28 agosto 2023 redazione
difendere il diritto alla salute

MOBILITIAMOCI LA SANITÀ È NEL MIRINO ANCHE DI QUESTO GOVERNO!
Giorno dopo giorno si smaschera nei fatti il programma della martellante e demagogica campagna elettorale della coalizione di destra, che ha portato la Meloni al governo con una manciata di voti grazie alla farlocca legge elettorale voluta da Renzi.
Caduta l'abolizione della Legge Fornero (proprio per voce del leghista Giorgetti), cavallo di battaglia di Salvini, mentre aumentano i vitalizi e le spese dell'allegra gestione del governo (sempre in viaggio in tutto il mondo...), quelle militari per il riarmo interno e per le armi in sostegno all'Ucraina e per la militarizzazione del territorio.
Con il carovita e carocarburanti alle stelle, il governo delle promesse sta approntando una manovra di bilancio sulla pelle dei pensionati e dei malati. L’abbassamento dell’età pensionistica non è più in programma. La sanità, che avrebbe bisogno di investimenti massicci, è attaccata come hanno già fatto i governi precedenti - Renzi, Gentiloni, Monti, Letta, Draghi ecc. - confermandone il disastro totale.
Con i tagli agli esami e ai farmaci convenzionati (dal 14,7 al 6,6%), con il concetto troppe visite e troppe analisi definiti inutili addio alla prevenzione.
Meno analisi falseranno le statistiche dei biblici tempi d'attesa per le visite diagnostiche o per un ricovero che però si possono saltare pagando.
Tagli che non tengono conto dell'invecchiamento della popolazione (soprattutto al Sud dove le risorse stanziate sono minori) - più bisognosa del servizio sanitario - e che non ha risorse economiche per permettersi cure a pagamento. Calano anche i posti letto negli ospedali e per evitare intasamenti come ai tempi della Covid 19 ripartirà il programma di vaccinazioni. Queste sì inutili per la popolazione, ma molto utili per i profitti delle case farmaceutiche interessate.
Aumentano i pazienti, ma non gli infermieri né i medici costretti a turni con orari disumani che gravano sulla loro stessa salute e che possono aumentare i casi di malasanità.
Non si parla di turn over né di rafforzamento dei Pronto soccorso dove assistiamo a posti letto improvvisati in corridoio, di ambulatori territoriali e tantomeno di consultori indispensabili per la salute delle donne. Si allungano i tempi d'attesa per le visite diagnostiche o per un ricovero.
La salute è un diritto che va difeso, la sanità la paghiamo sia con le tasse che con i ticket. Perché gli istituti privati si arricchiscono nel settore sanità e i governi la considerano un peso?
Mobilitiamoci per riprenderci ciò che è nostro!
Se non diventiamo protagonisti della protesta e della lotta più generale per cambiare il sistema di società i governi borghesi ci schiacceranno e ci toglieranno completamente tutto ciò che abbiamo ottenuto in anni di sacrifici della classe operaia e lavoratrice.


10 giugno 2023 redazione
condividiamo e pubblichiamo

(IN)GIUSTIZIA DI CLASSE
In pochi giorni due fulgidi esempi – per le “anime belle” a cui non piace chiamare le cose con il loro nome- di ingiustizia di classe.
Cominciamo con la strage di Casale Monferrato. Il 7 giugno la corte d’assise di Novara pronuncia la sentenza di uno dei processi ancora in corso per i morti di amianto, 392 vittime ad oggi sul territorio casalese.
L’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny - uno degli uomini più ricchi d’Europa che chiuse la sua fabbrica nel 1986, andandosene a gran velocità e lasciando l’onere della bonifica dell’azienda e del territorio al Comune di Casale) - viene condannato a 12 anni (in soldoni 1 anno ogni 32 vittime. Ma la strage, perché di questo si tratta, non è finita perché a Casale ogni anno continuano ad ammalarsi ancora 50 persone circa).
Il PM aveva chiesto l’ergastolo, ma il tribunale ha derubricato il reato da omicidio volontario con dolo a “semplice” omicidio colposo.
Forse si può considerare questa sentenza una piccola “vittoria” rispetto a tante altre che in questi anni, a fronte di migliaia di vittime, hanno sempre decretato l’impunità dei padroni assassini che tutto sapevano, ma è davvero piccola, tanto che il sindaco di Casale, riguardo ai risarcimenti imposti dal tribunale, dice: ."È un’amara rivincita rispetto alle morti causate, sappiamo bene che difficilmente riconoscerà alle famiglie e al territorio i risarcimenti dovuti".
Del resto l’abbiamo dovuto constatare molte volte; la magistratura è un organo dello Stato e ne segue le indicazioni qualunque sia il colore del governo: “non disturbare” il profitto delle aziende, anche al costo di migliaia di vite spezzate.
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Passiamo ora alla strage di Viareggio e diamo la parola all’associazione che riunisce i familiari delle vittime.
La strage di Viareggio a Roma… PER pretendere la data per la Cassazione-bis (5° grado!) e PER rivendicare SI-CU-RE-ZZA. L'udienza fissata fuori tempo massimo!
Mercoledì 7 giugno, presidio di fronte alla Corte di Cassazione, tenuto dalle ore 09.30 alle ore 12,45 con striscioni e volantinaggio.
Appena arrivati sul posto, un commissario di polizia comunica a Daniela, vice presidente dell’Associazione dei familiari, che l'udienza si terrà il 28 novembre. Una data,
finalmente, definita e sicuramente dovuta alle sollecitazioni e alle pressioni di piazza promosse dalla metà di aprile. Il fascicolone, così, dopo 5(!) è partito da Firenze alla volta di Roma che, a sua volta, ha deciso sezione e data: III Sezione penale e 28 novembre 2023.
Una 'singolare' riflessione: la Corte di Cassazione non comunica con gli avvocati ma dà mandato di informare i familiari a poliziotti del posto, come a dire: cosa siete venuti a fare, tutto a posto, persino la data… L’amara realtà: la data è sì a posto, ma solo per Moretti&company. Infatti, il suddetto compiendo 70 anni il 29 ottobre prossimo, con la conferma della condanna a 5 anni, per i benefici di legge, non sconterà un solo giorno di carcere.
Per il potere, per i poteri forti, per i potentati, tutto deve tornare sempre a proprio uso e consumo. La magistratura-Stato è stata capace di scrivere un’altra pagina nera di questa tragica e terribile storia.
La ‘giustizia’ ha fatto il suo (soc)corso!”
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E, aggiungiamo noi, se si è giunti a questi “risultati” lo si deve unicamente alla determinazione delle vittime e dei loro familiari che da anni e anni - in prima persona, nonostante il dolore, affrontando ostacoli e fatiche di ogni genere - si battono per avere uno straccio di “giustizia”.
Giovedì 29 giugno 2023 –
nel 14° anniversario della strage – i familiari delle vittime e i viareggini sfileranno per le strade della cittadina per non dimenticare. L’appuntamento è davanti alla stazione ferroviaria di Viareggio alle ore 20.45 per poi arrivare sul luogo del disastro.
Il nostro Comitato, come sempre, ci sarà: mano nella mano con tutti coloro che - come noi - non dimenticano, che resistono, che continuano a lottare in prima persona perché la parola “giustizia” riacquisti un senso.
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Sesto. S.Giovanni, 10.6.2023


 



7 giugno 2023 redazione
repressione

Respingiamo il green pass mondiale!
Un accordo UE-OMS ha creato il Green pass in tutto il mondo che potrebbe sostituire l'attuale certificato internazionale di vaccinazione in materia Covid 19. Quello che in Italia è stato usato in formato cartaceo durante il periodo della malattia – anche per i lavoratori che se non lo avevano perdevano il salario –, come strumento di controllo sociale e sanitario e di divisione tra la classe lavoratrice a tutto vantaggio del capitale, oggi viene utilizzato come riconoscimento alle frontiere. Un’arma di distrazione di massa per occultare i drammatici problemi come i licenziamenti di massa, la disoccupazione, la povertà dilagante, la sanità privatizzata, ridotta ai minimi termini e in sotto organico cronico (tanto da sostituirlo con carabinieri e generali), la scuola con le classi pollaio, i trasporti pubblici che a forza di tagli vedono bus, metro e tram obsoleti e sovraffollati.
Ora si tratta di un attestato digitale per istituire un sistema che, secondo loro, faciliterà la mobilità e proteggerà i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future all'interno dei Paesi dell'Unione europea e in tutto il mondo. In realtà complicherà la vita a tutti coloro che vogliono viaggiare per lavoro o diporto e che rifiutano la finta vaccinazione anti Covid 19, inoltre centralizzerà i dati sensibili sulla salute di ogni individuo.
Diventa, quindi, universale la misura di carattere politico, autoritaria con cui si esercita una pressione alla vaccinazione colpevolizzando, discriminando e penalizzando alcuni settori sociali che rifiutano di fare la cavia per i profitti delle multinazionali del farmaco.
E per finire... i migranti finiranno tutti in mare: senza green pass internazionale non si mette piede sulla terra!


21 aprile 2023 redazione
per Michele

Un anno senza Michele
Un anno fa ci lasciava il compagno Michele Michelino, operaio e comunista che ha dedicato la vita alla lotta della classe operaia e del proletariato. E, in questa lotta, la difesa non solo del lavoro, ma delle condizioni di lavoro in fabbrica e sul territorio - alle quali ha dedicato anche due libri -, contro i morti in conseguenza alla contaminazione da amianto e per garantire la sicurezza ai lavoratori in produzione.
I morti sul lavoro erano al centro della sua battaglia e noi, continuando il suo impegno, riportiamo una nota sulla vergognosa strage che si è attuata nei primi tre mesi di quest'anno.
 

Silenzio stampa sulle stragi
Fiori e presenza delle istituzioni per un turista morto in vacanza in Israele – dove vige un governo reazionario e repressivo verso i palestinesi tanto caro a governanti e politici nostrani -, ma silenzio istituzionale e di stampa sulle morti sul lavoro che non fanno neppure più notizia. Eppure sono ben 207 da inizio anno: 160 i lavoratori (anche in età avanzata) e le lavoratrici morti sul posto di lavoro, mentre 47 hanno perso la vita in itinere (nel 2022 i lavoratori morti per infortuni sono stati 1499).
Solo nei giorni tra il 9 ed il 17 marzo
sono stati 16. Una vera e propria strage che non accenna a rallentare e che si aggraverà con le misure governative sugli appalti, soprattutto nell'edilizia dove si verifica la maggior parte degli incidenti.
I padroni, che dai governi e dai politici hanno l'impunità garantita, considerano carne da macello i lavoratori spremuti dallo sfruttamento, e facilmente sostituibili a causa dell'esercito di riserva dei disoccupati, pur di continuare a garantirsi l'aumento dei profitti. Una strage continua - al centro dell'operato del CLA (Coordinamento lavoratori/trici autorganizzati) – che deve ampliarsi. Tutto il movimento operaio deve farne propria la rivendicazione del diritto alla sicurezza e alla salute sui luoghi di lavoro.


 


8 marzo redazione
Giornata Internazionale

8 marzo 1910

Nasce la Giornata internazionale della donna
Storicamente la prima Giornata della Donna venne organizzata dal Partito socialista d’America negli Stati Uniti, il 28 febbraio 1909, a New York. Ma la spinta decisiva per l’istituzione di una Giornata internazionale di lotta delle donne venne dalla comunista tedesca Clara Zetkin, che insieme con Luise Sietz, durante la seconda la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, tenutasi a Copenaghen nell’agosto del 1910, legando il discorso sul socialismo a quello delle rivendicazioni delle donne, proposero l’istituzione di un giorno ufficiale nel quale
celebrare le battaglie femminili del passato e protestare per i diritti ancora da conquistare, in particolare per ricordare la morte di 129 operaie tessili nel tragico rogo di Chicago, chiuse in fabbrica durante uno sciopero per rivendicare migliori condizioni di lavoro, igiene e sicurezza.
In Italia l’8 marzo è legato alla mimosa che vide la sua comparsa per la prima volta nel 1946, da un’idea delle partigiane comuniste Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.
Dopo tanti anni le donne della classe operaia e degli altri strati popolari devono affrontare lo stesso barbaro sistema capitalista; un sistema che le vuole disoccupate o mal retribuite, schiave nei lavori domestici, mentre sul lavoro continuano a patire condizioni di igiene e sicurezza inesistenti che le porta a morire in fabbrica o addirittura ad essere attaccate dai padroni con ogni sorta di abuso.
Compito dei comunisti è
non far dimenticare che la commemorazione di questa giornata – proposta da Clara Zetkin – è storicamente legata al movimento rivoluzionario e al concetto che l'emancipazione delle donne lavoratrici - economica, sociale e politica - è legata alla lotta del proletariato contro lo sfruttamento capitalista ed è indissolubilmente legata alla prospettiva di una società socialista-comunista.

    8 marzo 1910
    Giornata internazionale della donna

Nasce la giornata internazionale della donna. Storicamente la prima Giornata della Donna venne organizzata dal Partito socialista d’America negli Stati Uniti, il 28 febbraio 1909, a New York. Ma la spinta decisiva per l’istituzione di una Giornata internazionale di lotta delle donne venne dalla comunista tedesca Clara Zetkin, che insieme con Luise Sietz, durante la seconda la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, tenutasi a Copenaghen nell’agosto del 1910, legando il discorso sul socialismo a quello delle rivendicazioni delle donne, proposero l’istituzione di un giorno ufficiale nel quale celebrare le battaglie femminili del passato e protestare per i diritti ancora da conquistare, in particolare per ricordare la morte di 129 operaie tessili nel tragico rogo di Chicago, chiuse in fabbrica durante uno sciopero per rivendicare migliori condizioni di lavoro, igiene e sicurezza.
In Italia l’8 marzo è legato alla mimosa che vide la sua comparsa per la prima volta nel 1946, da un’idea delle partigiane comuniste Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.
Dopo tanti anni le donne della classe operaia e degli altri strati popolari devono affrontare lo stesso barbaro sistema capitalista; un sistema che le vuole disoccupate o mal retribuite, schiave nei lavori domestici, mentre sul lavoro continuano a patire condizioni di igiene e sicurezza inesistenti che le porta a morire in fabbrica o addirittura ad essere attaccate dai padroni con ogni sorta di abuso.
Compito dei comunisti è
non far dimenticare che la commemorazione di questa giornata – proposta da Clara Zetkin – è storicamente legata al movimento rivoluzionario e al concetto che l'emancipazione delle donne lavoratrici - economica, sociale e politica - è legata alla lotta del proletariato contro lo sfruttamento capitalista ed è indissolubilmente legata alla prospettiva di una società socialista-comunista.