioni roboanti per inculcare una falsa democrazia e spostare l’asse dalle reali esigenze della classe lavoratrice e delle masse popolari verso la presa di potere. Nessuno vuole rinunciare, tutti hanno amici da sistemare, altro che diminuire il numero dei parlamentari!
Nel
clima di fascistizzazione che avanza in ogni campo perché i manovratori non
siano disturbati e che dovrebbe preoccupare tutti, prima di una vera e propria
svolta autoritaria, rientra l’incontro dei parlamentari italiani con una
delegazione del parlamento ungherese di maggioranza di destra – che aspira ad
entrare nell’Unione Europea - ed ha appena varato una Costituzione che limita ed
abolisce diritti e libertà fondamentali, dalla giustizia all’economia. Il
deputato Martin Gyongyosi, uno del gruppo, ha recentemente presentato la
proposta di schedare tutti i cittadini ebrei ungheresi “che potrebbero essere un
pericolo in caso di emergenza”. Ha usato lo stesso linguaggio di Hitler, mentre
Jobbik, il partito fascista ha un’organizzazione giovanile chiamata “Guardia
nera” che usa le stesse insegne dei fiancheggiatori di Eichemann (ufficiale
delle SS, esperto di spostamenti nei campi di concentramento e rifugiato come
molti altri nazisti in Argentina…) di 70 anni fa. Normali rapporti tra Stati? Di
più. Balla, presidente della Commissione esteri e degno compare del
guerrafondaio ministro Giulio Terzi, ha spiegato che non sono fascisti come
sembrano!
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27 novembre 2012 | redazione |
comunicato | |
ESPROPRIO E NAZIONALIZZAZIONE SENZA INDENNIZZO!!!
I lavoratori ILVA sono di fronte all’ennesimo ricatto: lavoro o salute per Taranto e disoccupazione per gli operai degli impianti collegati, dalla Liguria al Piemonte, al Veneto.
Dopo anni di inquinamento - passato in silenzio anche con la complicità dei sindacati confederali, di enormi guadagni (2,8miliardi in 10 anni per il 10° gruppo siderurgico al mondo), di corruzione - i padroni scappano lasciando le casse vuote e risolvono il problema chiudendo, cioè licenziando gran parte di operai senza copertura Cig e mettendone altri in ferie obbligate.
A questa gravissima situazione i confederali non danno risposte, i lavoratori protestano e restano isolati - perché manca la solidarietà, un sindacato di classe, il partito comunista, cioè gli strumenti che coordinino e diano uno sbocco alle lotte - mentre la ministra Cancellieri si preoccupa dell’ordine pubblico…
Il Governo è proiettato solo a salvare banche, capitali, mercati, Europa, a discapito anche della salute sulla quale sta calando la mannaia (altro che prevenzione!). Nessuna illusione che il Presidente della Repubblica, solerte a lanciare moniti, a dispiacersi delle morti sul lavoro, a piangere,
risolva il problema. Così vale per Bersani (concentrato sulle primarie), per Vendola e gli altri politicanti proiettati a discutere una legge elettorale che li mantenga al potere.
I lavoratori devono imporre con la lotta la nazionalizzazione! Espropriare quelle strutture produttive che i capitalisti usano solo per i propri profitti e poi se ne liberano dopo aver sfruttato per anni i finanziamenti a fondo perduto dello Stato e gli operai, come nel caso della Fiat.
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18 novembre 2012 | redazione |
editoriale | |
NON BASTA RESISTERE La crisi è ancora al
centro e lo sarà per molto. Le conseguenze sulla vita della classe operaia –
sempre più licenziata - e delle masse popolari sono tragiche, le misure barbare
di austerità che i potenti della terra – FMI, BCE, UE, banche e governi
impongono colpiscono tutta l’Europa. Noi italiani, dopo le continue
rassicurazioni del governo Berlusconi che il paese stava bene, stiamo scivolando
nella situazione ancora più drammatica in cui si trova la Grecia. Le
similitudini sono molte compresa l’attività della destra. Noi non abbiamo mai
smesso di sostenere che il fascismo è un pericolo e per molto tempo siamo
passati per Cassandra, ora sembra che il movimento si renda conto di questa
gravità. In Grecia, paese che ha vissuto in tempi più recenti dei nostri il
fascismo e la dittatura militare, si è sviluppata Alba dorata con un consenso
anche elettorale (come già la Le Pen in Francia). Un movimento razzista e
xenofobo che agisce violentemente in combutta con la polizia di fronte al quale
molti degli stessi greci si autocriticano per aver sottovalutato il fenomeno. Da
noi gruppi di neofascisti sostenuti, alimentati e finanziati da partiti
parlamentari come PdL, Fli, Destra di Storace, cercano di imporsi sui territori
anche con una politica di tipo falsamente sociale. Falsamente perché
strumentalizzano il malcontento e riattivano lo squadrismo, insito nella cultura
di questa gentaglia. Alla vigilia dell’uccisione di due lavoratori senegalesi a
Firenze Samp e Diop – per mano di un esponente di Casa Pound, a Pontedera (PI)
un gruppo di Forza nuova con atteggiamenti nazisti ha fatto irruzione in un
teatro al grido di slogan razzisti durante una cerimonia di consegna di
attestati di cittadinanza italiana a 603 bambini nati in Italia da genitori
stranieri. Sono gravi e preoccupanti
episodi, resi possibili dalla sottovalutazione di anni dell’avanzata dei
fascisti sotto diverse sigle e dal vuoto lasciato dagli stessi partiti
riformisti e revisionisti che hanno abbandonato la difesa dei valori
antifascisti e ridotto la Resistenza a celebrazioni rituali. Vuoto ancora più
grave in un momento di crisi sistemica del capitalismo come quella che stiamo
vivendo per risolvere la quale l’uso di formazioni fasciste e di forme di
autoritarismo sono dietro l’angolo. Non è un caso che in una intervista sul
“Fatto” (23 settembre) con il gran maestro della massoneria Gian Franco Pilloni,
amico di Gelli (P2) si legge che “Serve un dittatore per ristabilire un po’
d’ordine”. C’è allora da stupirsi se
la gente stufa di parole e promesse e non di fatti? Il segnale arrivato proprio
dalle elezioni in Sicilia. Non dall’avanzata dell’M5S né dalla vittoria di
Crocetta - entrambi non cambiano i rapporti di forza fra classe e potere – ma
dall’astensionismo che stavolta non si può definire qualunquista e che è
possibile si ripeta per le politiche. Di fronte alla chiusura
delle fabbriche le soluzioni che pongono al centro il cambiamento della
proprietà sono solo temporanee quanto parziali. Lasciano intatti i profitti per
i padroni e lo sfruttamento per gli operai.
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19 settembre 2012 | redazione |
editoriale | |
C’È UN’UNICA LOTTA,
QUELLA DI CLASSE Alcoa, Miniere del Sulcis,
Ilva di Taranto e tante altre nelle stesse situazioni sparse per il paese sono
la dimostrazione del modo di produzione capitalistico basato sullo sfruttamento
e sul raggiungimento del massimo profitto, le più eclatanti contraddizioni tra
capitale e lavoro. È insito nel capitalismo procedere sulla propria strada di
sfruttamento degli operai e dell’ambiente. Nessuna tutela della salute, come
dimostrano l’impegno e le lotte di anni e anni dei Comitati di difesa della
salute: dalla Lombardia al Veneto, dove gli operai usati come carne da macello
sono stati buttati quando non servivano più o perché le fabbriche sono state de
localizzate all’estero (uno per tutti Fiat con il bidone di Marchionne), tanto
la riserva non manca. C’è la fila soprattutto tra gli immigrati! Del resto si sa
che la forza lavoro è l’unica merce presente sul mercato ad un prezzo
notevolmente inferiore del suo valore. Ai proletari si chiedono
sacrifici e giù altri “consigli” sulla base della filosofia della decrescita:
basta con l’usa e getta, consumare meno, riciclare, ridare nuova vita a oggetti
e abbigliamento, ridurre gli sprechi, quelli casalinghi ovviamente perché quelli
della cosiddetta casta e del potere non si toccano! |
11 settembre 2012 | redazione |
comunicato | |
CON LE LOTTE DEI LAVORATORI Ancora una volta gli
operai sono stati attaccati dalla polizia, ancora una volta in difesa del
proprio posto di lavoro e non all’attacco perché il potere capitalista… non si
tocca! Così, mentre i “big” erano nel palazzo a discutere come prolungare
l’agonia della classe operaia italiana, i lavoratori, coloro che producono e
sudano per arricchire i privati – sempre alla ricerca del massimo profitto –
sono lasciati per strada senza diritto di parola e neppure di manifestare.
Vengono usati e poi buttati quando il capitalismo, dopo aver lucrato sulle
aziende ottenute a poco prezzo, spesso dallo Stato, cambia direzione. I ricchi per non pagare
le tasse vanno all’estero, persino i diportisti, a pagare devono essere solo i
proletari? E fino a quando? Noi comunisti siamo a fianco di tutti i lavoratori in lotta, operando ogni giorno per abbattere il sistema di sfruttamento e oppressione e costruire una società socialista, di liberi ed uguali. Vivere e lavorare – in salute - senza padroni è possibile!
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